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    Home»editoriale»Se la cantano e se la suonano
    editoriale

    Se la cantano e se la suonano

    Alberto FolgheraiterBy Alberto Folgheraiter30 Marzo 2023Nessun commento6 Minuti di lettura
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    È già tempo di campagna elettorale e vengono al pettine i nodi di una gestione della cosa pubblica che ha suscitato qualche perplessità e molte polemiche. Dal concerto-monstre di Vasco Rossi alla defenestrazione del titolare della sicurezza provinciale, dalla bocciatura del consiglio di amministrazione del Santa Chiara della richiesta di un anticipo del 250 mila euro da parte della Provincia, per “fermare” alcuni cantanti per l’estate, al chiacchierato concerto inaugurale dei restauri del duomo di Trento. Per finire con la saga dell’ospedale di Cavalese, bisognoso di ampliamenti e di restauri e con i mal di pancia del centrosinistra che non riesce a trovare la quadratura del cerchio attorno al nome dell’oncologo-sindaco di Rovereto, Valduga. Vediamo nel dettaglio:

    Dopo il concerto dei concerti (maggio 2022), l’apoteosi di Vasco Rossi, con 120 mila spettatori paganti sull’area di San Vincenzo a Trento sud, la giunta provinciale – meglio, il suo presidente – ci ha preso gusto. E se l’appetito vien mangiando, la musica si fa suonando. A un anno da quel concerto che ha sconcertato per il timore (fondato) che ci fossero problemi per la sicurezza, si torna a prospettare per quell’area un’estate in musica. Mica robetta da quattro salti in balera. Nomi, un po’ datati, come quello del sempreverde Gianni Morandi (1944) che quando la mamma lo mandava “a prendere il latte”, andava “a cento all’ora”. Robetta da 30-40 mila spettatori, o forse più, tanto per giustificare i milioni spesi per spianare quella piana che, dopo il vasto richiamo di Vasco e il centro vaccinale contro il Covid, è rimasta totalmente “incolta”. Basti solo dire che per allestire Music Arena la Provincia ha speso 4 milioni di euro e che per garantire l’assistenza sanitaria ai 120 mila fan di Rossi sono stati spesi altri 225 mila euro.

    Se questo sia stato un affare non siamo in grado e non sta a noi giudicare. Ma sul fatto che la Provincia organizzi o faccia organizzare concerti (magari giustificati come promozione turistica) qualche perplessità è lecita. E la Corte dei conti non ha nulla da dire?

    Intanto, il centro “Santa Chiara”, presidente l’ex senatore della Lega, Sergio Divina, ha bocciato la richiesta della Provincia di anticipare 250 mila euro alla società Showtime (che ha in portafoglio artisti di fama nazionale ed internazionale) perché si potessero “fermare” tre-quattro nomi di richiamo per una o più serate in quella vasta area fra Trento e Mattarello. Da tenersi entro l’estate. Perché in autunno si rinnova il consiglio provinciale e la campagna elettorale si fa anche in una campagna dismessa e bonificata come l’area di San Vicenzo. Protettore delle aquile di piazza Dante e di quei disgraziati che, nella notte del deflusso del dopo concerto, si sono avventurati sulla linea ferroviaria. Quel fiume di denaro, che il Santa Chiara doveva anticipare, sarebbe stato prontamente rimborsato dalla Provincia. Insomma, una partita di giro. Ma una consigliera, Sandra Matuella, pur in quota alla maggioranza di centrodestra, si è sfilata e ha chiesto di vederci chiaro. Apriti cielo per lesa maestà. Abbiamo visto come è finita con quel rompiscatole di Marzio Maccani, prima rimosso poi reintegrato al proprio posto dopo vari passaggi dalla magistratura del lavoro. Se non si spiccerà a vederci chiaro, Sandra Matuella potrebbe essere “invitata” a lasciare il consiglio di amministrazione del centro Santa Chiara per “problemi oftalmici”. In Provincia si cerca un buon oculista che vada in soccorso alla signora.

