C’era una volta un re, seduto sul sofà, che diceva alla sua serva: “Raccontami una storia”. C’era una volta un re… Nel territorio del fu principato vescovile la voglia di assolutismo regio pare aver contagiato lo scranno di piazza Dante. Dove è in corso l’assestamento di bilancio (centinaia di milioni di euro) che sua maestà vorrebbe distribuire a proprio insindacabile piacimento. L’opposizione? Gli fa un baffo. “Un popolo pieno/ di tante fortune,/ può farne di meno/del senso comune./ Che popolo ammodo,/ che Principe sodo,/ che santo modello/un Re Travicello!” (Giuseppe Giusti)
Nell’anno settimo del suo governo, molto graziosamente, sua maestà si è rivolto ai sudditi e alla sua corte di miracolati, rivendicando “il cambio di passo” del Trentino, avvenuto durante il suo regno. Con l’ineguagliabile modestia che lo distingue, il monarca ha indicato l’anno 2018 quale punto di svolta fra un orribile passato di privazioni, degrado e decadenza morale e il suo eterno presente, tanto privo di ogni futuro quanto radioso e gonfio di benessere per tutti. Mai stagione più gioconda si ebbe nel principato.
Certo, pesa la mole di fallimenti, errori, sottovalutazioni e manifeste incompetenze della corte che lo circonda, ma ciò nonostante quest’età passerà alla storia come un’epoca di rara felicità, nella quale tutto, ma proprio tutto a partire dalla sanità, funziona alla perfezione. A cominciare da quella spianata “spericolata” che dopo Vasco non riesce più a riempire ma che, intanto, ci è costata un pugno di milioni di euro. Sempre in attesa che la Corte dei Conti dia un’occhiata al conteggio e veda se i conti tornano.
“Il cambio di passo” evocato da sua maestà, si vede nell’identità culturale e sociale e si tocca con mano. Da terra plurale, accogliente e solidale, a coltivazione intensiva di paure, rancore e intolleranza. Da comunità condividente a egoismo trionfante e da dialogo critico ad arrogante cocciutaggine. Un cambio evidente insomma, che va alimentato, come già fecero “illustri” predecessori nell’esercizio del potere assoluto, spronando la riproduzione della specie locale e promettendo, a tal fine, quei denari che anche altri elargirono in altre ventennali stagioni. Allora servivano cinque pargoli per ben meritare agli occhi della patria. Ora ne bastano tre, perché anche la prolificità sconta la svalutazione.
Respira! Sei in Trentino, terra di bande, fiati, ottoni, corni, trombe, trombati e tromboni; una terra dove “trombare” non significa solo suonare il nobile strumento, ma anche investire nella generosità leghista, perché, come diceva un certo Adolfo, “la famiglia è la base dello Stato ma solo se sana, ariana e obbediente!”
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Il Golem