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    Eusebio Chini: “Santo subito”

    Louis BrunelliBy Louis Brunelli12 Novembre 2021Nessun commento9 Minuti di lettura
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    Nel luglio del 2020 la Chiesa cattolica ha dichiarato “venerabile” il missionario gesuita trentino, Eusebio Chini, nato a Segno in val di Non il 10 agosto 1645 e morto a Magdalena (oggi, in suo onore, Magdalena de Kino) in Messico il 15 marzo 1711.

    È l’avvio dell’iter canonico che potrebbe portare alla beatificazione prima, alla canonizzazione poi, del gesuita che fu missionario, esploratore delle terre a sud del rio Bravo, nella “Nuova Spagna” com’era chiamato il Messico. Un “noneso” che portava il Vangelo dei cristiani e che lo praticava difendendo i nativi, gli indios, dalla schiavitù e dalle angherie dei conquistadores europei. Per proclamare beato e poi santo un “venerabile”, alla Chiesa cattolica servono eventi prodigiosi (i cosiddetti “miracoli”) che si siano manifestati grazie alla intercessione presso Dio del “venerabile”. Una persona malata guarisce dopo aver invocato il “venerabile”? Quella malattia era irreversibile? Se per la scienza medica non ci sono risposte razionali, dopo attento esame la “congregazione vaticana per le cause dei santi” dichiara che quell’episodio è un “miracolo”. Ma per arrivare a questo servono tempo e quattrini. Tanti. La “fabbrica dei santi” costa. Ebbene, dagli Stati Uniti, dove è nato nel 1941, Louis Brunelli, uomo di fede e battagliero propugnatore di una heimat tirolese del popolo trentino, chiede ai trentini di approfondire la conoscenza del Chini. Intanto, visti i tempi biblici della Chiesa romana, decide di proclamare “motu proprio” Eusebio Chini “santo”.

    È deplorevole che i Trentini, nel Trentino, sappiano poco o niente di Eusebio Chini da Segno in Val di Non. Recentemente, forsi sanno che è stato dichiarato “venerabile” dalla Chiesa e forse pochi pensano che sia solo un altro pio missionario e perciò penso che ci sia una certa indifferenza o ignoranza. Ma in verità Eusebio Chini senza dubbio è veramente il più notevole prodotto del Tirolo storico, dell’Impero e del Trentino di oggi.

    Segno (val di Non) monumento al gesuita Eusebio Chini, opera degli scultori Livio e Giorgio Conta

    Vi presento la grandezza di questo gigante, il più grande dei suoi tempi e nella storia del “nuovo” Mondo. Chini, trascurato fra voi, forse come noi eravamo e rimaniamo trascurati per la nossa storia Tirolese, è stato onorato, celebrato e dichiarato Padre e Fondatore dello stato di Arizona. È onorato dagli Stati Uniti come uno dei nossi più grandi eroi e personaggi della nossa storia Americana. La sua statua si trova nel “tempio” del nos Paes, il Campidoglio a Washington. E adesso, e finalmente, la Chiesa Cattolica lo dichiara “venerabile”.

    La Chiesa richiede ancora due “miracoli” per dichiararlo santo come non ci fosse la grandissima testimonianza della sua vita, servizio e santissima vita virtuosa. Senza dichiararmi eretico e senza dubbio al riguardo la mia buona fede come figlio della Chiesa, io penso che la Chiesa cattolica sbaglia e esagera in questo processo burocratico. Processo che è inconsistente con la Chiesa delle origini, le usanze nella Sacra scrittura degli apostoli e le tradizioni e i costumi dei Padri e anca i dottori della Chiesa al riguardo della autenticazione di quei al di la e legati a noi nella comunione dei Santi. Osserva la nomenclatura e la ideazione di noi che fem parte del Corpo di Cristo e sem propri nella Comun-unione dei SANTI. Allora non è un “ipse dixit” ma la Chiesa dixit o dichiara che i nossi che sono partiti… che sono al di là sono TUTTI dichiarati SANTI senza il processo di autenticazione e sono legati a noi in comunione.

