Il fascio e la fascia. Non c’è alcun obbligo di legge ma è prassi ormai consolidata che al passaggio delle consegne tra un sindaco e l’altro vi sia il passaggio della fascia tricolore. Fascia che la neosindaca di Merano, Katharina Johanna Zeller, della SVP, si è subito levata dopo che il suo predecessore, Dario Dal Medico, gliela aveva fatta indossare quasi con forza. Il gesto, che taluno ha interpretato come “vilipendio politico” (ma non è previsto questo caso nel codice penale), è stato rubricato come “scarso galateo istituzionale”. La signora Zeller, avvocata, 39 anni, già vicesindaca di Merano, si è giustificata col fatto che dal 2017 – mozione approvata dal Consiglio Regionale – la fascia tricolore è stata parificata al medaglione con lo stemma del municipio che lei si era messa al collo. Per noi zombie della politica e mostri del castello di Praga non è la stessa cosa. Sarebbe come se, invece dell’aquila di San Venceslao (che è lo stemma ufficiale del comune e della Provincia autonoma di Trento) a qualche persona di rango fosse assegnata l’onorificenza del merlo. Ad ogni buon conto ecco la riflessione del nostro sosia.
Non appartengo ad alcun genere e sono iscritto d’ufficio alla categoria dei mostri. Non soffro quindi di nessuna sindrome identitaria. Sono apolide, rispondo solo al mio creatore, il Rav Loew e non ho alcuna bandiera. Eppure l’insofferenza evidente della prima cittadina di Merano davanti alla fascia tricolore, simbolo del Sindaco in Italia, provoca anche a me qualche fastidio.
Se non accetti i segni distintivi di una Istituzione, perché ne accetti gli oneri e gli onori? La fascia la indossano i Sindaci a Lamezia Terme e a Tolmezzo; come a Cogne e ad Altamura e perché no a Merano?
Poi puoi anche metterti al collo medaglioni, catene, collari e “barbagigli” di ogni sorta, ma non sono la stessa cosa e non rappresentano le medesime Istituzioni. Capisco i drammi della storia e conosco le porcherie imposte dal fascismo in Sud Tirolo, ma certi gesti parlano più delle parole e rischiano di celare la ripresa di nuove fratture etniche.
Le scuse servono a poco e la frittata rimane, come l’immagine pessima che si riversa su tutta la regione. Speravamo fossero temi ormai archiviati e invece, grazie alle prodezze di Katharina Zeller, divampano polemiche che fanno di tutta l’erba un fascio. Di questo abbiamo già avuto abbastanza e rischiamo di vederlo ritornare, anche senza simili provocazioni.
Se il buon giorno si vede dal mattino, chissà cosa ci attende a Merano e non solo.
Golem da Praga