A cento anni dalla nascita (1922), a 34 anni dalla scomparsa (8 settembre 1989) di Enrico Pruner, il padre fondatore del Partito autonomista trentino (il PPTT), Walter, il figlio, ha rotto gli indugi. Sarà candidato alle prossime elezioni provinciali con gli eredi, benché transfughi, dell’autonomismo storico: Rossi, Dallapicolla e Demagri.
Walter Pruner, una decisione sofferta? “Sì. Travagliata, sofferta, inedita, perché è la prima volta che mi candido. Alla fine ha deciso semplicemente il cuore nonostante il mio desiderio di rimanerne fuori. Perché quello mi sembrava giusto fare.”
È vero che sul letto di morte, suo padre, Heinrich, si era fatto promettere che lei non sarebbe mai sceso nell’agone politico?
“Sì. Mi aveva sconsigliato. Perché lui aveva dato tanto, ricevuto altrettanto, ma aveva anche pagato un prezzo elevato, soprattutto in riferimento alla spaccatura del partito. Oltre alla frattura politica era stata anche una pugnalata al cuore”.
Si riferisce al 1981 e alle successive elezioni in cui si presentarono due liste: l’UATT (con Tretter, Binelli e Sembenotti) e Autonomia Integrale con suo padre e Domenico Fedel. Nel 1988 ci fu la riunificazione con il congresso di Riva del Garda. Tornando a lei, amici comuni dicono che è stata sua moglie a farle decidere il grande passo. È così?
“Franca è un’ottima moglie, donna straordinaria e pragmatica; insegna fisica e matematica al liceo. Mi ha sempre detto: “Fai quello che c’è da fare e noi ci siamo. Fossi in te, questa volta correrei. Con l’obiettivo di dare un segnale”. Anche per indicare un confine”.
Fin là ma non oltre. Riferito a quegli autonomisti del PATT che hanno minato i ponti alle spalle e sono corsi all’abbraccio con i post fascisti di Fratelli d’Italia. È così?
“È stato superato quel confine che ha indotto moltissimi autonomisti di cuore a spingermi perché uscissi a viso aperto per dire: non oltre la Lega. L’idea di un autonomismo tricolore è assolutamente insopportabile.”
Che cosa replica a chi potrebbe accusarla di dividere ulteriormente il mondo delle “Stelle alpine”?
“Che questa è un’operazione identitaria e non divisiva. È proposta, in questo momento, a chi, nelle “Stelle alpine”, ha raccolto dei segmenti politici ma non ha minimamente considerato l’intero arcipelago autonomista. Non capendo che oggi gli autonomisti hanno un senso se c’è un’apertura che non riguarda solo il simbolo ma un comune pensiero”.
Oggi il PATT è in difficoltà.
“Ecco, l’idea di credere che per superare tali difficoltà si possa andare in rotta di collisione ideale da quanto proposto dall’ASAR (nel 1948) ma penso anche alla Carta di Chivasso (1943, l’incontro clandestino dei rappresentanti delle regioni alpine che proponevano un’Italia repubblicana e federale. N. d. r.) questo proprio no”.
Lei ha una causa aperta, davanti alla Cassazione, con il presidente del Consiglio Provinciale, Walter Kaswalder, il quale, più di quattro anni fa (9 maggio 2019), l’ha cacciata dal ruolo di capo di gabinetto dopo che lei aveva partecipato, come osservatore, al congresso del PATT. Questo potrebbe comportare la sua ineleggibilità?
“Ho parlato con i miei legali e mi hanno assicurato che non c’è alcun problema”.
Walter Pruner lei ha un’educazione e uno stile che le viene riconosciuto anche dagli avversari: culturalmente dotato, capace e soprattutto pacato. Sta meditando di andare dal dentista per farsi affilare i denti?
(ride) “Con il dentista ho un brutto rapporto, tuttavia, se dovesse servire, qualche canino si può anche rinforzare”.
Sergio Divina, che le aveva già proposto una candidatura nella sua lista, non sarà contento.
“Divina è un galantuomo. Sta facendo una partita in salita e di lui ho grande stima. Ma qui c’è anche una storia di famiglia. “Casa Autonomia” ha al proprio interno tre “diasporati” (Rossi, Dallapiccola, Demagri) che sono stati la spina dorsale del Partito Autonomista con il quale ho avuto relazioni sino a ieri. Lo stesso dicasi del prof. Luigi Panizza”.
Ma con Divina?
“Con Sergio Divina c’è un idem pensiero, che è quello di gran parte della cittadinanza, di frapporsi, là dove possibile, alla vincita facile di quelli che oggi sono considerati i favoriti.”
Che previsioni si sente di fare, in questa vigilia di campagna elettorale. Insomma, come andrà a finire?
“È una campagna elettorale che si gioca su più piani, sempre più Social, ma la gente chiede soprattutto un contatto personale. Le previsioni sono difficili perché la legge elettorale è complessa, basta anche uno spostamento di decimali per aprire scenari impensabili alla vigilia del voto.”