In attesa del responso sul “terzo mandato” e della caccia ai fringuelli (il compianto “Obelix” Boso sarebbe fiero dei suoi eredi), la “politichetta” è in vacanza: chi al mare, chi nell’orto (del Getsemani), chi nelle terre esotiche ed esclusive dove il pungolo delle opposizioni arriva smorzato dal fuso orario e dalle fusa degli accompagnatori/trici. È ferragosto, “bellezza, e io non ci posso fare niente. Niente.” Ah, Humphrey Bogart, buonanima… Tutti al mare (mica tanti), con la montagna che si sbriciola al solleone d’agosto e le località d’élite prone al selfie da formicaio. Torna in auge il disegno dei passi chiusi, come i bordelli del 1957, e degli accessi coi tornelli. Tanto per rammentare le fabbriche di qualche decennio addietro. A proposito: che fine ha fatto la “classe operaia”? Più che in Paradiso pare finita all’inferno. In compagnia del ceto medio, degli operatori della scuola, della sanità, dei lavoratori a reddito fisso. Se Ferragosto è un giorno di evasione, a far festa tutto l’anno sono gli evasori (fiscali) che possono gioire di uno Stato che, promesse a parte, li lascia stare, li lascia fare e non fare. Per esempio: non presentare alcuna denuncia dei redditi. Perché i guadagni vanno goduti, non si possono denunciare come fossero mariuoli da pochi spiccioli. E poi, vuoi mettere la libertà di gridare allo scandalo di una sanità malata, di servizi scadenti, di strade rattoppate? Tanto loro hanno pur sempre una corsia preferenziale: nel privato. “Chiagnono e fottono”. Intanto, per tornare a coloro che bene o male (più male che bene) hanno in mano le leve dell’Autonomia, ecco che cosa bolle in pentola in questo ferragosto di canicola.
Il prossimo 5 novembre sarà cruciale. È attesa la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità della legge provinciale sul “terzo mandato”. Uno spartiacque che renderà più chiaro l’orizzonte, in vista del rinnovo del Consiglio provinciale fra tre anni. Nel frattempo, la politica si muove, approfittando della disattenzione estiva, verso le candidature possibili per l’appuntamento del 2028 o anche prima, nel caso in cui Fugatti si dimettesse per candidare al Parlamento, vista la scadenza della legislatura nel 2027.
Nel centrosinistra è ormai emersa la lotta sotterranea contraria alla candidatura di Franco Janeselli. Non sembra che siano in molti i suoi fans. Parte consistente del PD infatti non lo vuole, così come non lo vuole Campobase.
I motivi sono molti e si saldano in una opposizione diffusa a questa candidatura. Quasi una riedizione di ciò che accadde con Ugo Rossi.
Al posto di Janeselli – secondo il disegno di Lucia Fronza Crepaz,“deus ex machina” del Movimento dei Focolari e attuale regista di alcune scelte politiche – sta prendendo invece quota il nome di una donna: Maria Chiara Franzoia, vice presidente del Consiglio provinciale, moderata, fedele espressione del Movimento e ambiziosa quanto basta.
Una scelta questa meno laica di altre, ma che potrebbe soddisfare anche ciò che resta del “Centro” che guarda a sinistra e perfino certi ambienti della Curia trentina. Anche il nome di Andrea de Bertolini sta raccogliendo qualche consenso, se non altro per la sua rivendicata indipendenza dal PD. Dentro il partito però, la “corrente Schlein”, guidata dal “sempiterno” Roberto Pinter, pare stia tifando per la candidatura di Sara Ferrari, che così tornerebbe a Trento, lasciando il Parlamento. Infine Paola Demagri, il cui nome torna a galla ogni volta che si tratta di fare qualche scelta di compromesso. La sua sconfitta elettorale a Cles negli scorsi mesi pesa, ma forse non in modo irreversibile. Un quadro in fermento insomma e che la dice lunga soprattutto su una cosa: la scarsa coesione di Ada (Alleanza Democratica Autonomista) e le eterne beghe interne al PD, che contano più di ogni altra considerazione.
Nel Centro destra, al netto della sentenza della Corte Costituzionale, due sono le ipotesi in campo. Il vice presidente Spinelli, molto vicino a Fugatti e giudicato preparato per sostituirlo adeguatamente, pare ancora essere in “pole position”. Nel leghismo “duro e puro” però si sta facendo largo la fronda di una possibile candidatura dell’attuale assessore Roberto Failoni, “uomo del fare” e soprattutto fedelissimo di Salvini, la cui simpatia per Fugatti – e quindi per i suoi – è sempre stata debole. In questo modo, Spinelli verrebbe quindi sacrificato in nome della fedeltà alla Lega, dato che la sua lista elettorale autonoma non è mai stata digerita bene dal leghismo più ortodosso. I Civici di Gottardi, che hanno appena concluso la campagna acquisti con i due fuorusciti da Fratelli d’Italia, si ritroverebbero quindi al palo, nonostante il loro consenso. In questo gioco di scacchi, peseranno poi anche eventuali nuovi posizionamenti dettati dalla campagna acquisti di “Forza Italia” che sta cercando ovunque nuove rappresentanze.
E “Fratelli d’Italia”? Il loro peso potrà essere ancor più determinante dopo le elezioni politiche e i risultati nazionali, ma è difficile credere che Urzì stia alla finestra a guardare e quindi è probabile che un nome esca anche da quell’area. Questo sembra essere, stando ai “rumors” dei corridoi della politica, lo scenario più credibile. Le prossime settimane diranno se queste previsioni avranno un futuro.
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