    Nella Chiesa delle origini capivano di essere stati chiamati, di essere una gente santa, ispirata dalle acque del comune battesimo e dal pranzo eucharistico. Capivano di essere santificati dallo Spirito Santo. Si chiamavano santi, hagioi in greco, un termine che si trova 60 volte nel Nuovo Testamento. Nelle epistole di San Paolo, si osserva come questo termine era usato ovunque. “Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati ad esser santi”, 1Cor 1:2; “A quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati ad esser santi”, Romani 1:7; “Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutti i santi vi salutano. (1Corinthians 1:2). E poi in San Pietro: “Ma voi siete una generazione eletta, un reale sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato”. (Peter 1 2 .9)

    In altri tempi, il popolo cristiano venerava i suoi morti senza un processo canonico ma con un’acclamazione spontanea. Nel caso di Carlo Borromeo, il popolo, i credenti lo consideravano santo senza il processo giuridico del Vaticano. Questa modalità era ispirata dal “sensus fidelium” che vuol dir “il sentire dei fedeli” e fa riferimento a ciò che i devoti hanno creduto nel corso dei secoli, con lo sviluppo della dottrina, la crescita nella comprensione della rivelazione di Dio, che continua attraverso la contemplazione e lo studio delle fonti, la ricerca teologica e la predicazione del Magistero.

    Per me, il processo di canonizzazione è un atto giuridico e istituzionale. In uno dei documenti del Concilio (Lumen gentium) si dichiara che tutti i Cristiani sono “chiamati” alla santità come un’espressione del ruolo e funzione del cristiano sanctificato dallo Spirito Santo. Ma si può osservare quella che sembra una esagerazione. Durante il suo pontificato, papa Wojtyla ha dichiarato 482 persone “santi” e 1345 “beati” come fossero caramelle. Durante il suo pontificato autocratico, l’ha fat sparir gli “periti” (esperti) del Concilio, i Gesuiti e i principi del Concilio riguardo alla Sacra Scrittura e alla Liturgia. La moltiplicazione dei “santi” e altri modi di devozione prima del Concilio creano una Chiesa di santuari, devozioni personali e individuali, apparizioni. La spiritualità risvegliata dal Concilio era una spiritualità “Biblio-liturgica” cioè bassata sulla Sacra Scrittura e la Liturgia.

    Nel processo di canonizzazione, c’è la frase “santità eroica” come uno dei criteri per valutare un candidato per canonizzazione. Allora, si parla di un martirio sanguinoso, un ascetismo severo e intenso, il rinuncio alla famea [famiglia] e alle ricchezze mondiali, o la dedicazione della vita al servizio degli ammalati, dei poveri e dei prigionieri. Nonostante queste meravigliose espressioni, una Chiesa che loda solo tali vite ha perso il senso di santità di tutto il popolo e serve solo a rinforzare la mancanza di santità della maggioranza dei credenti e di coloro che non hanno le stesse qualità di una “santità eroica”. La comunione dei santi ci presenta una folla di amici e profeti di Dio e riprende il milieu ordinario della grazia e la nobilità della lotta quotidiana nonostante fallimento e sconfitta.

    Perciò ci presenta vite sante non solo e principalmente straordinarie ma nella fedeltà creativa del vivere ogni giorno. Allora mi viene presente il ruolo, la funzione, la vita delle nostre madri nei tempi della gran miseria. 

    Con i loro uomini in giro per l’Europa o oltre oceano a cercar lavoro, le nosse mamme, le donne alpine rimaste a casa per servir i nonni, i popi, i campi, le bestie; a far da magnar, lavar i panni alla fontana, a istruir i poppi a rimaner fedeli a Dio e alla Chiesa e farli deventar bravi cittadini. Veramente le nosse sorelle cosi simili alla Miriam che viveva nella povertà e oscurità di Nazaret. 

    Fra voi, direi che il padre Pio è un fenomeno diventà, secondo me, una gran distrazione e esagerazione, un contrappunto alla vera spiritualità della Chiesa. Il processo di autenticare qualcuno “venerabile”, “beato” e “santo” era accomodato per papa Wojtyla dai soliti 5 anni di processo obbligato a 5 giorni. Si sono ridotti i cosiddetti “miracoli” da due per beato e ancora due per canonizzazione a uno solo per beato e santo e un totale di due. Questa accomodazione, questa accelerazione dell’iter, secondo tanti era più che altro un’esigenza politica dalla Curia romana conservatrice che non ha voluto affrontare uno studio e un’analisi del suo pontificato che include l’orribile scandalo di aver trascurato il problema dei preti pedofili.

