Ha fatto una campagna elettorale battendo palmo palmo la città di Trento. Nella cui amministrazione fu assessore e nella vita lavorativa un signor portalettere. Per farsi notare s’era fatto marchiare la bicicletta con uno slogan degno di miglior prosa: “Tomasi te me piasi”. Messaggio subliminale non già all’elettore, che lo ha premiato di preferenze quasi quanto la prima degli eletti in “Campobase”, ma al sindaco Janeselli. Il quale lo ha convocato a palazzo Thun dove il candidato piacente si aspettava la consegna delle chiavi di un assessorato degno di cotanta statura politico-amministrativa. E invece, il sindaco, gli ha detto “sul muso”, che l’agognato scranno avrebbe onorato un altro sedere. Insomma: “Tomasi, no te me piasi pu”. Questa la sintesi del messaggio del primo cittadino all’eletto della sua coalizione. senza dar tempo a spiegazioni, dopo 7 secondi il povero Tomasi – così si è sfogato con i giornalisti – ha alzato i tacchi e se ne è andato. “Incazzato nero”, se è consentita la locuzione. Perché al posto che credeva “suo” porrà le terga un giovanotto che ha preso meno voti di lui. Sono cose che succedono. Alla vigilia ti danno per papabile, entri in conclave ed esci cardinale. Avrebbe dovuto saperlo anche il nostro che in famiglia vanta nientemeno che un vescovo. Ma se a Roma la colomba vola alta, a Trento le aquile di piazza Dante in questi giorni sono a terra. Con tutto il marcio che, sciolta la “neve”, è venuto a galla, gli sponsor dei reclusi sentono puzza di bruciato. Consoliamoli, magari con una bottiglia di champagne, da aprire senza sciabola. Sia mai che sbaglino il colpo e cada qualche testa.
La parola e lo scritto al Golem, che la sa più lunga di noi
Giuseppe Tomasi di Lampedusa: un genio! “Tutto cambia, per non cambiare”. Finite le elezioni, la partitura politica suona la stessa, vecchia, trita e finta armonia. E così, il postino non “suona più due volte” e non chiede una “poltrona per due”, ma pretende uno scranno per lui solo. La ragione? “Da assessore ho lavorato divinamente”. Nemmeno lo Spirito Santo dopo il Conclave è mai giunto a tanto. E non vorreste farlo assessore? Quanto meno “alla prosopopea ed all’alta considerazione di sé”. D’altronde, di che meravigliarsi davanti al “traduttor dei traduttori di Omero”; davanti a colui che ha traslato in un improbabile dialetto addirittura la Costituzione italiana? “Santo subito!” e anche “coram populo”. Coerente con la sua storia, il centrosinistra continua insomma a farsi male. Implacabile. Davanti al diniego di uno stuoino, ecco pronta la minaccia di varcare il Rubicone e schierarsi con i Galli. Prego si accomodi. Di amministratori così Trento può forse farne a meno, anche se ritengono di rappresentare il 40% del 9% del 49 % degli elettori.
Ovviamente il centrodestra, rosicchiato dall’invidia e al cospetto di tanta… pochezza, non può essere da meno. La Magistratura ha appena messo ai “domiciliari” una delle figure più vicine al Presidente della Provincia e allora, ecco pronta un’altra figura, collaterale al “reggitore delle magnifiche e progressive sorti dell’autonomia”, da indicare come Giudice di quel TAR che deve spesso decidere sulle corrette ordinanze del medesimo Presidente della Provincia. La quadratura del cerchio.
Ma non basta. Davanti al responsabile di una società pubblica, “asservito” a sospettati trafficanti di stupefacenti, il Presidente della Provincia afferma. “non nego e non rinnego”. Bravo. Così si fa. “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”. Poi, dato che la pelle è una, magari quando indietreggio, guardate da un’altra parte.
“La pace sia con voi”, ma soprattutto con noi che, di fronte a tanto, ne abbiamo veramente bisogno, per non annegare nei gorghi del ridicolo, della presunzione e dell’arroganza.
Il Golem