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    Home»Razzismo&Antisemitismo»Dalle crociate all’accusa di omicidio rituale (4)
    Razzismo&Antisemitismo

    Dalle crociate all’accusa di omicidio rituale (4)

    Renzo FracalossiBy Renzo Fracalossi11 Ottobre 2021Nessun commento6 Minuti di lettura
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    Per lungo tempo, Trento fu la capitale europea dell’antisemitismo. Accadde dopo il 1475 quando un bambino, figlio di un conciapelli, fu trovato morto (annegato) in una roggia che scorreva sotto la sinagoga frequentata da alcune famiglie di ebrei askenaziti. Di quella morte furono accusati gli israeliti. Una vicenda tragica che scavò una voragine fra ebrei e cristiani e che fu sanata soltanto nel 1965 con l’abolizione del culto all’infante Simone, il bambino annegato, proclamato “beato” a furor di popolo cinque secoli prima. Poco dopo l’anno Mille erano state programmate dal Papa e dai re cristiani quelle spedizioni chiamate “Crociate” per liberare i “luoghi santi”, come racconta in questa quarta puntata Renzo Fracalossi.

    Nell’alto medioevo – e soprattutto in epoca carolingia – gli ebrei si diffondono rapidamente in Europa, provenendo da oriente, ma anche dal bacino mediterraneo. Si tratta di comunità, spesso benestanti e composte da commercianti e viaggiatori che parlano più lingue ed hanno contatti con tutto il mondo conosciuto. Commerciano e scambiano ogni bene anche in virtù delle concessioni ottenute da re e monarchi, come i francesi Pipino il Breve e Luigi il Buono, per poter vivere e lavorare secondo le loro tradizioni ed abitudini.

    Proprio le protezioni dei regnanti inquietano il clero cristiano che vede i rischi di una sopraffazione economica e quindi sociale della componente ebraica dentro quelle realtà nazionali che vanno lentamente componendosi in Europa e che non possono essere lasciate in mano ad eretici ed infedeli, perché essi minerebbero il ruolo ed il potere della Chiesa.

    In quel periodo è in atto una profonda trasformazione del papato; una trasformazione che appanna sempre più la missione pastorale per privilegiare invece il “primato del Papa” e quindi il potere temporale che, come tutti i poteri deve reggersi sull’idea di un nemico autore ed interprete di tutto il male dell’umanità e chi meglio degli ebrei, il popolo deicida? Con un abile e capillare opera di propaganda, spesso guidata dagli Ordini monacali, l’opinione pubblica viene facilmente corrotta e manipolata, anche al fine di preparare quel Concilio di Clermont-Ferrand del 1095, attraverso il quale il pontefice Urbano II predica la prima Crociata. Al grido di “Deo lo vult” il popolo diventa all’improvviso un vendicatore di Dio, incaricato da Lui stesso di punire gli infedeli “Judaeos, Haereticos et Sarracenos”, senza distinzione alcuna e partendo da una sorta di “pulizia etnica” che inizia già nelle terre cristiane dell’occidente. I massacri delle comunità ebraiche esplodono con una violenza inusitata in Francia, come in Germania ed in Boemia ed alla fine di questa tempesta antisemita le vittime innocenti si contano in alcune decine di migliaia.

    Nel 1146, Papa Eugenio III e Bernardo di Chiaravalle proclamano una seconda Crociata. Pierre da Cluny, un impetuoso predicatore, incita nobili e popolo in Francia ad occuparsi, ancor prima che dei saraceni, degli ebrei “mille volte più colpevoli verso Cristo dei maomettani”, mentre in Germania Pater Rudolf sentenzia: “Prima vendicate il Crocefisso sui nemici che vivono qui e poi andate a combattere i turchi!” e così nuovi massacri insanguinano Colonia, Magonza,Würzburg e poi Carentan, Sully e Ramenyt. “Deo lo vult” e il sangue ebraico scorre a fiumi. Quarant’anni dopo circa (1188) viene badita una terza Crociata che si rivela identica alle altre nel trattamento riservato agli ebrei, sia nel Brabante come in Spagna; sia in Inghilterra come in Francia e nei Paesi Bassi.

