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    Libri&riviste

    L’abecedario delle parole perdute

    Alberto FolgheraiterBy Alberto Folgheraiter23 Dicembre 2022Aggiornato:24 Dicembre 2022Nessun commento3 Minuti di lettura
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    Esce nei giorni di Natale un libricino (112 pagine) di rapida lettura. Già il titolo, “Cantami qualcosa pari alla vita”, muove la curiosità e stimola la fame di spiegazione delle parole. Perché di queste scrive Marcello Farina, il quale, da uomo della Parola, da prete della Chiesa di Trento, restituisce dignità e significato a: “Desiderio; gratitudine; bellezza; felicità; serenità; semplicità; gratuità; leggerezza; pazienza; umiltà; ascolto; ospitalità; perdere; sofferenza; noia; testimone; spiritualità; rinascere; abilità; incanto”. 

    Sostantivi e verbi, parole astratte, che danno concretezza alla vita di tutti i giorni. Che restituiscono un volto ai sentimenti delle persone che incontri per strada o sul posto di lavoro; ai giardini pubblici o nei luoghi della sofferenza. Tutti temi sviluppati nel corso degli anni sulle pagine della rivista “Tracce” e che sono approdati in libreria nella pubblicazione aggregata per i tipi di ViTrenD, l’editrice libraria di “Vita Trentina”.

    Marcello Farina, già docente di storia e filosofia nei licei, fa largo uso (come suo stile) di citazioni e di rimandi ad autori della teologia e della filosofia: da S. Agostino a Dietrich Bonhoeffer; da Friedrich Nietzsche; da Wystan Hugh Auden a Franz Kafka, da Byung-Chue a Kari Hotakainen; da Georges Bernanos a Blaise Pascal; da Emily Dickinson a Rainer Maria Rilke, da Charles Péguy fino a Vasco Rossi. Non poteva mancare la grande filosofa del Novecento, più volte citata negli interventi e nelle pubblicazioni di Marcello Farina: Hannah Arendt: “Ci si ricorderà di affermare che gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per incominciare?”.

    Forse è da qui che prende le mosse quel “Cantami qualcosa pari alla vita”, agganciato al pensiero di scrittori e poeti. Un testo che denota la vastità della conoscenza e della sintesi che Marcello Farina sa fare del suo essere Homo Philosophicus. Vale a dire colui il quale riassume in sé il pensatore, l’artista e il matematico. Tutto questo potrebbe mettere in soggezione il lettore se non ne sollecitasse l’approfondimento.

    Citando Rilke, Marcello Farina scrive: “Nasciamo, per così dire provvisoriamente, da qualche parte; soltanto poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno, più definitivamente”.

    Nel dialogo con i lettori attraverso la distesa delle parole, l’autore rimanda a Paolo Ricca il quale rammenta che “il dialogo è fatto, almeno per metà, di ascolto… ed è l’ascolto che ci fa crescere”. Certo, l’ascolto impone umiltà, “ma essere gentili e umili non equivale ad essere deboli e accomodanti”. La relazione ha bisogno, scrive Farina, del volto dell’altro. E la civiltà dei volti “è in contrapposizione con la nostra civiltà che è quella dell’io arrogante, prepotente, invadente, che ha cooperato a creare gli squilibri e le tragedie del nostro tempo”.

    Di citazione in riflessione potremmo continuare fino all’anno nuovo. Questo scrigno di parole recuperate e dispiegate da Marcello Farina va aperto nelle notti di fine dicembre come una lanterna che rischiara il cammino. Per i credenti sono i giorni che recuperano la nascita di un bambino ebreo di nome Yehoshua ben Yosef, Giosué figlio di Giuseppe; per chi ha altri riferimenti culturali è il tempo dei giorni corti e delle notti lunghe. Alle quali affidare il riposo e la riflessione: sul tempo che non lascia scampo. Perché la vita ritorna. Quando i giorni sopravanzeranno la notte, nel vortice del pensiero che fa rifiorire l’umanità.

    Il prete-filosofo Marcello Farina davanti alla sua abitazione a Balbido, nel Bleggio, dove dice messa la domenica
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    Alberto Folgheraiter
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    Giornalista e scrittore. Negli anni Settanta redattore al settimanale “Vita Trentina”, alla redazione di Trento de “Il Gazzettino”, direttore responsabile di “Radio Dolomiti”. Dal 1979 al 2010 cronista alla redazione di Trento della Rai, poi capostruttura dei programmi (2007-2010); corrispondente dalla regione (1975-1996) del settimanale “Famiglia Cristiana”. Ha pubblicato 27 libri su storia, tradizioni ed etnografia del Trentino-Alto Adige. È socio di Studi Trentini di scienze Storiche.

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