Finita la stagione del mare e della montagna, arriva adesso quella della campagna (elettorale). E così, per qualche settimana, troverete amici inattesi; riceverete posta e messaggini di ogni tipo; vivrete l’ebrezza di incomprensibili dibattiti televisivi dal vago sapore di purgante e potrete collezionare “santini”, depliant, opuscoli e quant’altro serve per rendere inquietanti i giorni che vi attendono.
Poi, finalmente, tornerà la tranquillità. Nessuno avrà perso e tutti saranno vincitori di qualcosa: chi un seggio, chi un “gratta e vinci”, chi un bel niente. I leghisti continueranno a riempire di errori grammaticali anche il loro silenzio; gli italici “fratelli”, convinti che il passato sia il presente, vestiranno l’orbace e continueranno a credere, obbedire e combattere (Fugatti e l’orso, con pari intensità); i centristi, memori di altre e ben più importanti moltiplicazioni, proveranno la moltiplicazione delle poltrone; gli autonomisti, con la loro consueta educazione e aplomb, faranno un congresso nel cofano di un taxi; quelli del PD, amanti della purezza, torneranno ad epurarsi fra di loro, mentre quelli fermi da mesi al “campobase”, le pareti forse si limiteranno a dipingerle.
Tutto sarà normale. Tranne voi che, magari un po’ più frastornati, disillusi, poveri e con un incerto futuro alle spalle, attenderete rassegnati la prossima campagna. Sperando che prima non se la divori il bypass ferroviario.