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    Home»Il corsivo»Elezioni: frati e fratelli
    Il corsivo

    Elezioni: frati e fratelli

    Alberto FolgheraiterBy Alberto Folgheraiter27 Settembre 2022Nessun commento3 Minuti di lettura
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    Le aquile hanno perso le piume e, probabilmente, anche un po’ di cresta. È una delle cartoline regalate dalle urne in provincia di Trento. La coalizione di destra porta a Roma cinque parlamentari (Biancofiore, Testor, Cattoi, Ambrosi e de Bertoldi); quella di centrosinistra deve accontentarsi del senatore Patton e della deputata Ferrari.

    Pietro Pattón porta il cognome di un generale, Pàtton, che fu comandante della Settima armata americana che guidò lo sbarco in Sicilia (luglio 1943); poi della terza armata che consolidò lo sbarco di Normandia (giugno 1944). Tra le sue frasi celebri: “Meglio combattere per qualcosa che vivere per niente”. Il Patton trentino è un uomo mite che fa il contadino e il presidente della cantina di Lavis. Da metà ottobre sarà senatore della Repubblica Italiana, eletto con il raggruppamento di “Alleanza democratica per l’Autonomia”.

    Ecco, Pietro Patton, 65 anni, da Meano, con i suoi 47.904 voti (41,1%) approderà a Palazzo Madama, a Roma, con il compito, lui che è fratello di frate Francesco “custode di Terra Santa”, di fare il “frate custode” dell’Autonomia trentina. Difensore a Roma di un territorio che dell’autonomia, probabilmente, non sa che cosa farsene. Visto che anche qui, come nel resto del Belpaese, il 25% degli elettori ha scelto Fratelli d’Italia. Ovvero il partito che più nazionalista non si può. Ed hanno un bello sbraitare i leghisti alla Zaia i quali, non da oggi (e lo hanno fatto, inutilmente, soprattutto quando al governo comandavano i “loro”) chiedono con insistenza l’autonomia regionale. Affidare un tema così delicato alla signora Meloni è come chiedere a Dracula di custodire le sacche di sangue dell’Avis.

    Pietro Patton è il presidente della cantina di Lavis. Ma il brindisi per l’avvenuta elezione lo ha fatto a Cembra, nella cantina che a suo tempo fu inglobata, non senza infuocate polemiche, nella La-Vis di Lavis. Un brindisi veloce nella valle che, a dispetto del trend provincial-nazionale, ha votato in modo massiccio i seguaci di Alberto da Giussano. La val di Cembra, infatti, domenica 25 settembre, ha di gran lunga preferito la candidata del Carroccio, Martina Loss (2.455 voti). A Pietro Patton, che gareggiava con i colori dell’Alleanza democratica per l’Autonomia, sono stati attribuiti 1.752 voti. Grazie anche all’impegno e all’ingegno del consigliere provinciale Alessandro Savoi (Ciónfoli), la Lega ha sbaragliato in tutti i sette comuni della valle. Con una sola “patta”. Incredibilmente, a Giovo, sia Patton che Loss hanno ottenuto esattamente 503 voti ciascuno. Patton: a Verla, 286 voti; Palù, 124; Ville, 93. Loss: 239 a Verla; 164, Palù e 100 voti a Ville.

    Epperò, nonostante la vulgata padana, in pochi anni lo spadone dell’Alberto da Giussano si è ammosciato. Dal trionfo del 2018, con il 27% dei voti, il partito del Carroccio è crollato all’11%, travasando i voti ai Fratelli d’Italia (fratelli-coltelli?) che dal 3,5% di cinque anni fa sono saliti al 18,8%.Niente male per un partito che qualche mese dopo le politiche del 2018 aveva conquistato il palazzo di piazza Dante. Che ha gestito come sapeva e come poteva la pandemia; che ha organizzato in house il concerto “spericolato” del Blasco nazionale; che tiene le riunioni di giunta nelle valli; che vagheggia e foraggia ospedali di periferia; che cancella con invidiabile nonchalance appalti milionari come quello del Not; che fa di ogni immigrato un delinquente e di ogni erba un fascio. A proposito del quale, invitati a “fasciarsi”, anche i Trentini hanno preferito l’originale. Slegati e confusi, convinti dal pifferaio magico di aver vinto ancora una volta, ai leghisti (di casa) non resta che piangere.

    importante
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    Alberto Folgheraiter
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    Giornalista e scrittore. Negli anni Settanta redattore al settimanale “Vita Trentina”, alla redazione di Trento de “Il Gazzettino”, direttore responsabile di “Radio Dolomiti”. Dal 1979 al 2010 cronista alla redazione di Trento della Rai, poi capostruttura dei programmi (2007-2010); corrispondente dalla regione (1975-1996) del settimanale “Famiglia Cristiana”. Ha pubblicato 27 libri su storia, tradizioni ed etnografia del Trentino-Alto Adige. È socio di Studi Trentini di scienze Storiche.

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