No, non possiamo rivelare né il nome né la scuola frequentata, poiché si tratta di un minore e di una malattia, grave, che lo ha colpito oltre due anni fa. Tuttavia, a conclusione di un percorso che è stato sanitario, certo, ma anche di straordinaria solidarietà, i genitori del bambino che chiameremo Federico, hanno chiesto a iltrentinonuovo.it di rendere pubblico il loro grazie. In particolare, hanno scritto, “ci piacerebbe ringraziare e far conoscere la disponibilità e la generosità di bambini, genitori e maestre nei riguardi di Federico e della sua malattia. Ci piacerebbe evidenziare la collaborazione e disponibilità ricevuta dai bambini e dai loro genitori nei confronti della malattia (vaccino antinfluenzale, attenzione e pronta comunicazione di malattie infettive durante i mesi di maggior esposizione del nostro bambino a essere infettato); la sensibilità dei bambini, genitori e maestre nel non far pesare a Federico la sua condizione nei momenti più acuti della malattia (perdita totale dei capelli). La volontà delle maestre di scrivere una bellissima storia che ricalca il percorso di coraggio intrapreso con serenità da Federico. In egual misura vorremo rimarcare il coraggio dei genitori e delle maestre le quali, dialogando con i bambini di un argomento così delicato e complicato, sono riusciti/e a far comprendere l’importanza della solidarietà e l’indifferenza (intesa come normalità) nei riguardi della diversità. Il ringraziamento va a tutte queste persone che con piccoli ma valorosi gesti sono riuscite a far trascorrere a Federico spensieratamente e serenamente questo difficile periodo”.
Federico andava all’asilo. Verso fine ottobre del 2019, i genitori si sono accorti che da qualche giorno il piccolo tornava a casa con macchie sulla pelle, “delle petecchie grandi come una moneta da due euro”, ricorda il papà. “Hai litigato con qualcuno? Sei caduto per terra?” chiedeva la mamma, preoccupata. Il bambino rispondeva di no. Eppure, quelle macchie stavano diventando una costante. Vennero le vacanze dei primi giorni di novembre. Il 2, i genitori decisero di far vedere Federico al Pronto Soccorso dell’ospedale. Quella sera ad accogliere il bambino c’era una specialista in oncologia pediatrica. Bastarono uno sguardo, qualche domanda ai genitori, e in un baleno il bambino fu caricato su un’ambulanza e mandato rapidamente a Padova. Alla mamma e al papà, angosciati, i tre specialisti che lo visitarono ancora quella notte, dissero che il bambino era grave. Affetto da leucemia linfoblastica acuta di tipo B (in sigla: B-LLA), la più comune fra i bambini. In Italia sono diagnosticati 300/400 casi all’anno. “Certo, se presa in tempo, la malattia ha un’alta percentuale di remissione” dice il papà di Federico, ma resta un 10-15% dei casi che può manifestare una recidiva entro cinque anni.
Ad ogni buon conto, dopo aver trascorso sei mesi all’ospedale pediatrico di Padova ed essere stato curato con la chemioterapia, Federico è tornato a casa. Gonfio per l’assunzione di cortisone e senza capelli, effetto collaterale ben noto della chemioterapia. Tuttavia, quando dall’asilo ha cominciato a frequentare la scuola, i suoi compagni di classe lo hanno accolto con naturalezza e senza tante domande imbarazzanti. Merito dei genitori i quali avevano preparato i loro pargoli con spiegazioni semplici e con alcuni consigli pratici. Tra l’altro, caso forse unico, per evitare che Federico, già fragile e senza difese immunitarie, potesse essere infettato dall’influenza stagionale, i suoi compagni di scuola sono stati tutti vaccinati contro l’influenza. Poi è arrivato il Covid, la scuola ha chiuso per qualche settimana.
Nel frattempo, Mara, l’insegnante di italiano ha scritto e pubblicato un racconto intitolato “Il coraggio di Fede”, dedicato “A Federico e a tutti i bambini che affrontano le sfide della vita con coraggio”. L’incipit: “Non ci voleva proprio. Da un giorno all’altro la vita di fede cambiò. Fino al giorno prima era un leoncino che, finita la scuola, passava le sue giornate a scorrazzare senza pensieri con la sua banda di amici nella savana di Martinganga e poi… Puff. Fine dei giochi. Una mattina si svegliò come qualsiasi altro giorno, si stiracchiò, fece un bel ruggito (beh… A dire il vero non era ancora molto ferrato e gli uscì il solito stridulo miagolio) e andò a cercare il resto della famiglia sotto la grande acacia per fare colazione. Appena arrivato si accorse subito che le cose non andavano come dovevano andare: mamma e papà stavano parlando con il vecchio Wudi, il saggio della savana che se ne stava sempre solo a pensare e a parlare con le nuvole…”.
Dopo aver narrato l’odissea del piccolo Fede, la malattia e la guarigione, il racconto conclude: “Questa cari amici è l’incredibile storia di Fede: un piccolo come tanti altri che la vita, improvvisamente, ha messo davanti a un’impresa spaventosa e difficilissima. Lui non si è disperato e non si è arreso. Ha raccolto tutto il coraggio e la forza che erano nascosti in lui e, accompagnato e sostenuto dall’affetto di tutti quelli che gli volevano bene, è partito per il suo grande viaggio, affrontando tutto quello che lo aspettava. Ora è tornato, più forte e saggio, e adesso c’è spazio solo per i sorrisi e i canti di festa”.
Se questa non è una bella storia siamo pronti a cambiare mestiere.
© 2022 Il Trentino Nuovo