In occasione del 120.mo anniversario di fondazione della storica associazione culturale di Trento, un recital aperto alla cittadinanza celebra un traguardo importante e prezioso, nella cornice di palazzo Geremia mercoledì 25 settembre ad ore 18.
Le festività natalizie sono ormai trascorse. Gennaio srotola i suoi giorni con gelida lentezza. Fra i fiocchi di neve che cadono copiosi da un cielo grigio che confonde orizzonti e profili, riaffiora, nella mente di un viandante che percorre le strette vie di Trento, il ricordo caldo e vellutato delle protee di Johannesburg, il fiore simbolo del Sud Africa.
Nell’inverno alpino soffia così la brezza che spira dall’oceano, portando profumi di salsedine e savana, mentre nell’aria si mescolano i suoni gutturali dell’afrikaans intrecciato all’inglese e all’olandese, come solo i boeri sanno fare. Adesso la neve sta ricoprendo ogni cosa, ovattando la sera ed i passi di quel viandante solitario. Tutto diventa candore, tranne quei ricordi che brillano di calore e nostalgia.
Da pochi giorni si è concluso l’anno vecchio e quell’uomo, che lascia orme nella neve e nel buio, ripassa alcuni avvenimenti dell’anno appena concluso. A Madrid il prof. Ivan Pavlov ha presentato le sue ricerche sul riflesso condizionato negli animali. Il 4 agosto il Conclave ha chiamato al soglio pontificio il cardinale Giuseppe Sarto, già Patriarca di Venezia, che assume il nome di Pio X, mentre il 17 novembre a Copenhagen il Partito Operaio Socialdemocratico Russo si divide in due opposti schieramenti: i boscevichi, guidati da Vladimiri I’lic Ulianov detto Lenin da un lato ed i menscevichi, con la leadership di Julius Martov dall’altro. Negli Stati Uniti, sulla spiaggia di Kitty Hawk, due fratelli – Wilbur e Orville – riescono a far alzare in volo per 59 secondi un velivolo a motore. È l’inizio dell’avventura dei fratelli Wright e dell’uomo che si alza nel cielo. A Parigi, nel frattempo, altri due fratelli – Auguste e Louis Lumière – brevettano l’autocromia, cioè un nuovo procedimento per poter fare fotografie a colori. Quel 1903 è stato un anno denso di avvenimenti e di speranze nuove.
Il passo dell’uomo nella neve adesso rallenta, fino a fermarsi davanti all’uscio di una vecchia e fumosa osteria in via S. Croce. L’insegna dice che lì è aperta l’osteria “ai Palazzeri”. È la sera del 13 gennaio 1904 e quell’individuo intabarrato e con il volto ornato da una pronunciata barba a pizzo, fa il suo ingresso nell’accoglienza tiepida di quegli avvolti e nella storia di questa terra. Lo attendono ad un tavolo altri personaggi. L’incontro ha per obiettivo la realizzazione di un progetto vagheggiato e inseguito caparbiamente: costituire un’orchestra di strumenti a plettro. Strumenti mediterranei, nelle terre degli Asburgo.
La immaginiamo così quella serata nella quale nasce il “Club Armonia”. La passione di quell’uomo, che risponde al nome di Vigilio Kirchner insegnante e musicista con l’inclinazione all’acquerello, da poco rientrato a Trento dopo un soggiorno per lavoro nel Sud Africa sconvolto dalle guerre boere, scoppiate fra l’impero inglese e i coloni di origine olandese che hanno dato vita alla Repubblica del Transvaal. A Johannesburg, dove Kirchner ha abitato, è nata proprio in quel periodo una orchestra amatoriale prevalentemente composta da strumenti a plettro. Si tratta dell’“Internationale Mandoline Club”, con la quale il suddito di Francesco Giuseppe collabora volentieri e nel cui ambito promuove un quintetto mandolinistico che assume il nome di “Harmony Club”, progenitore inconsapevole del Club Armonia.
Tornato in patria, Kirchner, folgorato da quell’esperienza, raccoglie amici ed appassionati che già hanno suonato insieme nel “Gruppo Mandolinistico Trentino”, fondato, sul finire del secolo XIX, da un commerciante di Trento di sentimenti liberali e irredentisti, che risponde al nome di Silvio Gottardi.
Quelli posti a cavallo fra due secoli, sono anni di straordinario fermento culturale e di evidente sviluppo economico e sociale per la città, grazie anche all’azione propulsiva del podestà Paolo Oss Mazzurana, un uomo al quale Trento ed il Trentino tutto debbono molto. Sua la realizzazione della Centrale Idroelettrica sul Fersina; la costruzione del Teatro Sociale e del monumento a Dante; la conquista della condizione giuridica di “Comune indipendente”, con una propria amministrazione e l’avvio delle “tramvie a trazione elettrica” che devono collegare le valli al capoluogo. In quel periodo nascono a Trento la Lega Nazionale, la Pro Cultura, la Società Corale, Il Veloce Club, l’Unione Ginnastica, la Società degli Studenti Trentini, la S.A.T. e, appunto, il Club Armonia.
