Si torna a parlare della morte di Margherita “Mara” Cagol, la donna trentina delle prime “Brigate Rosse” che insanguinarono l’Italia per almeno quindici anni, fra il 1969 e il 1984. Se ne parla, a quasi mezzo secolo dal tragico scontro a fuoco con i carabinieri nel quale restò uccisa, il 5 giugno 1975, in Piemonte. Torna in primo piano oggi perché il brigatista, che era con lei, quel giorno, e che riuscì a fuggire, non fu mai individuato. Il figlio di un carabiniere, l’appuntato Giovanni D’Alfonso, rimasto ucciso nella sparatoria, un anno fa ha chiesto alla magistratura piemontese che fossero riaperte le indagini. Ora i carabinieri del RIS (reparto investigazioni scientifiche) di Parma, dopo aver sentito la testimonianza di alcuni ex brigatisti, hanno ripreso in mano i reperti trovati cinquant’anni fa nella cascina della sparatoria nella quale avevano trovato rifugio Margherita Cagol e altri suoi compagni. Dall’esame del Dna su alcuni resti sarebbe stato individuato il terrorista che riuscì a fuggire e il cui nome è rimasto sconosciuto per mezzo secolo.
Qualcuno ha cercato una similitudine con Margherita da Arco, la compagna di fra Dolcino da Novara che finì sul rogo il 1° giugno 1307 dopo che la setta rivoluzionaria dei “dolciniani” fu presa per fame e per stenti sulle montagne del Biellese dai soldati del vescovo di Vercelli.
Margherita Cagol, da Trento, moglie e compagna di Renato Curcio (1941), morì il 5 giugno 1975, a trent’anni, nello scontro a fuoco con una pattuglia di carabinieri. Stavano eseguendo controlli nella cascina Spiotta, vicino ad Acqui Terme. Il giorno prima, le “Brigate Rosse” avevano sequestrato un industriale vinicolo, Vittorio Vallarino Gancia, 90 anni oggi, essendo nato il 28 ottobre 1932.
Margherita Cagol si era laureata nel 1969 con 110 e lode in Sociologia all’università di Trento dove aveva conosciuto Renato Curcio. Tre giorni dopo essersi laureata, lo aveva sposato al santuario di San Romedio.
Qualche tempo dopo, a Milano, Curcio e “Mara” Cagol avrebbero dato vita alle “Brigate Rosse”. Fu un gruppo armato, di estrema sinistra, che per tutti gli anni Settanta del secolo scorso uccise, sequestrò, “gambizzò” (cioè sparò alle gambe) coloro che erano considerati i “servi del potere”: magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine, politici. Il culmine di quegli “anni di piombo” fu raggiunto con la strage di via Fani, a Roma, il 16 marzo 1978 (cinque poliziotti assassinati) e il sequestro del presidente della DC, il partito della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Il quale fu ucciso il 9 maggio dopo un “processo del popolo” e un sequestro durato 55 giorni.
Nel 1984 l’Istituto Cattaneo aveva elaborato e pubblicato uno studio (“Cifre crudeli, bilancio dei terrorismi italiani”, di Donatella della Porta e Maurizio Rossi) sugli “episodi di violenza (attentati) con danni alle persone che hanno visto coinvolto gruppi terroristici dal 1968 al 1982”. Per quanto riguarda le Brigate Rosse la somma porta a 142 episodi; altri gruppi di sinistra che operarono in quegli anni si macchiarono del sangue di uomini e donne, servitori dello Stato, in 130 episodi. A formazioni paramilitari che si ispiravano alle idee propugnate dalla destra sono attribuiti 51 episodi di terrorismo. “Per quanto riguarda i gruppi di destra, l’unico dato certo (a causa dell’esiguità dei totali) è la progressiva concentrazione dell’attività nel Lazio”.
Scrive l’Istituto Cattaneo che “già nel 1969 compaiono due “organizzazioni”, una di sinistra e una di destra, che mettono a segno attentati e li rivendicano. Sebbene negli anni successivi un simile comportamento non abbia mai preso il sopravvento sulla pratica di compiere attentati senza firmarli, nel periodo che va dal 1969 al 1982 si debbono registrare ben 2.712 episodi in cui un “gruppo” o una “organizzazione” ha ritenuto opportuno far conoscere le proprie caratteristiche indicando almeno una sigla cui far risalire la responsabilità degli attentati”.
Furono cinque le organizzazioni che hanno “firmato” la maggior parte degli attentati: Nuclei armati rivoluzionari (NAR) e Squadre azione Mussolini (SAM), a destra; Brigate Rosse (BR), Prima Linea e Proletari comunisti organizzati, a sinistra. Vi si potrebbero aggiungere pure Autonomia operaia per il comunismo e Lotta armata per il comunismo.
Alle Brigate Rosse sono attribuiti in quegli anni 494 attentati; a Prima Linea, 107; ai Proletari comunisti organizzati, 106.
“I dati sugli attentati a persone e sulle relative vittime mostrano che le Brigate Rosse sono di gran lunga la formazione più attiva, pericolosa e ramificata della sinistra”. Difatti tra il 1969 e il 1982, al piombo delle BR sono attribuiti 70 morti e 91 feriti; ad altri gruppi della galassia di sinistra: 52 morti e 87 feriti. Ai gruppi di destra: 31 morti e 8 feriti.
Su “Mara Cagol, una donna nelle prime Brigate Rosse” scrisse un documentato saggio (Marsilio-Temi, 1980) il giornalista Piero Agostini (1934-1992). L’interesse di quel saggio, scriveva Giorgio Bocca (1920-2011) nella prefazione, “sta nello spiegare come possano diventare attori della storia, se non suoi protagonisti, anche dei personaggi modesti come Mara Cagol e Renato Curcio; come il loro destino, in un momento critico della vita sociale, possa oscillare, a volte causalmente, fra l’ordinaria amministrazione di una vita qualsiasi e il risalto tragico, la tragica risonanza del terrorismo”.