Il Trentino non è più una farfalla (copy Cesare Battisti) ma un alveare da indagare. Nel tempo delle cicale, la fondazione Synthesis e “IlT Quotidiano” mettono le ali delle api e volano in quindici centri della provincia per stimolare la produzione e raccogliere il miele (o quel che c’è) dell’autonomia. Una operazione-ascolto su quel patrimonio immateriale che caratterizza codesto territorio fra le Alpi e la Padania, l’autonomia appunto. Una voce usata ed abusata, ogni giorno sulla bocca degli eletti agli scranni dell’amministrazione civile. Chiamata a testimoniare il “buon governo” o lo s-governo della cosa pubblica. Data come acquisita per uno “ius soli” e per uno “ius sanguinis”, l’autonomia svetta con una grande “A” fuori dai palazzi di Provincia e Regione. A sottolineare, a ricordare, a dichiarare che lì dentro ogni giorno si onora e si difende (?) l’autonomia.
Una regola di ermeneutica storica rammenta che “quando il potere vacilla aumentano i segni esteriori dello stesso”. È cronaca del 5 settembre 2024: “Solo una ventina di sindaci su 166 a celebrare la giornata dell’Autonomia”. E gli altri?
Con un tempismo causale, ma non per questo meno centrato, la Fondazione culturale Synthesis e il suo quotidiano hanno annunciato un “tour dell’Autonomia”, iniziativa che ha “l’ambizione di stimolare il dibattito pubblico e promuovere i valori di comunità, confronto e sostenibilità resi possibili dalla nostra più grande ricchezza: l’Autonomia trentina”.
Una “visita pastorale” laica per cogliere percezioni e sensazioni, per capire che cosa sanno (i giovani soprattutto) e che cosa pensano e come pensano debba essere declinata l’Autonomia. Per stimolare un dibattito (e ce n’è urgente quanto estremo bisogno) e, infine, fare sintesi (Synthesis) per il Trentino che verrà.
Il “Tour dell’Autonomia”, che si svilupperà in quindici tappe, prenderà il via il 4 ottobre a Cavalese per proseguire a Cles (25 ottobre), Pergine (15 novembre), Riva del Garda (29 novembre). A fine gennaio 2025 si terrà a Trento il “Forum dell’Autonomia” ma nel corso dell’anno ci saranno altre dieci tappe del Tour che “toccheranno tutte le comunità urbane e di valle con argomenti ogni volta differenti per provare a costruire un grande affresco di cos’è oggi la società trentina, della sua percezione dell’Autonomia, della sua idea di futuro. Per immaginare, insieme, il Trentino che sarà”.
Spiega il direttore de “IlT Quotidiano”, Simone Casalini: ““Il Tour è un contributo, speriamo utile, per provare a innescare una nuova riflessione sulla conoscenza dell’Autonomia e sui suoi orizzonti in cui il giornale ha la funzione di essere il lievito del dibattito. L’Autonomia è un destino comune, che non può lasciare indietro nessuno, e credo sia importante avere coscienza che si conserva con l’interesse, la partecipazione e il pensiero di tutti. Ogni ciclo storico pone all’Autonomia l’esigenza di aggiornarsi, di cambiare, di connettersi con le nuove sfide che il procedere del tempo pone incessantemente”
Gli fa eco il presidente della “Fondazione Synthesis”, Fausto Manzana: “Settantacinque anni fa il Trentino aveva il Pil delle aree più povere d’Italia. Grazie all’Autonomia e al suo uso originale questa tendenza è stata rovesciata ed ora è una delle Province a benessere diffuso. Però non possiamo abbassare la guardia. Credo che l’impegno a favore dell’Autonomia passi anche per offrire strumenti. Come associazioni di categoria, progetto che non ha eguali nel Paese, abbiamo individuato nel quotidiano IlT uno spazio di partecipazione. L’Autonomia ha di fronte a sé nuove e delicate sfide e il Tour ha il senso di voler riallacciare i fili del racconto sul futuro del nostro territorio”.
