Quando la Corte dei Conti metterà il naso nel conto della spesa sborsata per celebrare in musica la padanizzazione del Trentino si assisterà, statene certi, allo scaricabarile. Intanto è cominciato lo “scaricabadile” di chi comincia a discettare sul buco nei conti e a giustificare il costo dei canti (e dei cantanti) che fanno una capatina a Trento sud, incassano l’assegno dell’ingaggio, gorgheggiano e deliziano uno striminzito pubblico. Poi, come sono venuti se ne tornano ruspanti nelle loro terre. Servirebbero (serviranno) ruspe e badili in quantità per chiudere i buchi che si sono aperti, come voragini, nella piana di San Vincenzo. E intanto il Golem, tornato dalle vacanze a Praga, ha letto i giornali e ne ha tratto qualche riflessione.
“Hic Rhodus, hic salta!” (Per evitare sforzi a qualche esponente pubblico che non ha dimestichezza con la cultura e con la scuola, traduciamo la frase: “Qui è Rodi, salta qui”. Che vuol dire: dimostra ciò che affermi, come raccontava la favola di Esopo).
Esibendo una delle migliori doti italiche, politici in carriera e politici già scesi dalla corriera, hanno proposto le loro infallibili ricette per la “Trentino Music Arena” che è, per chi ancora non lo sapesse, il vero “buco” della “banda del buco”. Un già assessore alla Kultur – parlando del planetario successo della Music Arena, che di anno in anno supera sé stessa nel record dello spreco e dello sperpero – ha dichiarato che “Trento non la conosce ancora, ma siamo solo all’inizio.” C’è di che inorridire. Se più di 2 milioni di euro di “buco” sono solo l’inizio, la fine si festeggerà nel 2029 con il centenario del crollo di Wall Street? Non pago, ha poi affermato che serve il coinvolgimento dei privati. Ma come? L’hanno fatto lo scorso anno ed è stato un disastro e adesso ci riprovano? Ma non sa il già assessore che i privati investono dove guadagnano e solo la Provincia mette i soldi pubblici dove è evidente a tutti che si perde?
Più pacata la ricetta dell’altro già assessore e vicepresidente che, con la consueta e simpatica serenità, sentenzia la necessità di “un progetto proporzionato all’utenza”. Ma dai? Veramente? Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? È chiaro che la classe non è acqua e la genialità non è patate.
Forse anche i già assessori si dimenticano che quell’area ha altre destinazioni d’uso nel P.R.G. del Comune di Trento e che tutti i lavori fatti, a carico del bilancio pubblico, sono necessariamente provvisori. Certo, questi sono dettagli. Ciò che conta, a parte la Corte dei Conti, non è tanto il conto e la resa dei conti, ma il conto del consenso, l’unico che conta per chi aspira a contare.