Nei comuni ci sono vie e piazze intitolate ai “grandi” della storia e a fior di delinquenti. Dipende, talvolta, dal periodo storico in cui furono decise certe intitolazioni. A Saone, fin dal tempo del Fascismo imperante (parliamo di 90 anni fa, non di oggi) c’è una via che porta il nome di Italo Balbo. La minoranza in consiglio comunale (Saone fa parte del comune di Tione fin dal 1928, prima era comune autonomo) aveva proposto il cambio di nome della via. La maggioranza, nelle cui file si ritrovano anche simpatizzanti “dell’Uomo della Provvidenza”, ha respinto la mozione con la motivazione che i 39 residenti in quella via e tre aziende avrebbero dovuto sobbarcarsi le spese per la modifica della toponomastica. Cambio di indirizzo sulla carta intestata, più che altro, poiché a documenti e tabelle dovrebbe provvedere l’amministrazione pubblica. È già accaduto nell’abitato di Tone, nel 1999, quando furono modificati i nomi di cinque vie della borgata. Di questi tempi, invece, anche da queste parti, probabilmente, c’è qualche lacuna con la storia la quale, come scriveva Aldo Gorfer, “è una meteora perché gli uomini hanno la memoria corta”. Che a Tione-Saone (così come in altri venti comuni italiani) siano rimasti Balbo-zienti?

E bravo il Comune di Tione! Sentivamo proprio il bisogno di una simile alzata di ingegno, come quella che ha impedito, con un voto consiliare maturato con coscienza democratica e nella consapevolezza di indefiniti “alti costi” e altrettanto incerti “disagi”, la sostituzione della titolazione di una via cittadina ad uno dei protagonisti del fascismo: Italo Balbo.
Già ci sarebbe di che preoccuparsi molto per il lunghissimo torpore delle Amministrazioni comunali di Tione succedutesi dal dopoguerra a oggi, di fronte a questa sempre mancata rimozione, ma le motivazioni adottate dal Consiglio comunale per mantenere intatta “via Italo Balbo” oltrepassano la soglia di ogni ridicolo.
Tanto per un briciolo di memoria, Italo Balbo fu un violento esponente dello squadrismo ferrarese finanziato dagli agrari; un quadrumviro della marcia su Roma che aprì le porte alla dittatura; il probabile mandante dell’omicidio di don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta; già ministro dell’aeronautica di Mussolini e governatore della Libia, dove si distinse per la deportazione e persecuzione delle popolazioni locali dei Senussi. È ovvio che il suo prestigioso curriculum è molto più ampio, ma forse questi meriti sono parsi sufficienti all’onorevole Consiglio comunale per giustificare il mantenimento intatto di una vergogna collettiva, sempre con il lodevole obiettivo di “non spendere troppo e non creare disagi”. Bravi.
Magari un po’ smemorati, perché questa è pur sempre una Repubblica fondata sui valori dell’antifascismo, ma comunque bravi per far risparmiare alle casse comunali qualche carta d’identità e qualche cambio di indirizzo. Chissenefrega della storia, della memoria e della dignità di una intera comunità. L’importante è risparmiare. Anche l’intelligenza, che, evidentemente, è merce rara.
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