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    Home»I tempi della cronaca»Malga Bocche, un giorno di luglio
    I tempi della cronaca

    Malga Bocche, un giorno di luglio

    Patrizia BelliBy Patrizia Belli29 Agosto 2021Nessun commento4 Minuti di lettura
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    Forse nessuno come Rigoni Stern collima con la mia idea di montagna: “Questa mattina, con il primo sole, sono uscito a fare una breve passeggiata con il cane Sirio. Con dieci giorni di anticipo ho ascoltato il canto del cuculo. È un buon segnale e il cuore si è rallegrato.” Mi rallegrano il cuore anche le parole che Reinhold Messner, dedica alla montagna quando dice che il luogo dove camminare e non da conquistare o inquinare coi gas di scarico. Da giorni avevo  in mente di scrivere qualcosa sulle regole che governano chi accede alle montagne e poi così d’improvviso  leggo che la Sat sta pensando la stessa cosa…  Il titolo del Corriere del Trentino è lo stesso che  avrei dato io: “La Sat lancia il galateo della montagna”.

    Leggo che si scriveranno alcune regole di giusto comportamento saranno stampate  su delle tovagliette/opuscolo che aiuteranno i turisti a comprendere che non sono a Rimini ma in un rifugio spesso a più di 2000 mt di quota, dove non c’è un supermercato vicino, al massimo c’è una cremagliera che porta viveri in cima, dove non c’è uno scarico, né una ditta incaricata a raccogliere rifiuti. Dove il tempo  –  meteo parlando –  è  padrone assoluto, dove la connessione internet (se c’è)  può saltare in qualunque momento e pure l’elettricità… perchè la montagna non è la città e non si può portare la città sulle montagne. 

    Non si può  per una ragione semplicissima:  la natura non lo permette. 

    E in fondo se ci pensate bene, questo è il vero fascino della montagna: comprendere che la natura è padrona assoluta. E non è questo quello che cerchiamo quando ci incantiamo dinnanzi alla sua magnificenza? Al mare cristallino delle Maldive?Alla aridità della savana africana? Ai cieli zeppi di stelle del deserto?

    Belli solo per un selfie? No. 

    Tutto quello che sto raccontando è per  ricordare alcune semplici – ma per noi trentini preziose – indicazioni della montagna. Sono su una delle più belle malghe del Trentino: Malga Bocche.  La conosco da sempre, so che è una malga vera, di quelle  in cui mangi la polenta che ogni tanto ha i  grumi e  – menomale – significa che non è quella istantanea. E la salita nemmeno è tanto faticosa se pensi di gustarti il loro ottimo strudel.

    Ci arrivo in un fine settimana di luglio, dire che siamo in tanti a cercare un posto  sulle panchette esterne è un eufemismo… eravamo tantissimi. Va chiarito che nel prato di fronte alla malga ci sono dei tavolacci con panche da otto posti seduti comodi. Ora uno di questi tavoli è occupato solamente da due persone; una coppia di turisti italiani (nessuna inflessione dialettale), molto perfetti, molto precisini, molto modaioli. Abbigliamento giusto (ogni capo firmato) e sguardo perso e indifferente  nell’orizzonte,  perfettamente consci della fila di persone in attesa di sedersi. 

    Mi avvicino, noi siamo tre adulti e un cane che sta tranquillamente sotto il tavolo e chiedo  il permesso di sedermi. C’è un attimo di totale gelo, è chiarissimo che non ci vogliono, ma non hanno il coraggio di dirlo. Fortunatamente si libera un tavolo accanto e ci sediamo condividendo allegramente con altri il nostro momento di riposo. Sapete come è finita? Che al tavolo dei turisti indisposti si sono seduti i cinque con bambini e cani al seguito…ben gli stà!

    Non avrei mai raccontato questa esperienza se non fosse che nel galateo della montagna  va ribadito a grandi lettere che non siamo in un ristorante d’una città, dove quando prenoti il tuo tavolo è solo tuo. Siamo in montagna dove la condivisione, la solidarietà, l’essere tutt’uno con la comunità può rappresentare la salvezza. È  questo  il senso del saluto che ci diamo quando ci incontriamo. È un riconoscersi, un guardarsi negli occhi e capire che se uno di noi fosse in difficoltà l’altro lo aiuterebbe. Non siamo a Rimini, siamo su pianori o cime che all’improvviso possono diventare difficili e l’unica salvezza potrebbe venire proprio da quella persona che ti ha chiesto di condividere il tavolo.Allora ripetiamolo: la  montagna è il saluto, la montagna è il rispetto per la natura e i suoi abitanti, è condivisione di spazi, è silenzio, è non avere assurde pretese. Non siete in mezzo a mucchi di roccia ma dentro a una storia di valori che racconta la vita di persone che hanno faticato per vivere a quelle quote. Il rispetto è il minimo che si chiede. 

    importante
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    Patrizia Belli

    Patrizia Belli, giornalista e scrittrice, è stata cronista al quotidiano l'Adige, responsabile dell'Ufficio stampa del Comune di Rovereto, della Comunità della Vallagarina, corrispondente dell’agenzia Ansa, editorialista. Ha pubblicato Vaniglia (Stella editore, 2006), Figlia di tante lacrime (vincitore della sezione “inediti storici” Premio Gelmi di Caporiacco, edito da il Margine), Il cuore a stella (Egon 2013), La leggenda di Zinevra (Laboratorio di grafica a mano della Biblioteca Tartarotti). Autrice di numerosi racconti. Vive e lavora a Rovereto.

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