Apparsi in forma abbreviata nel 1903, pubblicati integralmente nel 1905, opera di un agente della polizia segreta zarista, un volumetto intitolato “I protocolli dei savi Anziani di Sion” ebbe larga diffusione dopo la Grande guerra e contribuì a radicare l’antisemitismo contro gli ebrei in Europa. Fu la più criminale delle fake news (il falso resoconto di alcune sedute segrete tenute a Basilea nel 1897 dal congresso sionista) che alimentò l’antisemitismo culminato con lo sterminio di milioni di ebrei.
Come già rammentato nelle precedenti puntate, l’antisemitismo si è nutrito per secoli di accuse pesanti quanto inverosimili: dai supposti omicidi rituali di bimbi cristiani, alla profanazione delle ostie consacrate o ancora all’avvelenamento dei pozzi d’acqua potabile ed alla diffusione della “peste nera”. Si tratta di accuse rivolte quasi sempre a singoli individui o, al massimo, a ristretti gruppi o specifiche comunità, come nel caso del Simonino da Trento, rubricando questi ipotetici crimini come atti ascrivibili comunque alla “cronaca nera” dell’epoca.
Nell’Ottocento però, e con l’avvento del capitalismo e delle società industriali, questo tipo di accuse diventa inadeguato e non risponde più, sul versante delle necessità della narrazione sociale, all’identificazione dell’ebreo con il nemico pubblico per la nuova borghesia industriale e per i primi grandi detentori del capitale internazionale. Costoro hanno nuovi nemici contro i quali battersi. Non più stregoni, fattucchiere, eretici ed usurai, bensì progressisti, socialisti, anarchici e comunisti, cioè tutti gli attentatori dell’ordine e degli equilibri imposti dall’avvento delle nuove ricchezze. Dietro a questi pericoli non può esserci il vuoto, ma deve per forza esistere una regia occulta che manovra e muove tutti quei sommovimenti, anche violenti, che provano a distruggere l’“ancièn regime”, le vecchie tradizioni, gli antichi valori e la rigidità delle gerarchie sociali. È così che prende piede in Europa il mito di una grande cospirazione mondiale, volta al dominio universale di pochi eletti in danno al resto dell’umanità.
Come tutti i miti, anche questo ha una sua epifania che si manifesta attraverso una pubblicazione di poche pagine, corredata però da un pomposo titolo: “I Protocolli dei Savi Anziani di Sion”.
Si tratta della raccolta di supposti verbali di alcuni ipotetici dialoghi segreti, intercorsi fra alcuni ebrei con lo scopo ultimo di dar vita ad un piano occulto per la conquista totale ed esclusiva del governo del mondo. Il testo sembra, ad una prima lettura, denso di segreti e di misteri, come si conviene a ciò che serve per edificare una costruzione mitologica. Infatti, la congiura ebraica intercontinentale che viene crescendo in quelle striminzite paginette, per essere credibile necessita della massima discrezione; del più assoluto riserbo e delle più vaste complicità.
In buona sostanza, il complotto prende avvio con la diffusione dello studio della lingua latina e greca fra i rampolli della nobiltà europea, allo scopo di indebolirne il carattere attraverso la semina del dubbio. Ciò premesso, gli ebrei vengono dipinti come dediti alla costruzione nelle grandi città mondiali di immense ferrovie sotterranee – le prime metropolitane – per poter raggiungere i punti nevralgici delle stesse e lì minare intere aree urbana, soprattutto laddove le stesse venissero ad opporsi al disegno di dominio mondiale ebraico. Ma non basta. Gli “Anziani e Potenti di Sion”, alleati fra loro per impadronirsi dei sistemi culturali, politici, finanziari ed economici di ogni singola nazione moderna, ne progettano la distruzione attraverso quelle rivoluzioni e moti sociali che già hanno scosso il vecchio continente durante il XIX secolo. In “ventiquattro dialoghi”, ovviamente del tutto immaginari, si condensa così una incredibile massa di panzane, falsità, pregiudizi, leggende, maldicenze, disprezzo, repulsioni ed assurdità di ogni tipo. Insomma, “tutto fa brodo” purché serva ad istillare soprattutto diffidenza prima ed odio poi nei riguardi, non tanto di un singolo o di una particolare comunità, quanto piuttosto di tutto il popolo ebraico presente sulla terra, il popolo “deicida” e per questo unanimemente ed atemporalmente colpevole.
Il testo, com’è palese ad una lettura anche distratta, non ha assolutamente nulla di veritiero ed è un falso storico di enormi proporzioni, capace però di durare negli anni e di essere ciclicamente rivitalizzato. Sembra ormai provato che l’ispiratore e primo redattore sia un equivoco funzionario della polizia segreta zarista, Piotr Ivanovich Rackovskij, convinto antisemita e “protetto” del ministro degli interni russo Sergheij Witte.