    In questo particolare periodo prende inoltre vita anche un’altra accusa contro gli ebrei; un’accusa che li accompagna fin quasi ai giorni nostri e che scatena ulteriori persecuzioni, anche con la copertura della legge: l’accusa di omicidio rituale, ovvero l’antisemitismo per eccellenza.

    Il primo caso scoppia a Norwich in Inghilterra nel 1144, con il ritrovamento del cadavere di un ragazzino scomparso da poco. Il monaco Teobaldo di Cambridge, che è un ebreo convertito, sostiene che quell’omicidio è stato voluto da una conferenza segreta di rabbini, tenutasi a Narbona in Francia. Pur nell’indifferenza delle autorità, la vicenda assume in breve toni leggendari e per secoli le reliquie del ragazzino, diventato nel frattempo ed a furor di popolo san William, vengono adorate e sono meta di pellegrinaggi. Tre anni dopo un nuovo caso a Würzburg in Baviera e poi nel 1171 a Blois, vent’anni dopo a Bray-sur-Seine e con il XIII secolo quest’accusa si allarga a macchia d’olio un po’ ovunque in Europa. L’imperatore Federico II (1194-1250), sentita una commissione appositamente nominata e composta da alti prelati e dignitari di corte, esclude il fondamento di simili accuse e, con la “Bolla d’Oro” del 1236, gli ebrei vengono scagionati da ogni accusa, esattamente come fa il Papa Innocenzo III (1161-1216), ma non serve quasi a nulla.

    Nel 1370 a Bruxelles, gli ebrei vengono accusati non solo di aver ucciso un bambino ma di aver impastato i loro pani azzimi per la festa di Pesach con il sangue estratto dal cadaverino. Stesse accuse e stesse conclusioni a Röttingen, poi a Berna ed infine a Trento, nel 1475, dove l’accusa di omicidio rituale del piccolo Simone porta, per la prima volta nella storia della persecuzione antisemita, addirittura alla pianificazione dello sterminio della piccola comunità ebraica di Trento, anche contro il parere dell’imperatore e del pontefice e la convivenza fra ebrei e cristiani si fa sempre più difficile.

    L’ebreo è visto, nei secoli medioevali, come l’incarnazione del demonio.

    I processi alle streghe restituiscono infatti all’immaginazione popolare il ritratto del diavolo con le corna, la coda, gli zoccoli ed un lezzo che lo accompagna e che, guarda caso, si chiama “foetor judaicos” (puzza giudea). E così è facile radunare tutti gli attributi visibili del male in un’unica persona e cioè l’ebreo, al punto che in molti e per secoli hanno creduto che gli ebrei avessero la coda. Predicatori di mezza tacca e quaresimalisti infiammati, come Bernardino da Feltre, si fanno carico di trasmettere quest’immagine orrida degli ebrei, anche con l’occulto scopo di frenare l’espansione dell’attività ebraica del prestito ad interesse, che ai cristiani è comunque vietato esercitare e così, in un attimo, l’ebreo diventa diavolo ed il denaro “sterco del demonio”, anche se si tratta di uno sterco non troppo fetido se in breve i banchi di pegno ebraici vengono sostituiti dai Monti di Pietà gestiti dai francescani. 

    (4. continua – le precedenti puntate sono state diffuse il 22 settembre, 27 settembre, 5 ottobre)

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    Renzo Fracalossi

    Renzo Fracalossi, è nato a Rovereto il 5 luglio 1961. Risiede a Trento dove, dopo gli studi umanistici, lavora nella pubblica Amministrazione. Presiede l'associazione culturale "Club Armonia"; è componente della "Società di Studi Trentini di Scienze storiche" e della S.O.S.A.T. Ricercatore e divulgatore, si occupa da decenni di approfondire e narrare l'antisemitismo e con esso la Shoah e di indagare la storia locale. Collabora con università e centri di ricerca europei su tali questioni ed ha all'attivo alcune pubblicazioni e contributi. È autore teatrale, iscritto alla S.I.A.E., con testi rappresentati in sede locale e nazionale.

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