Hanno provato a stanarlo i colleghi del “IlT”, il quotidiano della fondazione Synthesis che da sei mesi arricchisce il pluralismo informativo in regione. Ma il dott. Francesco Valduga, stimato oncologo della sanità pubblica, ha glissato, ha dato risposte evasive. Ha fatto il politico nel tempo in cui le parole pensate e gentili non servono più ad accalappiare voti.
A un Fugatti che fa il duro, che non arretra davanti alle minacce degli animalisti e continua a sostenere che gli orsi vanno tolti di mezzo, sulla “cattiva gestione del progetto Life Ursus” Valduga replica “democristianamente”: “Abbiamo bisogno di recuperare equilibrio e vuol dire, da un lato, rendersi conto che la montagna deve poter essere vissuta e, nello stesso tempo, evitare di mettere il Trentino contro tutti proponendo la mattanza degli orsi. La fauna tutta va gestita”.
Ma non ha detto né come né quando. E come un orso in letargo si è scrollato di dosso le domande puntuali dei colleghi come piccole punzecchiature di pulci sulla pelliccia.
Il Valduga-pensiero (riportato per esteso sul giornale che trovate in edicola) è che “ci sono dei macro-temi ineludibili, primo fra tutti quello dell’autonomia. Declinandola però come rapporto forte tra autonomia e montagna, credendo fortemente che tutto il nostro territorio sia in qualche modo montagna e per questo originale e diverso dagli altri”.
Ma dai. C’è in giro qualcuno che pensa che il Trentino sia in pianura? Forse i nostalgici della Padania, ma solo perché affetti da strabismo da Carroccio. Lo sa perfino il “veronese” Fugatti che qui siamo in montagna. E già il doverlo mettere nero su bianco sa tanto di carenza di autostima.
Richiesto di “declinare” il metodo e la strategia del suo scarso “interventismo” nel dibattito politico il medico prestato alla politica fa una lezione di scuola guida: “Sono convinto che non ci debba essere una sola marcia, ma tante marce, per tanti tratti di strada da affrontare”.
Già, siamo in montagna e le salite sono dietro la curva. Intanto il sindaco, pro tempore, di Rovereto, candidato presidente della Provincia indicato dall’Alleanza democratica e autonomista, prende tempo. Mancano sei mesi al voto e il suo avvicinamento alle urne “non sarà uno sprint ma una marcia verso il voto”. Una Marcialonga, insomma. Che di solito viene vinta dagli sprinter, non dai “bisonti”.
Il dott. Valduga, degnissima persona, rivela che vorrebbe “rappresentare una politica che si confronta, che ascolta, che parla quando sa e conosce. Una politica che studia per poter dare risposte e proporre soluzioni, che trasforma tutto questo in un programma di governo”.
Sani principi, belle parole, che si scontrano con le paure della popolazione trentina meglio predisposta ai tribuni della plebe che promettono (e di solito non mantengono) ciò che chiede la pancia più che il cervello.
Non sono più tempi dei distinguo lessicali, delle riflessioni prolungate, dei temporeggiamenti, quando fuori, nei “territori” (a proposito: si chiamano valli, perché il territorio è uno solo: il Trentino) gli orsi sbranano gli uomini e i lupi si avvicinano alle abitazioni. Forse è il caso di rammentare al dott. Valduga che anche gli orsi, a primavera, escono dal letargo.