C’è una parola che sta a cuore ai giornalisti e che riempie loro la bocca ogni qualvolta si mette in dubbio la professione: “pluralismo dell’informazione”. Tradotto: più voci (anche dissonanti) e maggiori punti di vista costituiscono il sale della democrazia. Ma, a differenza del cloruro di sodio (in chimica: NaCl), questo tipo di sale costa. Salato. Soprattutto se l’informazione è completa, approfondita e ben guarnita. Insomma, fatta da professionisti del mestiere. E poiché i fruitori della democrazia del pluralismo spesso vanno a scrocco (leggono il giornale al bar, guardano di sfuggita la TV o si informano a spizzichi e bocconi sul web) per colmare i buchi di bilancio i media devono affidarsi alla pubblicità o alle provvidenze dello Stato. Nel nostro caso anche della Provincia. Insomma, gli editori (che non fanno questo mestiere per beneficienza e dunque un qualche ristorno, magari di potere, lo debbono avere) sono “costretti” a legarsi le mani. A cominciare dai pubblicitari (smettiamola, per favore, con la favola che le TV private sono “libere” perché chi investe quattrini nella pubblicità pretende di non essere disturbato con notizie scomode) fino agli enti pubblici-economici che hanno fior di uffici stampa. I quali riempiono pagine di giornali e notiziari. E i media (quelli meno strutturati) proni a fare i trombettieri del re.
Sotto l’ombrellone di ferragosto, con la classe politica in mutande su qualche spiaggia o in qualche orto, nella distrazione generale della calura estiva, questo foglio liquido è venuto in possesso di un documento piuttosto interessante. È l’elenco di tutte le testate (blasonate e non) che hanno chiesto ed ottenuto quattrini dalla Provincia. In modo legittimo, sia chiaro. Così come è ovvio che se ricevi quattrini da qualcuno magari poi ti passa la voglia di andare a fare le pulci a chi abita (pro tempore) le stanze del potere.
Altrettanta chiarezza vuole che il lettore di questo foglio liquido sia avvertito: iltrentinonuovo.it non ha mai ricevuto alcun contributo da chicchessia, anche perché non lo ha mai chiesto. La libertà non ha prezzo, diceva qualcuno. E l’Arturo, mitico clochard dei nostri anni giovanili, a precisa domanda aveva risposto: “La libertà l’è tut”.
I contributi ottenuti dalla Provincia autonoma di Trento si riferiscono agli anni 2019-2020-2021 e sono stati attribuiti alle varie testate sulla scorta di una legge provinciale (n. 18, del 7 dicembre 2016) recante per titolo: “Interventi di promozione dell’informazione locale”. E qual è la finalità della legge? “promuovere il pluralismo dell’informazione locale, con particolare riguardo all’informazione resa dai mezzi di comunicazione ad accesso gratuito per il pubblico, anche sostenendo la diffusione di contenuti informativi di interesse locale per l’incremento della conoscenza della realtà istituzionale, sociale, sanitaria, economica, lavorativa e culturale dei territori che caratterizzano la realtà provinciale e la diffusione dell’informazione di utilità pubblica, delle opportunità offerte dall’Europa, nonché la valorizzazione delle minoranze linguistiche ladina, mochena e cimbra.”
Rispondendo a una interrogazione, nel febbraio 2022, il presidente della Provincia, Fugatti, scriveva: “Con la normativa richiamata, la Provincia si impegna a sostenere i livelli occupazionali delle imprese del settore dell’informazione locale ed a promuovere la professionalità, anche attraverso adeguata organizzazione aziendale, e l’innovazione tecnologica nell’informazione.” Inoltre, “in attuazione della sopra richiamata legge provinciale, con deliberazioni n. 293 del 23 febbraio 2017 e s.m. e n. 1823 del 3 novembre 2017 la Giunta provinciale ha previsto l’assegnazione di contributi a titolo di de minimis a favore delle imprese che operano nel campo dell’informazione locale (per un importo fino a 200 mila euro su un periodo di tre anni), e l’individuazione di servizi di interesse economico generale – SIEG volti alla promozione e salvaguardia della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche locali, apprendimento delle lingue comunitarie, diffusione di programmi di pubblica utilità rivolti anche ai disabili sensoriali, informazioni di pubblica utilità relative alla sicurezza, alla salute e all’appropriatezza dell’uso del territorio.”. Ancora: “Con la manovra di assestamento 2021-2023 è stata inoltre introdotta nell’ordinamento provinciale un’ulteriore forma di sostegno a favore delle imprese che operano nel campo dell’informazione locale per la promozione di attività di educazione culturale e la produzione di opere audiovisive di carattere culturale o programmi di approfondimento collegati alla storia e alla cultura.”
In attesa di ottenere la documentazione sulle ulteriori forme di sostegno a favore delle imprese che operano nel campo dell’informazione, ecco nel dettaglio le aziende e i titolari di tali “media” che nei tre anni di cui sopra hanno avuto il “sostegno” della Provincia “nell’interesse – scrive Fugatti – di tutta la comunità trentina”.
In tre anni, complessivamente: 917.984 euro (vale a dire: Novecento-diciassettemila-novecento-ottanta-quattro). Vasco Rossi e il suo concerto erano ancora di là da venire.





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