La catastrofe umanitaria che si sta consumando sulla pelle e con la vita del popolo ucraino, sulla porta di casa, nel cuore dell’Europa, impegna le comunità del mondo libero all’accoglienza di milioni di profughi che bussano anche alla nostra coscienza. Ma l’attenzione e l’angoscia su quanto sta accadendo a un giorno di viaggio da casa nostra non possono distogliere lo sguardo da altre tragedie dell’umanità. Meno dirompenti solo perché lontano dagli occhi dei media internazionali, altrettanto devastanti. Lo richiama, con lucidità e pacatezza, quel grande medico cardiologo e prete che è il direttore del Cuamm, Dante Carraro. Da più di sessant’anni, l’organizzazione sanitaria di Padova (e della quale fanno parte anche medici trentini) invia in Africa specialisti (pediatri, chirurghi, ostetrici, internisti) per affiancare l’attività ospedaliera in alcune nazioni di quel continente.
Anche io, come voi, sono stravolto e sconvolto da immagini che mai mi sarei aspettato di rivedere nella nostra Europa o ai suoi confini. È straziante vedere mamme e bambini colpiti e feriti in maniera così drammatica dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Vengo dal Sud Sudan, da cui sono rientrato da pochi giorni, dove, è brutto dirlo ma, in qualche maniera, sei preparato a tensioni e scontri. Un paese giovane, nato nel 2011 che, come tutti i giovani, ha tante energie, vitalità e una gran voglia di costruire il proprio futuro che si scontrano con mancanza di esperienza e scarsa capacità gestionale. La situazione socio-politico è molto fragile, il sistema scolastico non funziona, gli ospedali boccheggiano, perché mancano farmaci, personale, equipaggiamento minimo. E lì, il Cuamm rimane, deciso a fare la propria parte, sapendo che in ogni momento la situazione può complicarsi e degenerare. Ma in Europa no, non ce lo aspettavamo. È stato e continua ad essere uno shock. Si ha la netta percezione che venga distrutto ciò che si stava faticosamente costruendo.
È ancora troppo difficile riuscire a elaborare quanto sta capitando. La sensazione dello sconforto è enorme. Quasi non trovi le energie per riprendere il cammino o per credere nel futuro. E senti forte la tentazione di mollare. Ma è proprio questo il momento, allora, in cui bisogna coltivare la lucidità degli occhi e della mente per leggere quello che stiamo vivendo, comprendere la situazione e avere il coraggio di attraversarla, recuperando, in profondità, le radici del nostro impegno. La storia insegna e guida i nostri passi. Nel 1947, Francesco Canova non si lascia vincere dallo sconforto di ritrovare, dopo 12 anni di servizio in Giordania, un’Italia distrutta dalla devastazione della Seconda guerra mondiale, e proprio su quelle macerie, decide di rimettere in gioco tutta la sua vita e, dopo 3 anni, di fondare il Cuamm.
Sguardo lucido e cuore grande: di questo abbiamo bisogno, anche oggi. Nella nostra Europa,accogliendo i tanti profughi che cercano vita fuggendo dalla guerra. Ci siamo messi a servizio subito, fornendo una prima assistenza sanitaria ai 63 bambini ucraini orfani ospitati nel Seminario della Chiesa padovana. E poi con un primo team di medici in partenza verso i confini con l’Ucraina per sostenere gli ospedali e i centri sanitari locali, in gravissima difficoltà, in coordinamento con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
E nella nostra Africa. Non vogliamo e non possiamo dimenticare l’Africa, la responsabilità che abbiamo verso la sua gente. L’Africa continua ad avere bisogno: le mamme continuano a partorire, i bambini si ammalano, il Covid va combattuto. Con tenacia e ostinazione vogliamo mantenere l’impegno che abbiamo preso, consapevoli che il bene va costruito lì dove ognuno di noi ha la propria responsabilità: vicino, perché siamo europei, e lontano, perché siamo “medici con l’Africa”.
1 commento
In che momento drammatico stiamo vivendo in una gara tra gli ultimi. Purtroppo sitiamo precipitando in un burrone dove non vediamo la fine . Sono nella classe degli anta. Non ho mai vissuto un dramma simile