Siamo veramente un Paese originale, in ogni senso. Da giorni, partendo dal discorso del Presidente ucraino Zehlenski al Parlamento italiano, sembra in atto una gara per trovare gli argomenti più sensazionali, adatti ad esibire quella “cultura del distinguo” dal vago sapore bizantino, che spesso consente all’ onorevole Laqualunque un attimo di gloria massmediatica. E così una si schiera con Putin “per sconfiggere insieme l’agenza globalista”; altri non ci stanno “a fare la parte dei figuranti che non hanno nemmeno la possibilità di togliersi qualche dubbio”, altri ancora affermano che “c’è un problema di democrazia in Ucraina” e su tutti aleggia chi ieri spingeva per le spese militari ed oggi – fiutato il vento populista – si schiera, in perfetta incoerenza, su posizioni esattamente opposte, anche rischiando di mettere a soqquadro il Paese in un momento così difficile per tutti. Appunto attimi di una gloria per una foto tessera sui giornali, per l’applauso di quelli (pochi per fortuna) che sono sempre e comunque “contro” o per raggranellare qualche misero votarello capace di far mantenere a qualcuno ancora i piedi sotto i banchi parlamentari.
Certo, in democrazia ogni opinione è lecita, ma anche ogni senso del ridicolo, perchè certe affermazioni, almeno nelle persone comuni, provocano sconcerto, mentre le bombe russe radono al suolo le città ed uccidono bambini, donne ed anziani inermi.
Forse però è colpa nostra. Forse siamo noi, comuni cittadini, che non capiamo ed abbiamo assunto impegni internazionali tanto per passare il tempo. Forse si tratta di quell’ “alta politica”, preclusa, per sua natura, alla gente normale e quindi incomprensibile a quest’ultima. Forse ci meritiamo una classe dirigente che è specchio della realtà che la esprime. Forse….
Eppure, davanti a certe dichiarazioni, il senso di vertigine e di nausea non ci abbandona. È certamente una questione di stomaco: debole ogni giorno di più il nostro; robusto invece quello di questi critici “tout court”, comodamente assisi sulle proprie granitiche certezze della durata di qualche minuto.
Spesso si tratta di affermazioni, che un minimo esame storico demolisce in fretta, ma ciò non toglie che esse mirino, più o meno consapevolmente, a spostare l’asse della realtà a favore del carnefice, anziché della vittima. “Nihil novo sub solem” (Niente di nuovo, sotto il sole).
È la già vista lezione del negazionismo a ogni costo, che viene riproposta, senza alcun pudore, alla narrazione pubblica, con l’intento di sostituire la fazione alla ragione e la menzogna alla verità, per cancellare ogni memoria, barattandola con la convenienza del momento.
In rete è apparsa recentemente una fotografia che ritrae pochi decerebrati che sventolano una bandiera con la svastica. Le didascalie affermano che si tratta di nazionalisti ucraini, a testimonianza della “nazificazione” in atto da tempo in Ucraina. Guarda caso, si tratta degli identici argomenti adotti da Putin per giustificare l’invasione e solo questo dovrebbe destare qualche sospetto, circa la manipolazione della cronaca ai fini della politica.
Abbiamo conosciuto, ancora nei primi anni Ottanta, il negazionismo che provava faticosamente a negare lo sterminio degli ebrei d’Europa. Lo abbiamo rivisto con i vari no-vax, no-green pass, no-tutto e adesso rieccolo nelle parole di chi dubita, di chi distingue, di chi si sofferma sul dettaglio.
Anche nel nostro Paese abbiamo, purtroppo, idioti che sfilano contro le misure sanitarie vestendo la tragica divisa dei deportati nei Campi della Shoah. La loro esibizione, se giudicata secondo lo stesso metro usato per imputare ad un intero Paese e sulla base di quella fotografia l’accusa di essere un covo di “nazisti e drogati”, dovrebbe quindi logicamente condurre ad affermare che l’Italia è un enorme Campo di concentramento, anche se tutti sappiamo che così non è. Eppure, Goebbels insegna che una menzogna ripetuta dieci volte diventa verità. E Putin oggi, non sta forse affermando che un Paese di 42 milioni di abitanti ed esteso per 603.549 chilometri quadrati minaccia la sopravvivenza della Russia: 17 milioni di chilometri quadrati e 147 milioni di abitanti?Qualcuno ci crede e lo afferma, o magari non ci crede ma lo afferma lo stesso. Ne ha di certo facoltà, ma forse dimentica di essere nel Parlamento della Repubblica, anziché al bar Sport. La differenza è sostanziale. Almeno per noi comuni mortali, che non capiamo nulla di “alta politica”.