Fra cambi e cambiamenti (anche il pannolone fa parte del cambio) la sanità trentina pare una trottola. Tutto gira (a vuoto), tutto è attesa (di tempi migliori). E il Golem, che se ne intende, intende dire la propria anche su garze, garzette e pannicelli. “Mala tempora currunt sed pejora parantur”. Non dispiaccia al timoniere (pro tempore, si spera), ma ci sa tanto che si stava meglio quando (a suo dire) si stava peggio. E che gli oppositori se ne facciano una ragione. Noi no. Il principe di Salina, nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa dava disposizioni: “Far finta che tutto cambi perché nulla cambi”. In meglio, sottinteso.
Questo tempo sembra avere l’ossessione del passato e così anche il “presidente-che-tutto-presiede” ha i suoi fantasmi. Nato con ritardo, per poter essere un democristiano “doc”, vive l’ossessione di questa carenza, trasformando l’amore in rancore. E così, prima del suo avvento, la realtà, che ancora possedeva tracce scudocrociate, era una somma infinita di disastri e nefandezze. Il destino lo ha chiamato ad aggiustare il Trentino, che, poverino, già stava malino. E così ha fatto, fino ai giorni nostri e la gente lo sa e lo apprezza e lo vota e se ne pente il giorno dopo e nonostante tutto continua a votarlo e continua a sbattere contro il muro dell’inconcludenza. Certo, qualcuno comincia a chiedere: questo è il centrodestra o si sarà ancora peggio?
Lui, il “presidente-che-tutto-presiede”, sostiene che tutto funziona a meraviglia, grazie al “cambiamento in atto”. Cala la produttività e anche il lavoro, ma si tratta del “cambiamento in atto”. 6.500 giovani laureati se ne vanno in pochi anni, ma è questo il “cambiamento in atto” (almeno di residenza). La concessione dell’A22 è a rischio. Va bene, perché anche questo è il “cambiamento in atto”. Ma è nella Sanità che si vedono i risultati migliori dell’augusta regia.
Tutto va così bene che perfino il nuovo dirigente generale del settore, se ne torna da dove è venuto. Alla sanità trentina, ormai, non serve un dirigente. Urge un miracolo. Per una semplice cataratta bastano solo qualche centinaio di giorni d’attesa o qualche centinaio di euro (fino a 2.500) da un privato. A Cavalese c’è una sala-parto che già nel nome indica la funzione. Molti infatti partono e vanno in altri ospedali. E mentre la sala-parto resta vuota, quella di ortopedia scoppia, rischiando di trasformarsi in ossario, eretto alla memoria dell’attesa. I medici sono bravissimi e gli infermieri eccezionali, così come tutti gli altri operatori, ma dato che lo erano anche nel sistema del lontano passato, allora ci si deve liberare di questo sistema, con la benedizione e la “Comunione per questa Liberazione”, perché questo esige il “cambiamento in atto”. L’ossessione è quella di fare una Sanità, forse non diversa, ma sicuramente privata. Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti.
Le riforme portate avanti dal “presidente-che-tutto-presiede” si stanno rivelando come una iniezione in un arto artificiale, ma lui è comunque contento perché l’ago non si è spezzato. Dicono che possieda perfino una ricetta per le zanzare. Prima le raduna tutte e poi offre un contributo a coloro che faranno un terzo figlio e andranno a svolazzare e pungere nei desertificati paesini di alta montagna.Senza il “cambiamento in atto” insomma, questa terra sarebbe ancora avvolta nelle nebbie dell’arretratezza e della miseria. Penso alla Sanità. Forse non sarebbe poi così male. Non vi invidio e torno nella mia soffitta di Praga. Ci abito da più di cinquecento anni. Nulla di nuovo. Penso però al vostro “cambiamento in atto” e me ne faccio una ragione.
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