Il Fugatti fuggito. Dalla festa della Repubblica. Che sarà mai? C’era il ponte (no, non quello sullo stretto che il suo mentore promette a destra più che a manca. Perché manca… manco se lo fila). Tiene famiglia. Vasco Rossi in qualche stadio della piana cantava la vita spericolata. Insomma tutto fa brodo in questo strano miscuglio autonomis-padano. Bandiere e banderuole. E il Golem, che è un brutto ceffo (ma si guarda bene dal dare ceffoni), non è capace di starsene zitto e rintanato.
Dello scarso o nullo rispetto per le istituzioni repubblicane del presidente della Provincia di Trento avevo avuto sentore più volte. Ma se ci fosse stato bisogno di conferme, l’assenza (della sua augusta presenza) in piazza a Trento alla Festa della Repubblica del 2 giugno lo ha dimostrato in maniera plateale.
Il presidente avrà preferito certamente essere altrove, giudicando più importante, ai fini elettorali, presenziare a qualche sagra in periferia o alla premiazione della mucca più leghista dell’anno. Libero di farlo lui e di criticarlo noi.
Se poi dovesse venir fuori che si era camuffato da bandiera italiana per sventolare meglio, pronti a rettificare e dare giusto rilievo. Per il momento, però, questi sono i fatti acclarati.
Non presenziare alla celebrazione più rilevante del calendario istituzionale va letto come un disprezzo evidente o forse la ritorsione – materia nella quale il nostro sembra eccellere – per la recente impugnazione avanti la Corte Costituzionale della leggina trentina che salvava la “caréga”. Stando così le cose, il presidente non avrebbe fatto solo uno sgarbo al protocollo, ma denunciato la sua totale assenza di cultura politica e consapevolezza del proprio ruolo.
Su questa scia, lo ha seguito a ruota il nuovo vice presidente, anch’egli scomparso dalla celebrazione e perfino l’ex vice presidente e il vice del vice della vice, lasciando la rappresentanza dell’inclita compagine di governo dell’autonomia all’unico assessore tecnico e non eletto, che quindi non dovrebbe aver nulla a che fare con eventi di tale natura.
Non c’è che dire. Una lezione di stile e di eleganza senza pari e, soprattutto, senza vergogna. D’altronde, quanto a “bon-tòn” istituzionale il presidente sembra in buona compagnia, se la premier dichiara di andare al seggio ma di guardarsi bene dal ritirare le schede. Certo, tutto previsto dalla legge referendaria. Visto lo spessore dei protagonisti, tutto molto prevedibile
Se sento qualcuno lamentarsi dell’astensionismo faccio come la moglie di Macron: gli rifilo un ceffone. Istituzionale. Ça va sans dire.
Il Golem