    Mi riallaccio qui all’ignoranza storica che ancor oggi, in Trentino, avvolge la figura di Eusebio Chini. I trentini conoscono poco sulla sua grandissima influenza e appoggio riguardo alle migliaia di indigeni; le sue scoperte nel “Nuovo mondo” delle Americhe, i suoi contributi scientifici nella formazione della Merica del Nord e del Messico; il suo apostolato straordinario in quei territori vasti del Sudwest merican e Messico. Con o senza l’autenticazione della Chiesa, ma propri nelle tradizioni della Chiesa, della Sacra Scrittura, della teologia della Comunione dei Santi, nella acclamazione dei popoli del Sudwest merican e Messico, nel “senso fidei”, dichiaro mi, come fosse il veneto Beppi Sarto che diseva “Papa son mi”, dichiaro che Eusebio Chini è santo. 

    Prima che si sveglino il Trentino o il Vaticano, Chini è stato già proclamato e autenticato grand’uomo, eroe, un santo civile, da una “chiesa civile” degli USA. Riconoscendo le sue bone opere, il servizio alle genti e al Paese, lo ha dichiarato Padre e Fondatore dello Stato di Arizona e ha collocato la sua statua nel posto di onore, il Campidoglio degli USA come fosse il Duomo nazionale del paese. 

    So bene le differenze della Chiesa nei confronti del Campidoglio ma cerco di illustrare i valori che hanno ambedue in comune riguardo al benessere dei loro popoli. La riconoscenza e l’onorabilità di Chini negli Stati Uniti non è legata alla speculazione dei cosiddetti “miracoli”. Chini non è onorato per le sue meravigliose competenze in astronomia, cartografia e agronomia. Prima dei suoi tempi, in contrasto coi suoi tempi, in contrapposizione all’Europa e anca alla Chiesa che tolleravano la schiavitù dei vari popoli del Nuovo Mondo, Chini è stato il grand’uomo, il “contro-culturista”, il campione che ha dato appoggio, protezione e servizi alle popolazioni indigene del Sudwest merican e del Messico. Che ha migliorato la loro vita con la sua agronomia, creando paesini, proteggendoli dagli Apache, trattandoli con rispetto, amore e dignità. Questo gigante del “Nuovo Mondo” ha acquistato una primazia biblica. “Chi vuole essere primo, sia servo”. Tale autenticazione non si trova nei modi Bizantini del Vaticano ma nelle parole di Matteo e dei popoli di oggi in Messico e nel Sudwest merican. Eccole:

    “Allora il Re dirà a quelli alla sua destra: ‘Venite, benedetti del Padre mio, ereditate il Regno preparato per voi dalla creazione del mondo…Perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete invitato a entrare, avevo bisogno di vestiti e mi avete vestito, ero malato e mi avete curato, ero in prigione e tu sei venuto a trovarmi”. […] In verità ti dico, tutto quello che hai fatto per uno di questi miei fratelli e sorelle più piccoli, l’hai fatto per me” (Matteo 25:35-40). Allora, cara Madre Chiesa, svegliati. Cari Trentini, svegliatevi e abbracciate il vostro eroe che ha migliorato e meravigliato il mondo. Santo Eusebio Chini, prega per noi!

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    Louis Brunelli
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    Louis Brunelli (1941), è un “Mericàn Tirolese”, figlio di emigrati da Cavaion del Bleggio. È nato a New York dove il papà Agostino lavorava, prima come scaricatore di porto, poi come operaio nello scavo delle gallerie della metropolitana. Si è laureato in psicologia ed ha svolto la professione di psicologo e formatore negli istituti superiori di New York. Per tre anni si è occupato dei carcerati. Vive a nord di New York, tra le colline vicino all’Accademia militare di West Point. Pubblica riviste di collegamento e indirizzo dei giovani verso le università americane. Per i discendenti degli emigrati dal Trentino (già Tirolo italiano) pubblica un trimestrale: “Il Filò”.

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