Una volta, tanto tempo fa, il ferragosto muoveva giornalisti e troupe televisive verso Ponte di Legno dove il “senatur”, oggi piegato dagli anni (84 il 19 settembre) e dalla malattia, dettava l’agenda e indicava la rotta. Oggi, il successore, fa tappa a Pinzolo (Val Rendena). All’ombra del Doss Sabion l’ex Leoncavallino che ha trasformato la Lega da Padana nello specchio di se stesso, ha fatto sfoggio di eloquenza nella piazza che a Pinzolo, ogni anno, d’estate, da vari anni, si riempie di turisti (lombardi e non). Tutti orecchi e occhi puntati ad ascoltare il “Verbo”.
Ecco qualche epitaffio da scolpire sul granito di Val Genova: “Il pericolo per le città non sono i carri armati russi. Sono gli immigrati clandestini spesso islamici. Ognuno creda a chi vuole. Noi abbiamo le campane, i crocifissi e non permetteremo che qualcuno ce li tolga”. Putin? Per l’amor di dio. “Quando mi addormento la sera non penso all’esercito russo che invade Pinzolo, ma penso agli immigrati che devono essere espulsi, allontanati dalle nostre coste”. Ancora (facciamo riferimento alla cronaca di Donatello Baldo su IlT-quotidiano di domenica 24 agosto): “I confini vanno difesi come qui quando c’era il fronte e si respingeva l’invasore”. L’Ucraina, no?
Certo che parlare di confini e di muri, mentre pensa di gettare un ponte fra Calabria e Sicilia, pare un azzardo, quanto meno lessicale.
Dopo il tempo di “Roma Ladrona”, rimembrando i sermoni di Ponte di Legno, aspira al Nobel della coerenza con il ponte delle meraviglie (a spese del contribuente). Tredicimila miliardi e rotti di euro per ancorare Scilla a Cariddi: a dispetto delle maree, degli uragani, dei terremoti e della mafia. Che non sono ostacoli insignificanti. Intanto, come annotano i giornali, le ferrovie sicule, di cui il “Verbo” sarebbe, anzi dovrebbe essere, pure il ministro competente, annaspano nelle nebbie dei tempi lenti. Magari i treni arriveranno pure in orario, come favoleggiavano gli aedi della “buonanima”, ma impiegano tempi biblici per coprire tratte di poche centinaia di chilometri. Se mai sarà, il Ponte (d’acciaio) farà risparmiare una manciata di minuti. Il biblico Mosè aprì le acque del mar Rosso, il nostro solcherà tre chilometri e rotti con una sola campata (per aria). Con tutte le Madonne che si porta al collo, i rosari e le genuflessioni, le proclamazioni di fede (in tempi elettorali), il ministro padano prestato alla Sicilia potrebbe essere perfino capace di far miracoli. Intanto è in gara fra giochi di prestigio e giochi di parole.
Sul tema è intervenuto pure il Golem perché l’argomento è gustoso.
Puntuale come la ricorrenza dei Defunti, anche quest’anno a Pinzolo è andata in scena l’ennesima puntata del “Matteo Salvini Show”, versione strapaesana del più noto e brillante “David Letterman Show”.
Gli ingredienti ci sono tutti: il bravo intervistatore, il pubblico plaudente e osannante e i leghisti trentini a comporre il corpo di ballo. Un talk-show fra crauti tirolesi e “resümada” bergamasca, con protagonista Lui.
Il sig. Ministro-vicepremier-segretario-tuttologo che non riesce a darsi pace senza un nemico quotidiano (adesso è il turno del francese Macron), pontifica, in attesa di Pontida, dal palco “amico”, nella piazza “amica”, vicino all’ albergo “amico” del suo amico albergatore-assessore. Lui esterna a tutto campo. Tralascia forse “lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, ma per il resto non gli sfugge nulla. Strafalcioni compresi.
Mentre invita Macron, con la consueta eleganza diplomatica, ad attaccarsi al tram, favoleggia della circonvallazione di Pinzolo e del ponte sullo Stretto, che non sono proprio la stessa cosa, ma Lui non lo sa. La prima affidata agli appalti e il secondo al flusso delle maree. Poi la guerra fra Russia e Ucraina. Con una grande lungimiranza politica ed un sentimento di sincera solidarietà dichiara che sono affari loro. I carroarmati russi lo preoccupano meno dell’invasione islamica. È tanto vero che il governo del quale è vicepremier rimpatria i criminali assassini con voli di Stato, tanto per fare prima.
Visto il successo di queste affermazioni, eccone altre: i premi Nobel a Trump, per le promesse fatte. (La concorrenza del barone di Münchhausen è forte, ma la speranza è l’ultima a morire). Fino ad ora ne ha mantenuta una, quella dell’aumento dei dazi. Riconoscente, l’export italiano ringrazia.
Pazienza, Lui si rifà con la storia, dove è un esperto. Afferma infatti che “i confini si difendono a Pinzolo”, con una inattesa allusione alla Grande Guerra. Magari qualcuno gli ricordi che a Pinzolo non c’era nessun confine, ma solo la retrovia delle salmerie austroungariche. Imperturbabile, Lui prosegue sostenendo che “sull’Adamello gli Alpini combattevano per difendere i confini, non per far entrare gli invasori”. Che poi sull’Adamello fossero gli austriaci a difendere i loro confini dagli invasori italiani non ha nessuna rilevanza. “La storia da Napoleone a Hitler dice che si perde contro la Russia”. Dimentica Mussolini, perché gli è simpatico e scorda di non essere il C.T. della “Nazionale”. Le solite battute calcistiche suggellano anche lo show di quest’anno. L’appuntamento è per l’agosto 2026. Lui ci parlerà della confutazione della relatività; della lotta al Buddhismo e al budino, suo derivato che fa ingrassare i bambini e chiamerà alla leva di massa per difendere i confini, invadendo San Marino.
Il Golem da Praga
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