C’è una signora che le urne hanno salvato dal carcere in Ungheria e che hanno catapultato a Bruxelles dove ha potuto alzare la voce a difesa di coloro che lei ritiene i più deboli. Dei senza casa, tanto per cominciare, soprattutto di coloro che la casa (di altri) la occupano abusivamente. Cioè senza pagare l’affitto, come fanno, di solito i comuni mortali. Una battaglia di sinistra (?) che rende sinistra quel tipo di sinistra perché la libertà finisce là dove si calpestano le libertà altrui. Elementare, si direbbe. Ma per chi difetta di rispetto come meravigliarsi se poi, voce dal sen fuggita, si pontifica sulla morte di tre servitori dello Stato cercando di annacquare il lutto collettivo con il disagio di tre fratelli folli. Meglio il silenzio, con la lingua tenuta a freno “cum grano salis”, come vorrebbero un pizzico di prudenza e di maturità. Perché, come osserva il Golem…
Alcune persone proprio non riescono a contenere l’incontenibile esibizione delle loro capacità di scambiare l’idiozia per originalità.
Convinte d’essere chiamate dagli dèi a redimere e salvare il mondo, riescono nelle imprese più complesse ed astruse. E così, dopo aver subito la predicazione di chi insulta Liliana Segre che, nella sua lunga e spesso amara esistenza, ha vissuto l’orrore di Auschwitz, ecco adesso l’incredibile interpretazione della strage dei Carabinieri a Castel d’Azzano che l’on. Ilaria Salis, con ineffabile leggerezza, ascrive alla lotta di classe, sostenendo che simili situazioni di follia sono generate da scadenti politiche abitative. Si tratta di arroganze saccenti, mal travestite da pensiero politico, che certificano una volta di più la fertilità della genitrice degli stolti.
In attesa di qualche altro vessillifero dell’“anti” ad ogni costo, si dissolve lo straordinario valore del silenzio. Ne avvertiamo sempre più l’assenza. Soprattutto quando parlano coloro che non hanno nulla da dire.
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