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    Home»editoriale»Dal Trentino all’Afganistan
    editoriale

    Dal Trentino all’Afganistan

    Alberto FolgheraiterBy Alberto Folgheraiter27 Aprile 2021Aggiornato:28 Aprile 2021Nessun commento4 Minuti di lettura
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    Cento giorni senza “il Trentino”. L’anniversario passerà sotto silenzio perché su quella tragica scomparsa è calato fin da subito un silenzio tombale. Certo, in quelle fredde giornate di metà gennaio 2021 la partecipazione al lutto si è palesata. Come da convenzione più che per convinzione. Freddina se non gelida da parte dei maggiorenti della maggioranza politico-amministrativa. Leggermente preoccupata la reazione di chi sedeva e siede sui banchi dell’opposizione. Il minimo sindacale, insomma. Del resto a chi può interessare la morte di un giornale se non ai congiunti più stretti (i giornalisti e il personale legato alla testata) e a un grumo di affezionati lettori e collaboratori? Una voce autorevole in meno, che sarà mai? Per certi praticoni della politica vuol dire solo che ai giornalisti è stato tolto di mezzo il giocattolo, ovvero le scatole a dei rompiscatole. Perché i giornalisti questo fanno. Controllano, indagano, chiedono spiegazioni e informano. Se sono giornalisti liberi, se hanno in tasca soltanto la tessera dell’Ordine di appartenenza e non sono costretti dal mutuo e dalla famiglia a portare a casa un tozzo di pane, purchessia. Ecco perché, una volta, per essere liberi, per essere i “cani da guardia”, testimoni del tempo, i giornalisti avevano ottenuto buoni stipendi ed eccellenti garanzie. Alcune risalivano paradossalmente ai tempi del fascismo, compresa la legge del 1941 sul diritto d’autore.

    Poi molto si è sfarinato in una guerra per bande che il ventennio di “mani pulite” ha alimentato con arte. Anche i giornalisti, in verità, ci hanno messo del loro se è vero che la categoria, quanto a credibilità, gode oggi scarsa autorevolezza presso l’opinione pubblica. Peraltro, in buona compagnia con la classe politica e qualche magistrato.

    Per tornare al “Trentino”, al giornale senza funerale, anche il lumino sulla tomba si è consumato in fretta. Da più di tre mesi è calato il buio sui colleghi, orfani della testata e di una professione. In verità, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato dei giornalisti, ha presentato fin da subito un ricorso alla magistratura del lavoro ipotizzando inadempienze gravi da parte dell’editore. Il quale, nella lettera del 15 gennaio 2021 alle “signore Redattrici e ai signori Redattori” della testata “Trentino”, “con immenso rammarico” annunciava “il termine della nostra avventura editoriale e della nostra collaborazione in azienda”. Di più, augurava loro “di poter trovare velocemente una nuova collocazione e impegno”. Per tre redattori si è aperta una piccola finestra di poche ore settimanali nel giornale on line. Ad altri sei è stato proposto il licenziamento e la riassunzione presso altre aziende del gruppo, compresa la concessionaria della pubblicità. Per fare i “redazionali”, gli articoli a supporto delle inserzioni a pagamento. Professione nobile ma che non è quella del giornalista, almeno come lo si intende da queste parti. 

    L’udienza dal giudice del lavoro, già fissata a metà marzo, è slittata sine die per malattia del magistrato incaricato a seguire la vertenza. Intanto i 19 giornalisti del Trentino “invitati” a cercarsi un altro lavoro lo stanno cercando. Magari presso gli enti pubblici che sono provvisti di “ufficio stampa”. La Regione, per esempio, aveva un posto vacante o comunque disponibile. Il giornale “l’Adige” pubblica oggi la notizia che “La Regione assume un giornalista”. Chi pensava al posto per un disoccupato di casa nostra, magari un cronista esperto di amministrazione, si è dovuto ricredere dopo le prime due righe. La Regione quel giornalista lo ha già assunto ieri, lunedì 26 aprile 2021. Sul fortunato collega nulla da dire. È un professionista e videomaker, con tanto di laurea in lettere moderne e giornalismo conseguita, nel 2003, all’università Cattolica di Milano. Deve essere un eccellente collega visto che la Giunta regionale è riuscita a strapparlo nientemeno che a un ufficio stampa del Parlamento, a Roma. È solo un dettaglio che il neoassunto, scrive l’Adige, sia “attualmente impegnato nell’Ufficio stampa della Lega alla Camera dei Deputati. In passato è stato corrispondente del sito www.padania.net e redattore a Rete Brescia. Nel 2021 ha realizzato un reportage sul conflitto in Afganistan”. Eccolo il titolo di merito. Forse l’attuale maggioranza che regge la Regione Trentino-Alto Adige è convinta che per quel posto di informatore dal Palazzo serva proprio un esperto in guerriglia. Afgana.

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    Alberto Folgheraiter
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    Giornalista e scrittore. Negli anni Settanta redattore al settimanale “Vita Trentina”, alla redazione di Trento de “Il Gazzettino”, direttore responsabile di “Radio Dolomiti”. Dal 1979 al 2010 cronista alla redazione di Trento della Rai, poi capostruttura dei programmi (2007-2010); corrispondente dalla regione (1975-1996) del settimanale “Famiglia Cristiana”. Ha pubblicato 27 libri su storia, tradizioni ed etnografia del Trentino-Alto Adige. È socio di Studi Trentini di scienze Storiche.

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