Rackovskij, nel ruolo di responsabile delle operazioni segrete all’estero dell’“Ochrana” la polizia politica dello zar, ha soggiornato a lungo a Parigi, infiltrandosi nel variegato circolo dei rivoluzionari russi in esilio. In quel contesto pare aver redatto il libello, grazie anche alla collaborazione di alcuni noti esponenti del più profondo antisemitismo russo, per ragioni di politica interna all’impero dei Romanov. Il testo viene quindi stampato da Pavel Aleksandrovic Kruservan, giornalista ed editore, che ne cura la traduzione in russo dall’originale scritto in francese e si impegna a favorirne la massima circuitazione possibile, soprattutto in concomitanza con il Congresso Sionista del dicembre 1901 a Basilea.
L’operazione riesce bene e quell’immondo ammasso di menzogne ed insulti diventa un vero e proprio best-seller dell’epoca, al punto da scalare ogni classifica di vendita per divenire, in quegli anni, il libro più letto al mondo, dopo la Bibbia.
In breve, le opache suggestioni evocate dal volumetto si radicano fino a creare la convinzione che anche la rivoluzione russa del ‘17 sia uno dei risultati del grande complotto mondiale giudaico. A nulla serve che il governo bolscevico trasformi quasi subito le sinagoghe in circoli operai, sciolga tutte le istituzioni dell’ebraismo russo e dia corso a due pesanti pogrom nel 1918 e nel 1920, con oltre centomila vittime fra gli ebrei. Ormai la macchina del fango è in moto ed è un moto inarrestabile.
Anche nella Germania, uscita sconfitta dal primo conflitto mondiale, i “Protocolli” vengono diffusi ed attecchiscono molto rapidamente. Il complotto ebraico è perfetto per celare errori e fallimenti dell’intera classe dirigente prussiana e per rinfocolare il mai sopito antisemitismo germanico che trova così l’ideale colpevole della sconfitta bellica, arrivando perfino ad accusare il ministro degli esteri della giovane e debole repubblica di Weimar, l’ebreo Walter von Rathenau, di essere egli stesso uno dei “Savi Anziani di Sion”, creando così le condizioni per il suo omicidio nel 1922.
Se l’anno precedente in Gran Bretagna esce una prima dichiarazione ufficiale che attesta la falsità totale dei “Protocolli”, in Italia la Segreteria di Stato vaticana invece pubblica il pamphlet fra i supplementi della rivista “Fede e Ragione”, mentre in Francia lo stesso Pontefice Pio XI approva l’azione diffusiva dello scritto da parte di mons. Ernest Jouin. Infine, anche nel mondo arabo il volume trova presto lettori antisemiti attenti e sensibili, come il Gran Muftì Al Husseini che, grazie ai “Protocolli” allaccia ottimi rapporti con il nazismo. Nel 1935 in Svizzera, il giudice federale Meyer pronuncia una severa condanna del testo, scrivendo: “I Protocolli dei Savi Anziani di Sion altro non sono che una ridicola insulsaggine!”, scatenando così la reazione nazista che, attraverso l’agenzia di stampa “Weltdienst” afferma con forza l’autenticità storica del volume.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Shoah e la nascita dello Stato di Israele, i territori arabi sono invasi da pubblicazioni antisemite: dal “Mein Kampf” di Hitler alle farneticazioni razziste di Rosenberg e Streicher, per arrivare alla riscoperta dei “Protocolli” che, ancora nell’ottobre del 2002, alla cerimonia inaugurale della Biblioteca nazionale di Alessandria d’Egitto, vengono esposti e largamente promossi.
Sono i cosiddetti “negazionisti”, cioè coloro che appunto negano la stessa esistenza della Shoah e dell’Olocausto, a rispolverare anche nel XXI secolo i “Protocolli”, sostenendo che lo sterminio del popolo ebraico per mano nazista non è mai esistito ed è solo una “perfida invenzione degli ebrei”, volta a farsi compatire dal mondo, ottenerne la pietà e la solidarietà e raggiungere quindi, attraverso queste, il dominio ebraico sull’intero pianeta.
L’orrido mito del complotto giudaico, raccolto in quelle pagine folli è già costato milioni di vite ebraiche e ogni parola di quel volumetto è un crimine in sé e contro l’umanità.
(13 – continua – Le precedenti puntate sono state pubblicate in rete il 22, 27 settembre; 5, 11, 21, 27 ottobre; 6, 12, 21 novembre, 9, 19 e 26 dicembre 2021)