Fausto Manzana, qualche giorno fa si è celebrata la giornata dell’Autonomia, con la (non) partecipazione dei sindaci che s’è detto.
“La nostra è un’operazione culturale. E ci chiediamo: ma noi ce la meritiamo questa autonomia”?
Ce la meritiamo?
“Secondo noi l’autonomia è meritata: per ragioni storiche, perché ben amministrata. Ma oggi ce la stiamo dimenticando. E pensare che l’autonomia è stata l’ingrediente-base che ci ha permesso di passare da un pauperismo generalizzato ai livelli di PIL di oggi, alle aspettative di vita tra le più alte del Paese. Su questo dobbiamo riflettere parlando ai giovani perché saranno loro che la dovranno amministrare e gestire”.
Non è paradossale che ad occuparsi di questo siano una Fondazione culturale e un giornale, quasi che la politica abbia ormai sbracato e delegato tutto?
“Direi di no. Ci siamo posti la domanda: noi che cosa possiamo fare per la nostra Comunità, per la nostra Autonomia?”.
Già, Kennedy: “Non chiedete che cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese” (20 gennaio 1961).
“Già, che cosa possiamo fare? Siamo le associazioni di categoria, siamo i soggetti che assieme ai nostri lavoratori produciamo il PIL, la ricchezza di questo nostro territorio. Quando ci è stata riconosciuta l’Autonomia eravamo tra le regioni più povere del Paese. Oggi non pensiamo che la politica abbia sbracato, no…”
Se lo pensate non lo dite.
“È emblematico che solo venti sindaci su 166 abbiano partecipato alla celebrazione della Giornata dell’Autonomia. Ciò detto, crediamo che il dibattito debba partire dal basso, deve partire dai cittadini. E ognuno di noi deve chiedersi che cosa può fare per il bene comune e fare la propria parte. Il nostro obiettivo è diffondere la consapevolezza su questo valore”.
Da Fausto Manzana, presidente di Syntesis, al Manzana imprenditore.
“Penso che questo territorio per il Manzana imprenditore abbia fatto molto. Manzana non ha mai ricevuto ricatti, ha sempre avuto accesso al credito. Oggi non so se le condizioni sono analoghe.”
Avere in mano un giornale, per un imprenditore è motivo di orgoglio o di potere?
“No, di responsabilità. L’avviamento di questa iniziativa imprenditoriale risulta essere più difficile di quanto preventivato. Intanto perché si va a rompere un monopolio, vuoi anche perché si pensava di ricevere maggiore attenzione, maggiore aiuto. E così nei fatti non è”.
A cominciare dalla Cooperazione (che fa parte del board). Nei negozi delle Famiglie Cooperative trovi in vendita “L’Adige” ma non “ilT Quotidiano”.
“Ad ogni buon conto il giornale dà lavoro a 25 professionisti, ad altri soggetti che fanno parte della squadra operativa, a 35 collaboratori, editorialisti… È un insieme importante per stimolare il dibattito, per essere da pungolo, perché il Trentino non è soltanto la storia dell’orso.”
Qualche malpensante, e noi siamo tra questi, ritiene che la sua mancata elezione nel consiglio della Camera di Commercio sia stata una ritorsione perché lei ha osato sfidare l’editore Ebner e il suo più devoto collaboratore in terra trentina, Gianni Bort, presidente uscente della CCIA.
“Potrebbe anche essere, non lo so. Non sono particolarmente interessato a personalizzare il tema. Io non sono mai stato un candidato per la Camera di commercio. A me interessava il cambiamento e questo, in parte, è avvenuto. A mio modo di vedere questa Giunta camerale non rappresenta in pieno la comunità imprenditoriale del nostro territorio. Questo è il vulnus. Però abbiamo ottenuto un cambiamento ed è già una gran cosa”.