Con la prefazione di Giovanni Kezich, autorità in materia museale ed etnografica, già direttore del “museo degli usi e costumi della gente trentina”, esce per Natale il volume di Danilo Mussi, ricercatore e presidente del Centro Studi Judicaria, dedicato ai musei, alle raccolte e alle esposizioni di quel vasto territorio che fa riferimento ai bacini imbriferi della Sarca e dell’alto Chiese fino al lago d’Idro.
Si tratta di 20 siti in Val Rendena e busa di Tione; 10 nelle Giudicarie esteriori (ai quali è stata aggiunta la casa del parco “lago rosso” di Tuenno, in valle di Tovel che confina con la Judicaria); 15 musei e collezioni della valle del Chiese; altrettanti nell’Alto Garda; 10 in valle di Ledro e 5 in valle dei Laghi.
Un censimento certosino che va dall’antica vetreria di Carisolo, passa dal museo delle guide alpine di Madonna di Campiglio; si sofferma al museo della malga a Caderzone; passa a Mortaso e Borzago nei musei della guerra bianca dell’Adamello; a Preore affronta i codici miniati nella Casa della Comunità.
Nel castello di Stenico si occupa delle collezioni provinciali; sempre a Stenico apre le porte del museo etnografico Gino Sicheri; scavalca la Judicaria e si ferma a Spormaggiore per una sbirciatina alla casa dell’orso.
Tra i luoghi di richiamo della valle del Chiese merita una sosta a Cimego per affrontare il percorso del Rio Caino dove, al principio del 1300, trovarono rifugio (leggendario) i due amanti fuggitivi: fra Dolcino e la bella Margherita d’Arco “rapita” nel monastero di Sant’Anna a Sopramonte.
A Massone di Arco si plana al museo Caproni; si spalancano gli occhi alla galleria civica “G. Segantini”, si pedala con la fantasia al museo delle biciclette a Riva del Garda; ci si infarina al molino Pellegrini in quel del Varone di Riva; si provano i passi di danza alla centrale di Fies non prima di aver fatto una capatina alla casa degli artisti “Giacomo Vittone” e al museo degli attrezzi agricoli-centro Aldo Gorfer a Canale di Tenno.
Altro luogo di antico richiamo (e non solo per gli uccelletti di passo), l’area archeologica del monte San Martino ed il suo centro di documentazione a Pranzo di Tenno. Attraverso il tunnel (“el bus de l’Agnese”) si raggiunge la val di Ledro per sostare al museo delle palafitte (che fa pendant con quello di Fiavè, nel Lomaso). A Bezzecca si deve “obbedire” al richiamo del museo garibaldino e della Grande guerra non prima di aver calpestato il museo-fusina delle brocche a Pré di Ledro dove, d’inverno, il sole fa i capricci.
Infine, in valle dei Laghi, la centrale idroelettrica di Santa Massenza e gli alambicchi del villaggio omonimo rendono sapida la scorribanda culturale. E se proprio si vuole strafare, un sorso di vino Santo nella casa Caveau di Padergnone.Una guida di 352 pagine, edita dal “Centro Studi Judicaria ets” che Danilo Mussi affida ai trentini prima che ai turisti. Perché in chi scrive rimane la convinzione dell’antico detto che “nessuno è profeta in patria”. Meno che meno i musei. (af)