    Così come si cercano pezze giustificative per rispondere all’interrogazione della consigliera provinciale Lucia Maestri in merito alle spese sostenute da Provincia e comune per il concerto del 3 marzo scorso in cattedrale a Trento. Una “Missa Sancti Vigilii”, “commissionata ad un compositore italiano e corredata da alcuni testi di uno scrittore locale”, con l’esibizione di 150 elementi (orchestra delle Alpi, due cantanti lirici, il Coro Filarmonico di Trento, le Voci Bianche della scuola “Celestino Eccher” e il coro della Sat). L’interrogante fa trapelare il sospetto che non si sia trattato di una “prima assoluta”, come si è fatto credere (perché un’operazione analoga era già andata in scena a Bologna) e che, in salsa trentina, siano stati rinnovati solo i testi del “Proprium Missae”. Modesti a una prima lettura, anche perché sarebbe bastato riproporre il “Proprio della Chiesa Tridentina” del compianto mons. Iginio Rogger. Ben altra levatura, a costo zero. Ecco, quella del costo è una spina da far sfiorire perfino la reliquia della “sacra spina” conservata in Cattedrale. Certamente sono fake news le voci che attribuiscono un costo di circa 100 mila euro alla “Missa Sancti Vigilii” che ha celebrato, per iniziativa della Provincia, la conclusione dello splendido restauro degli interni del duomo di Trento. Spesa sostenuta da Provincia, comune ed altri sponsor uniti nel nome di Vigilio, vescovo e martire, sia ben chiaro. Una smentita con la nota-spese alla mano sarebbe gradita. Proprio per mettere fine al chiacchiericcio che più dilaga e più si gonfia.

    Intanto, in val di Fiemme, si stanno sgonfiando i sogni di chi aveva già messo gli occhi sull’area di fondovalle per fabbricare un nuovo ospedale, in sostituzione dell’attuale di Cavalese che ha più di sessant’anni. La maggioranza dei consigli comunali interessati ha abbracciato la causa della ristrutturazione dell’attuale o di una costruzione nuova ma non a Masi di Cavalese. L’argomento, ne siamo certi, terrà banco per tutta la campagna elettorale e pure oltre.

    Campagna che il centrosinistra si avvia a perdere visto che da giorni i maggiorenti dei vari campi-base, Pd, Verdi, cespugli e cespuglietti, non riescono a trovare la convergenza sul nome di un candidato governatore che sia di garanzia per tutti. L’oncologo e sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, va bene a molti ma non a tutti; i transfughi del Patt hanno tolto dal piatto il nome di una loro candidata mentre Mario Raffaelli e Marco Boato hanno messo sul piatto della bilancia un nome di peso. Quello del giornalista – direttore del quotidiano “Alto Adige” – Alberto Faustini. Navigato a tutte le burrasche del giornalismo, conosce bene la Provincia per avervi soggiornato con più presidenti-governatori quale capo dell’ufficio stampa. Se è un nome gettato sul rogo dei veti contrapposti e bruciato sull’altare della polemica politica, lo dirà la cronaca dei prossimi giorni.

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    Alberto Folgheraiter
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    Giornalista e scrittore. Negli anni Settanta redattore al settimanale “Vita Trentina”, alla redazione di Trento de “Il Gazzettino”, direttore responsabile di “Radio Dolomiti”. Dal 1979 al 2010 cronista alla redazione di Trento della Rai, poi capostruttura dei programmi (2007-2010); corrispondente dalla regione (1975-1996) del settimanale “Famiglia Cristiana”. Dal 3 novembre 2022 collaboratore fisso del quotidiano "IlT" del Trentino-Alto Adige. Ha pubblicato 27 libri su storia, tradizioni ed etnografia del Trentino-Alto Adige. È socio di Studi Trentini di scienze Storiche. È socio e direttore responsabile di "Judicaria", la rivista dell'omonimo Centro studi di Tione; e direttore responsabile della rivista "Teatro per Idea" della Cofas, la Federazione del teatro amatoriale Trentino.

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