Il cordoglio del mondo della montagna, della Sat, in particolare, per la morte a 75 anni di Franco Giacomoni che ne fu presidente dal 2004 al 2009. Ma il cordoglio si estende anche al mondo del lavoro, posto che dal 1987 al 1990 fu segretario della Cisl del Trentino. Il funerale, lunedì 11 dicembre alle 14.30 a Povo, il sobborgo dove è nato ed ha sempre vissuto.
Ci sono persone che sai di poter perdere e ci sono persone che non perdi mai, anche quando se ne vanno sulla strada del loro destino. Franco Giacomoni è una di queste e non riesco ad usare i verbi al passato, per quanto prossimo, perché appunto non se ne è andato.
Lo conosco da tanti anni, per lavoro e per un comune sentire plurale. Tanti anni nei quali ci ha legato un’amicizia, talora ruvida e talora goliardica, come si usa fra persone che non si prendono troppo sul serio. Lo rivedo proprio adesso varcare le porte di qualche nostra platea, per non risparmiarmi alcun commento il giorno dopo su quanto ha visto in palcoscenico e sulla nostra resa da amatori che si sforzano d’essere il più possibile professionali. Franco ricorda perfettamente il vecchio Club Armonia; ne rammenta i protagonisti e fra essi soprattutto Lino Lucchi che lui conosce bene e che è stato un grande attore in tutti i sensi ed in tutti i ruoli. E’ proprio per questa sua antica frequentazione che Franco condivide le nostre scelte sull’importanza del racconto e della trasmissione della memoria. C’è uno spiritello che lo abita e che lo spingerebbe sul palcoscenico, se non fosse per una sorta di ritrosia e di intima timidezza che lo frena. Così mi confessa sempre quando segue, con curiosità e passione come tutte le cose che fa, qualche serata di poesia dialettale all’insegna dei versi di un poeta vero e raro come Fabrizio Da Trieste.
Franco è un uomo di dialogo e non di scontro, perché in lui risiede la non comune capacità di cercare sempre il lato positivo delle cose; di evitare le inutili polemiche; di costruire, anziché distruggere e forse è per questo che avverte – e spesso anch’io con lui – una sorta di spaesamento nel vivere questa contemporaneità densa di mediocri demolitori e di egoisti litigiosi ed altrettanto povera di valori e di comunità solidale. Ricordo, durante la sua presidenza, il suo impegno per portare un nostro lavoro sulla tragedia di Stava alla conclusione di un Congresso della SAT a Baselga di Pinè. Fu anzitutto il tentativo di riaffidare al racconto la sua funzione di memoria collettiva e di mettere, al contempo, in dialogo realtà associative che hanno costruito larga parte dell’identità di questa terra, perché Franco è così; è un progettista di relazioni; è un cultore dell’umano e della semplicità ed è un uomo senza maschere e senza finzioni di convenienza. Uno che sta diritto, in piedi e con lo sguardo non chino di fronte alla storia, forte della sua coscienza e del suo rigore morale.Mi dicono che adesso si è assentato, ma io so che qualche mercoledì sera Franco riapparirà al nostro usuale ritrovo e mi inonderà, come sempre, di idee, proposte e domande che traboccano curiosità ed amicizia da quegli occhi azzurri come il cielo delle sue cime. A presto, caro e prezioso amico.