D’accordo, per 1600 anni sono stati ingiustamente accusati di aver ammazzato S. Vigilio, terzo vescovo di Trento. Ma adesso i rendenéri e la Rendena stanno esagerando. Non contenti di aver portato uno dei loro sulla cattedra di S. Viglio (l’arcivescovo Lauro Tisi), di averne mandato un altro in Umbria (l’arcivescovo Ivan Maffeis), di “vantare” assessori provinciali e segretari di partito, i pinzolèri possono issare sul pennone anche la carica del loro sindaco, eletto presidente del Consiglio delle Autonomie Locali. Un altro rendenèro nella stanza dei bottoni. Dove si decidono trasferimenti di denaro, finanziamenti pubblici, e dunque si esercita il potere.
Dal molèta che girava il mondo con la slàifera, ai parvenu che fanno girare il mondo attorno a loro, sono bastati una manciata di decenni per trasformare la Rendena. Divenuta appendice lombarda (e non solo Campiglio).
Pinzolo è diventata la buca dell’orchestra nelle sinfonie politiche che attraversano il Trentino. Pare finita l’epoca della “dogana del Bus de Vela”, che teneva i rendeneri “oltre il crozzo”. Adesso sono nei palazzi, ci sono addosso. Quel pargoletto milanese (quanto sono carini da piccoli, poi crescendo…) che trascorreva le vacanze nell’albergo della famiglia Failoni, a Pinzolo, ha diffuso una certa idea di “servizio del Paese” che ha intaccato anche le stelle alpine nell’area del Brenta.
Senza allargare lo sguardo ad altri “poteri forti”, questa la trinità rendenèra: Roberto Failoni, albergatore e assessore al turismo dal sorriso smagliante, uomo forte della giunta provinciale e degli impianti a fune. Deputati (di solito) a condurre verso l’alto. Roberto Simoni, principe del regno della Cooperazione che ha perso per strada molto dello spirito originario. Michele Cereghini, sindaco di Pinzolo, eletto a stragrande maggioranza alla guida del Consiglio delle Autonomie, che preannuncia cambio di stile e di gestione.
È il nuovo che avanza, sempre che non si rivelino avanzi del vecchio.