C’è un romanzo che, quando avevamo i calzoni corti, pertanto oltre sessant’anni fa (Dio, come passa il tempo), aveva entusiasmato la nostra fanciullezza. Scritto da Ferenc Molnàr, pubblicato nel 1907, racconta le avventure vissute nella Budapest del 1889 da un gruppo di ragazzi. Schierate su due fronti contrapposti, le due bande erano indicate con il nome del quartiere dove abitavano. “I ragazzi della via Pal” fu il titolo scelto per il racconto. Erano tutti graduati, tranne il più piccolo: il soldato Nemecsek. Se non lo avete letto lo trovate in qualsiasi biblioteca per ragazzi.
Chissà se il romanzo di Molnar lo hanno letto ai piani alti del fu Imperial Regio Grand’hotel Trento che oggi vanta un corposo quanto blasonato Corpo Forestale. Una interrogazione del consigliere Alessio Manica del PD (ogni tanto che da quelle parti si svegliano dal torpore) informa che tra i forestali della Provincia autonoma di Trento, e sono 248, figurano 49 ufficiali. Nel dettaglio: un generale di divisione con funzioni di capo del Corpo, un generale di Brigata, 14 tenenti colonnello, 10 Maggiori, 7 col grado di Capitano e 16 sottotenenti. Restano 199 tra sottufficiali e “soldati” semplici. A fronte di cotanto organigramma, il capogruppo del PD in consiglio Provinciale, Alessio Manica, domanda “come mai il Corpo forestale si basi sul modello gerarchico dell’Arma dei Carabinieri” e se ciò non sottenda alla volontà di creazione di un “Corpo di Polizia” provinciale.
Certo, per fare la guerra al bostrico e ai danni del dopo-Vaia servono “soldati” ben disposti e ben preparati e il grado militare bendispone alla pugna. Tuttavia, fa notare il consigliere-capogruppo del PD “Il corpo forestale della Provincia autonoma di Trento è un “Corpo civile” e non può essere assimilato a un “Corpo militare”; “le funzioni di pubblica sicurezza sono svolte dal Corpo Forestale alle dirette dipendenze dell’Autorità competente”, pertanto solo in presenza di determinate condizioni.
L’interrogante osserva che “si tratta di un trionfo di gradi che, anche rispetto all’esiguità della truppa, ricorda latitudini diverse dal sobrio Trentino di antica radice asburgica.” Si chiede pertanto se non sia il caso di arrivare a “una revisione e semplificazione di tutta questa struttura di tipo paramilitare”. Inoltre si chiede al presidente della Giunta Provinciale “a quanto ammonta, a tutt’oggi, la spesa sostenuta per la fornitura di uniformi alle qualifiche forestali superiori”.
Che, a ben vedere, non deve essere un problema di gran conto visto che, per esempio, si continua a pompare denari pubblici in quella voragine che è diventata l’area di San Vincenzo. Là, in quel vasto spazio fra la città e Mattarello dove pose e depose le sue terga il grande Vasco e dove giungeranno, pellegrini alla mensa della PAT, nomi e nomignoli delle sette note.
Dopo aver speso (in nome e per conto di noi contribuenti) sette milioni di euro per il concertone del maggio radioso, adesso ne sono stati stanziati, in rapida successione: 700 mila euro per sistemare l’area a nuovi eventi e un milione di euro per pagare gli artisti che saliranno lo stivale e daranno fiato alle trombe. E al popolo non resta che ballare (sul Titanic dell’autonomia).
A proposito, e per tornare ai ragazzi della via Pal-Pat, il soldato Nemecsek fu alfine promosso capitano. Dopo qualche giorno morì.