Passate le elezioni amministrative in una manciata di comuni, resta l’incognita della formazione delle giunte e, a Rovereto, seconda città del Trentino, dell’esito del ballottaggio: da qui a due settimane. Intanto fremono i palafrenieri in cerca di un cavallo con cui fare gara comune. Per il comune. E qui sovviene il refrain di “Mon amour”, con Annalisa che canta: “Ho visto lei che bacia Lui, che bacia lei, che bacia me. Mon amour, amour, chi baci tu?”. Il Golem, a quanto pare, preferisce Battisti.
“Ti stai sbagliando chi hai visto non è. Non è Francesca”, oppure era lei? Appariva in una nube azzurra, come la Madonna di Fatima. Era ovunque. In questa foto, in quell’immagine, con quel sorriso un po’ tirato e immobile, con quello sguardo ammiccante e con quell’invadenza leggera e inavvertibile, come solo le gran dame sanno fare. Impara Ambrosi, impara. Un esempio di raro presenzialismo che nemmeno il Malossini dei tempi migliori… L’esatto inverso di ciò che è accaduto ad altri politici di ben diverso spessore intellettuale e filosofico.
A Rovereto (e in altri, pochi, comuni) si è votato per il rinnovo del Consiglio comunale e ben 25 candidati su 402 non hanno ricevuto nemmeno un voto di preferenza. Altro che spintoni e sorrisini forzati sulle foto. Altro che omaggio alla politica dell’immagine.
Neanche un voto, perché ha ragione de Coubertin. Una bella prova di sublime indifferenza davanti alle miserie delle ambizioni umane; un luminoso esempio di spirito di servizio; una signorilità d’altri tempi, distaccata ed elegante e la testimonianza concreta di una orgogliosa e astratta solitudine dalla mondanità. Solo nell’Atene del Trentino, la filosofia poteva surclassare così sottilmente la politica.
Parafrasando Apicella (Moretti) in “Ecce bombo” (1978), Ge(ne)rosa-mente nessuno si è chiesto: “Se mi candido e non mi voto, mi si nota di più che se candidassi e pigliassi un voto solo?” Forse qualcuno è stato così convinto d’essere travolto da una massa di consensi tale da poter rinunciare, con vero spirito sportivo, al proprio personale voto, ma anche questa è classe.
Il culmine dello stoicismo, inteso come dominio delle passioni, è stato però raggiunto forse da quei candidati, se ci sono, che non sono andati nemmeno a votare. Una eccezionale prova di superiorità intellettuale. Alla faccia di chi crede che astenersi dal buon senso non sia buon senso. Ma solo idiozia.