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    Libri&riviste

    S. Maria del Carmine a Rovereto

    Patrizia BelliBy Patrizia Belli5 Gennaio 2022Nessun commento5 Minuti di lettura
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    Nel 2020 ricorrevano i 200 anni dalla consacrazione della chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo a Rovereto. Per l’occasione è stato pubblicato un volume sulla storia e l’arte di uno degli edifici sacri più antichi e belli della Vallagarina, a cura di Renato Trinco (edito da La Grafica di Mori). La pandemia ne ha impedito la presentazione ed è un peccato perché il libro racconta con dovizia di particolari la storia di questo luogo di culto che – come scrive l’autore – unisce una straordinaria bellezza artistica e al contempo, attraverso l’architettura, la pittura, la scultura, fornisce una lezione di teologia.

    Le prime notizie relative alla chiesa di Santa Maria nel borgo di San Tommaso a Rovereto risalgono al 1250 e seppur in assenza di documentazione certa, gli storici attribuiscono a Aldrighetto II di Castelbarco la costruzione di una chiesa nei pressi del ponte Forbato. Ma il primo documento in cui viene citata la chiesa è un testamento del 13 agosto 1319 con il quale il nobile Guglielmo Castelbarco aveva disposto che accanto alla chiesa fosse istituito un convento per i frati dell’Ordine dei Minori. In realtà i Francescani non occuparono il convento e al loro posto si insediarono i Carmelitani che da quel momento legarono la loro storia alle vicende della chiesa di Santa Maria. Inizialmente dedicata alla Santissima Vergine Annunziata, con la consacrazione, nel 1334, le fu attribuito il titolo di Santa Maria del Carmelo e crebbe attraverso la generosità delegati testamentari e le donazioni.

    Ma come era la chiesa all’origine? Renato Trinco spiega che un’idea sommaria di come potesse presentarsi il convento e il primitivo fabbricato traspare da un dipinto (conservato all’archivio di Stato a Venezia databile fra il 1462 e il 1480). Rovereto vi figura come il borgo cinto da mura, nel quale risaltano la chiesa di San Marco (ultimata nel 1462), il castello castrobarcense e, dalla parte opposta del torrente Leno, è ben raffigurata una chiesa con adiacente costruzione. Se da un primo sguardo si potrebbe pensare alla chiesa di San Tommaso, la presenza di una struttura attigua all’edificio sacro depone a favore dell’ipotesi che si tratti proprio del complesso della chiesa con l’annesso convento dei Carmelitani di Santa Maria.

    Si fa risalire alla fine del Quattrocento la fabbrica del chiostro del convento dei Carmelitani di Santa Maria, un bell’esempio del primo Rinascimento trentino con la pianta rettangolare, volte a crociera, arcate sostenute da venti colonnine.

    È verso il XVII secolo che prende forma la nuova chiesa. Già nel 1657 il campanile fu portato dai 26 metri iniziali ai 40 attuali. Nel 1674 la vecchia chiesa venne parzialmente abbattuta e successivamente su interessamento di padre Gerolamo Pandini (nativo di Lizzana) si intraprese l’opera di ingrandimento dell’edificio.

    Il 25 maggio 1678 fu benedetta la prima pietra del nuovo edificio. Alla fine del secolo la chiesa era completamente ricostruita, mantenendo nella sacristia parte dell’antico edificio. La chiesa venne abbellita con altari di marmo, pale, una cantoria con organo, tele del Baroni Cavalcabò, stalli lignei.

    La “toresela” che molti roveretani ricordano nei racconti tramandati da generazioni fu costruita nel 1780 di fronte alla chiesa, serviva per il sollevamento dell’acqua (nell’immagine: ipotesi del meccanismo da un disegno di Rino Dapor) a uso della popolazione e degli opifici serici. Andò in disuso nel 1845 con la realizzazione dell’acquedotto Spino e la ruota – ci racconta Trinco – servì a macinare vetri per ricavare smalti vetrosi da usare per le maioliche Valandro. Fu demolita nel 1937 per ampliare la strada.

    Ma torniamo alla storia di chiesa e convento. La facciata con le nicchie per le quattro statue fu realizzata nel 1750. Il monastero carmelitano venne soppresso nel 1785, in seguito al decreto dell’imperatore Giuseppe II (1780-1790). E la chiesa divenne parrocchia del Borgo. Fu consacrata solo il 29 giugno 1820 dal vescovo di Chioggia, Giuseppe Provedi-Manfrin, che si trovava a Rovereto per consacrare la chiesa delle Dame Inglesi.

    Durante la prima guerra mondiale l’edificio sacro fu completamente svuotato, requisite le campane e distrutto l’archivio. Il restauro avvenne attraverso i finanziamenti pensati per il recupero del patrimonio artistico. Conclusa la ristrutturazione nel 1929, la chiesa ottenne il titolo di arcipretura. 

    La seconda guerra mondiale fu pesante per il rione di Santa Maria (distrutta la cappella del cimitero, colpito l’ospedale e molte abitazioni) tuttavia la chiesa subì danni modesti (al tetto e alla cupola). Tra il 2004 e il 2008, per cura del parroco don Enrico Finotti, la chiesta è stata risanata all’interno e all’esterno con il sagrato rimodulato per l’allargamento del marciapiede. Nel 2016 la chiesa Santa Maria del Monte Carmelo è stata designata come una delle dodici chiese giubilari della diocesi di Trento. Per il Giubileo straordinario della misericordia papa Francesco ha concesso, nella chiesa roveretana di Santa Maria del Carmine, l’apertura di una porta santa.Il libro di Trinco è un lavoro accurato di ricostruzione storica. Molto importante l’apparato iconografico con oltre 400 fotografie, a cura di Federico Baroni; di sicuro interesse l’appendice che approfondisce la storia sulla presenza dei Carmelitani a Rovereto. In copertina una litografia di Basilio Armani, del 1842.

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    Patrizia Belli

    Patrizia Belli, giornalista e scrittrice, è stata cronista al quotidiano l'Adige, responsabile dell'Ufficio stampa del Comune di Rovereto, della Comunità della Vallagarina, corrispondente dell’agenzia Ansa, editorialista. Ha pubblicato Vaniglia (Stella editore, 2006), Figlia di tante lacrime (vincitore della sezione “inediti storici” Premio Gelmi di Caporiacco, edito da il Margine), Il cuore a stella (Egon 2013), La leggenda di Zinevra (Laboratorio di grafica a mano della Biblioteca Tartarotti). Autrice di numerosi racconti. Vive e lavora a Rovereto.

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