Il nostro corsivo di domenica 18 settembre ha suscitato varie reazioni. La più sapida e pensosa è stata inviata a iltrentinonuovo.it da un lettore che segue da tempo il piccolo viaggio di questa scialuppa nell’oceano dell’informazione. Certo che bisogna andare a votare, magari turandosi il naso almeno con la mascherina se non con un fazzoletto imbevuto d’aceto, come ai tempi della peste. Il voto è un diritto, fino a prova del contrario. Ma è anche un dovere. Perché la valanga, come scrive il nostro amabile lettore, non diventi una discarica. “Mala tempora currunt”, ahinoi.
Sono un lettore del “trentinonuovo.it” che, da sempre, vota il centrosinistra ed il suo articolo sul “tempo dei meloni” mi ha spinto a riflettere. Credo anch’io, per quel che sento, che perfino il Trentino stia mettendo la freccia a destra, alla faccia delle “anomalie felici”, della “specialità autonomistica” e di tutte le baggianate che ci siamo raccontati per definirci diversi e migliori. Forse perfino in Alto-Adige, se i meloni anziché quel pastoso e pigro sapro romanesco avessero un più spiccato gusto bavarese, le “braghe de coram” potrebbero intonarsi alla camicia nera o verde. Chissà…
Domenica si vota. Peccato per il clima. Non sarà facile andare al mare, ma nemmeno in montagna o al lago. E allora? Magari una capatina alle urne, se proprio non vogliamo mangiarci tutti i meloni che ci rifilano gli altri.
Ma lo sa Lei che il melone, giunto appena oltre la piena maturazione assume un odore caratteristico, tale da imporre a molti di turarsi il naso? D’altronde, ci siamo abituati. Sono anni che votiamo turandoci il naso, consapevoli che le maturazioni talora fermentano e poi marciscono.
Abbiamo visto molto, in questi anni, ma forse non ancora tutto. Siamo consapevoli che, quando la storia si ripete rischia di essere una farsa, ma non ci importa granché. Basta che le promesse elettorali siano sempre più incredibili: un milione di alberi, un milione di euro di pensione per tutti e un milione di posti di lavoro. Se non fossimo ciò che siamo, si potrebbe ridere di questa scadente imitazione delle “avventure del signor Bonaventura”, invece ci siamo dentro fino al collo e, soprattutto, ci crediamo ogni volta di più.
Non è facile respirare avendo sempre il naso chiuso. È vero che ciò evita di inalare certi miasmi, ma comporta anche di non avvertire più nessuna differenza e tutto sembra normale.
Lo era anche ai tempi di quando “c’era Lui” e abbiamo dormito in quella “normalità” per vent’anni, svegliati solo dal frastuono della guerra. Poi, dopo cinquant’anni circa, lo abbiamo rifatto per altri venti, ascoltando le “balle spaziali” del “macho” di Arcore, a dimostrazione che il sonno della ragione può generare mostri, ma anche nani. A forza di turarci il naso, siamo passati, dalle varie “olgettine”, “veline” e “meteorine” alle dentiere “a gratis”, senza nemmeno avvertire l’odore del ridicolo.
Diamo la colpa al Covid, nella certezza che sia la carenza d’ossigeno a lasciarci in questo stato di perenne sonnolenza è invece è solo la nostra insipienza e vigliaccheria che ci addormenta. Distinguiamo a fatica il bene dal male, la destra dalla sinistra, gli imbonitori dagli statisti, mentre le bollette rischiano di soffocare noi – che già fatichiamo a respirare – ma anche questa classe di inetti ed incompetenti. Forse, non sempre il male viene per nuocere. Quest’inverno compereremo qualche maglione in più e spegneremo la luce: tanto, non ci servirà a nulla dentro il buio che ci attende.
Domenica, caro Folgheraiter, andrò a votare, turandomi il naso e voterò in coerenza con le mie idee. Almeno finché posso manifestarle. Ho l’impressione che, qualunque sia l’esito, cambierà poco. Le promesse saranno rinnovate, al pari delle loro disattese e a noi non resterà altro che continuare a turarci il naso. Magari fra un po’ cambierà l’odore: dal melone ai crauti, sperando di aver conservato almeno un po’ di olfatto.
Spiace solo per le giovani generazioni alle quali stiamo lasciando, anziché un futuro, una discarica. Grazie e buon lavoro.
(lettera firmata)