Con la presidenza dell’industriale irredentista Pietro Maccani, viene nominato il primo Consiglio direttivo del sodalizio che è composto da Maccani stesso, affiancato da Enrico Bonvecchio, con funzioni di segretario, Enrico Frassoni, Guido Stegher, Giuseppe Vicentini e Antonio Zuffo, mentre al Maestro Kirchner viene affidata la direzione artistica. Fra i soci spicca un giovane Cesare Battisti ed il pittore Umberto Moggioli, autore del primo “logo” del Club Armonia. Nel 1905, l’associazione adotta la denominazine ufficiale di “Club Armonia di Trento” ed assume il motto: “Divertire, beneficando!” Cinque anni dopo, nel contesto associativo, vene la luce una scuola di musica e, nel 1913, una fanfara che indossa cappelli “alla boera”, in ideale colleganza con le sue originarie radici sudafricane. I concerti e le esibizioni pubbliche si moltiplicano, in patria come all’estero e soprattutto in Italia, sotto l’occhiuto controllo dell’imperial-regia Polizia che ha già intuito lo spirito irredentista che serpeggia fra quelle partiture e quelle esecuzioni.
La mattina del 1° gennaio 1914, decimo anniversario di fondazione, la fanfara del Club Armonia offre un concerto augurale a tutta la città; una sorta di “Neues Jahr Konzert”, mentre il rombo dei cannoni si appresta a sovrastare drammaticamente ogni altra melodia.
La guerra è terribile e devasta Trento e il Trentino, seminando morte e distruzione. Le attività dell’Armonia proseguono, in clandestinità e fra mille problemi, sia in città come nella deportazione a Katzenau e Mittendorf. Qualcuno, come Enrico Frassoni, troppo esposto politicamente è costretto a fuggire in Italia. Ma lo spirito del sodalizio rimane comunque intatto fino a quando, il 22 agosto 1918, tutti i soci si ritrovano a Trento per un nuovo inizio e da quel momento in poi non c’è evento pubblico, cerimonia e manifestazione che non li veda protagonisti, anche sul piano della solidarietà verso la popolazione colpita dalla guerra.
Il 22 settembre 1921, su proposta di Enrico Frassoni e di Giovanni e Cesco Santoni, nasce la sezione filodrammatica del Club Armonia, che è anche l’unica giunta in attività fino a questo traguardo dei 120 anni di vita sociale. Accanto a Frassoni ed ai fratelli Santoni, i fondatori della nuova sezione sono Adriano Marinelli, il famoso “Potachin da Caden”, Gino Panico, Luigi Pocher, Luigi Baldessari, Mario Gröbner e Luigi “Gigioti” Pontalti. Dai primi allestimenti in lingua italiana ai testi in dialetto veneto che è in grado di fornire un discreto repertorio di copioni e drammaturgie, prende forma l’esigenza di testi propri, ovvero di lavori teatrali capaci di sfruttare le pressoché inesplorate potenzialità espressive del dialetto trentino, fino ad arrivare al 1927 quando debutta, il 20 febbraio al Teatro Sociale, la commedia in tre atti di Dante Sartori dal titolo “Vècie Storie”, appositamente scritta per il Club Armonia e che segna l’avvio della stagione del teatro dialettale e popolare trentino.
Ma quell’evento passa alla storia anche per una sfida laica che il Club Armonia persegue, ovvero quella della promiscuità in palcoscenico. Infatti, fino ad allora le parti femminili sono appannaggio degli uomini e la cosa assume toni sempre più ridicoli. Gigioti Pontalti decide allora di affidare i personaggi femminili delle “Vècie Storie” alle sue attrici ed anche questo decreta il lungo successo di quel testo. Inizia così un cammino, costellato di successi e riconoscimenti, che arriva ai giorni nostri e che consente al Club Armonia di varcare la soglia dei 120 anni di fondazione e di ininterrotta attività.
Adesso, centovent’anni dopo quella fredda sera del gennaio 1904, il Club Armonia, nonostante tutto, è ancora qui e suggella il suo legame con questa terra e la sua cultura raccontandosi in un recital, appositamente pensato e allestito, che viene offerto al pubblico mercoledì 25 settembre alle ore 18 a Palazzo Geremia, sede del comune di Trento. Come quel concerto del 1° gennaio 1914, si ripercorrerà una storia nostra e di tutti.