La conclusione dei lavori di restauro delle parti interne della cattedrale di Trento è stata salutata già il 10 dicembre scorso con un pontificale presieduto dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis. Altre celebrazioni sono seguite. Venerdì 3 marzo, alle 20,30 è proposta la “Missa Sancti Vigilii”, “un canto nuovo per la Cattedrale restaurata”. È una prima esecuzione assoluta della musica di Marco Taralli, con coro e orchestra, su testi di Pino Loperfido. Vi partecipano l’orchestra delle Alpi, diretta da Jordi Benàcer; la mezzosoprano Veronica Simeoni e il baritono Simone Alberghini. Con loro: il coro Filarmonico Trentino; il coro voci Bianche della Scuola di musica “Celestino Eccher” e il coro della Sat.
I lavori di restauro interni della cattedrale sono durati dieci anni. La progettazione è stata avviata nel 2013. I restauri dal 2018, per la maggior parte finanziati dalla Provincia autonoma di Trento, con la partecipazione della Diocesi e del Capitolo della Cattedrale, sono costati complessivamente 8,5 milioni di euro. Sono stati realizzati 21 mila metri quadrati di ponteggi, sono state necessarie 100 mila ore di lavoro che impegnato oltre cento fra progettisti, restauratori e tecnici. Oltre al consolidamento statico e lapideo, sono stati restaurati 200 metri quadrati di superfici affrescate.
La cattedrale di Trento, detta anche “Duomo di S. Vigilio”, è una delle opere d’arte e di culto più celebri dell’alta Italia. Non fosse altro che per essere stata, con la basilica di S. Maria Maggiore, la sede del concilio Tridentino (1545-1563) che sancì la spaccatura fra la Chiesa di Roma e i cristiani della Riforma protestante di Martino Lutero, tra mondo latino e mondo germanico, tra il papato e l’impero.
Il Duomo sorge su un’area dove fu fabbricata una prima cappella, all’indomani del martirio (29 maggio 397) dei tre missionari cappàdoci (turchi) mandati dal vescovo Vigilio in val di Non. In quella stessa cappella, nel 400, cioè tre anni dopo, fu collocata la salma di Vigilio, proclamato “martire e santo” dal popolo e assurto a patrono della città di Trento e della diocesi tridentina.
La cattedrale, in stile romanico-lombardo fu fabbricata per volere del principe vescovo Udalrico II. I lavori, cominciati nel 1212, furono affidati a un maestro lapicida lombardo, Adamo d’Arogno.
I lavori per il completamento della cattedrale durarono alcuni secoli. Alla fine del Duecento, sulla facciata del transetto nord, quello che guarda la piazza, fu realizzato un rosone detto “la ruota della Fortuna”. Nel Trecento si ebbero vari ampliamenti con l’aggiunta di elementi nello stile gotico che in quel periodo si era diffuso in tutto il nord Europa.
Altre aggiunte si ebbero dopo il concilio Tridentino. Nel 1682, il principe vescovo Francesco Alberti Poja (1677-1689) fece aggiungere, nella parte sud della cattedrale, la cappella del Crocifisso, destinata a propria sepoltura. Nella cappella, in stile barocco, vi fu collocato il gruppo ligneo della crocifissione, opera di Sixitus Frei da Norimberga, realizzata nel 1511. La decorazione pittorica fu affidata a Giuseppe Alberti (1640-1716); le statue e gli elementi lapidei sono opera di Paul Strudel (1648-1708); gli stucchi furono eseguiti da Girolamo Aliprandi della valle d’Intelvi. Molte decorazioni furono rimosse nel corso del restauro effettuato tra il 1843 e il 1845 “per smorzare l’aspetto vistosamente barocco della cappella”. Questa ed altre opere, ripulite e restaurate negli ultimi anni, si possono ammirare nella cattedrale restituita al culto e alla diocesi.