Il consigliere provinciale dei 5stelle, Alex Marini, che, colpevolmente, non conosciamo (non frequentando più da anni il palazzo delle aquile), il 18 aprile dello scorso anno ha presentato una interrogazione al presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Il quale, dopo 18 mesi (un anno e mezzo) ha trovato il tempo di rispondere al consigliere Marini.
Non che nel frattempo il presidente sia stato con le mani in mano, questo no: c’era da organizzare il concerto d’esordio del tour del Blasco nazionale; c’era da far fuori il capo della polizia amministrativa, Marzio Maccani, che si era messo di traverso al concerto di cui sopra; c’era da trovare il modo di non reintegrarlo al proprio posto dopo la sentenza della magistratura del lavoro. Insomma ha avuto molto ma molto da fare. E poi, che fretta c’era di rispondere a una interrogazione sul pluralismo informativo? Anche considerato che meno giornalisti rompiscatole ci sono in giro e meglio si vive. Ad ogni buon conto, dopo un anno e mezzo, dal palazzo delle aquile è arrivata la risposta. Un po’ fumosa, come la nebbia padana, ma non si può pretendere tutto.
Che cosa chiedeva 18 mesi fa il citato consigliere Marini? Domandava chiarimenti al presidente sui finanziamenti provinciali agli editori dei mezzi di comunicazione. Dopo un preambolo degno di miglior sintesi, il consigliere Marini chiedeva, testualmente, al presidente Fugatti:
“1. Quali valutazioni abbia effettuato in ordine alla posizione di preminenza informativa detenuta dal gruppo Athesia S.p.a. nella Provincia di Trento e quali iniziative intenda intraprendere al fine di porvi rimedio, secondo quanto auspicato anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 206/2019.
2. Se stia valutando l’adozione di proposte normative o di provvedimenti amministrativi per favorire il pluralismo dell’informazione in Provincia di Trento, anche in relazione alle esigenze ed alle richieste degli operatori del settore.
3. Quali siano l’ammontare e i beneficiari dei contributi erogati annualmente alle imprese di informazione locale ovvero emittenti televisive provinciali o di valle, emittenti radiofoniche provinciali o di valle e portali informativi online locali dalla Provincia di Trento ai sensi della legge provinciale 7 dicembre 2016, n. 18 “Interventi di informazione locale” dall’anno 2016 ad oggi”.
Con una risposta a scoppio ritardato (sono alle viste due nuovi quotidiani), il presidente della Provincia spiega oggi all’interrogante Marini quali sono le finalità della legge provinciale 7 dicembre 2016, n. 18 (interventi di promozione dell’informazione locale). Inoltre, scrive Fugatti (o chi per lui) “la Provincia si impegna a sostenere i livelli occupazionali delle imprese del settore dell’informazione locale ed a promuovere la professionalità, anche attraverso adeguata organizzazione aziendale, e l’innovazione tecnologica nell’informazione”.
D’accordo, ma in concreto che cosa vuol dire? Ecco la risposta: “La Giunta provinciale ha previsto l’assegnazione di contributi a titolo di de minimis a favore delle imprese che operano nel campo dell’informazione locale (per un importo fino a 200 mila euro su un periodo di tre anni), e l’individuazione di servizi di interesse economico generale – SIEG volti alla promozione e salvaguardia della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche locali, apprendimento delle lingue comunitarie, diffusione di programmi di pubblica utilità rivolti anche ai disabili sensoriali, informazioni di pubblica utilità relative alla sicurezza, alla salute e all’appropriatezza dell’uso del territorio”.
E cioè? In soldoni, quanti e quali contributi e a chi sono stati erogati dalla Provincia autonoma di Trento “a favore di imprese che operano nel campo dell’informazione locale (emittenti televisive, radiofoniche provinciali o di valle e portali informativi on line locali)”?
La risposta si è fatta attendere ma, dopo un anno e mezzo, è arrivata. Eccola:
“Si comunica che per l’anno 2021 gli importi complessivamente assegnati in attuazione delle deliberazioni G.P. n. 293/2017 e n. 1823/2017 risultano pari rispettivamente ad euro 118.800 e ad euro 799.984. Il dettaglio degli importi assegnati e l’elenco dei beneficiari sarà trasmesso con separata nota ai sensi dell’articolo 147 del Regolamento interno del Consiglio provinciale”. Come dire: il conto, a parte.
Ecco, quello che ancora non si conosce è il dettaglio di quei 918.784 euro di pubblico denaro devoluti per una informazione “di qualità e di pluralità”. Insomma, nelle tasche di quali editori è finito quel milione di euro che la Provincia autonoma di Trento ha elargito nel 2021?
In questo caso la risposta all’interrogazione si cela dietro l’articolo 147 del regolamento interno del Consiglio Provinciale. Che fa della privacy una bandiera. Non si vorranno mica rendere pubbliche le pubbliche prebende per mantenere libera un’informazione che, magari, in virtù di tali prebende pubbliche proprio così libera non potrebbe apparire agli occhi del lettore-ascoltatore?
Se il Vangelo secondo Matteo proclamava: “Non sappia la destra ciò che fa la sinistra”, il vangelo padano secondo Fugatti pare aver capovolto l’esortazione: “Non sappia la sinistra ciò che fa la destra”. Amen.