Facebook Twitter Instagram
    martedì, Giugno 6
    • Redazione
    Facebook Instagram
    Il Trentino Nuovo
    Banner Cassa Rurale
    • Home
    • I tempi
      della cronaca

      Monopattino d’inciampo

      18 Maggio 2023

      La gran Cassa di Trento

      9 Maggio 2023

      Orsi: il Paese dei “no”

      13 Aprile 2023

      Fallito il progetto “Life Ursus”

      7 Aprile 2023

      Assalto a “salto.bz”

      6 Marzo 2023
    • Storia
      &
      Storie

      Il “contadino della storia”

      24 Maggio 2023

      La teoria della “sostituzione etnica”

      21 Aprile 2023

      Beata anoressia

      24 Marzo 2023

      I cappuccini rinunciano al convento

      15 Marzo 2023

      25 aprile 1945: le stragi di Fiemme

      24 Aprile 2022
    • Persone
      &
      Personaggi

      Ragozzino, un calcio nel sedere

      18 Maggio 2023

      Eusebio Chini il “fondatore dell’Arizona”

      9 Gennaio 2023

      Venezia: Trentina pediatra sull’isola

      7 Gennaio 2023

      Valeria, una donna contro il golpe

      2 Gennaio 2023

      I 100 anni di Gios Bernardi

      1 Gennaio 2023
    • Villaggi
      &
      Paesi

      Rendena: il ritorno delle giovenche

      5 Settembre 2022

      Un béghel per l’Ucraina

      26 Giugno 2022

      Zambana, frane e asparagi

      22 Aprile 2022

      Fiamme Gialle e borsa nera

      9 Settembre 2021

      Una “libreria clandestina” a Grumes

      29 Agosto 2021
    • Opinioni
      &
      Confronti

      Marcantoni: “sorpreso e turbato”

      6 Gennaio 2023

      Media: Il “botto” della Befana

      5 Gennaio 2023

      Se l’autostrada perde il treno

      8 Novembre 2022

      Lasciate l’acqua dov’è

      25 Luglio 2022

      La PAT che attende il Pat

      21 Giugno 2022
    • Precisazioni
      &
      Rettifiche

      Salto: le precisazioni di Athesia

      8 Marzo 2023

      Stampa: il disagio e la memoria

      6 Settembre 2022
    • Ponti di
      dialogo

      Maschi, celibi, eterosessuali

      16 Maggio 2022

      L’ignoranza della geografia umana

      23 Marzo 2022

      I bambini e la “luna di Kiev”

      8 Marzo 2022

      Il sinodo che verrà

      25 Febbraio 2022

      Se il Web allunga la vita

      19 Settembre 2021
    Il Trentino Nuovo
    Home»Libri&riviste»Attraverso Rovereto: sguardi sulla città
    Libri&riviste

    Attraverso Rovereto: sguardi sulla città

    Patrizia BelliBy Patrizia Belli15 Settembre 2021Aggiornato:17 Settembre 2021Nessun commento6 Minuti di lettura
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Condividi
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    Edmondo Berselli (1951-2010), “grande firma” del “Resto del Carlino”, del “Messaggero”, della “Stampa”, di “Repubblica” e “L’Espresso” è vissuto a Rovereto dall’età di tre anni alla prima superiore. A Rovereto ha legato l’infanzia e avviato l’adolescenza. E a Rovereto è sempre tornato con l’affetto che porta il ritorno alle radici. Nel 2009 ha pubblicato “Attraverso Rovereto”; nel 2019 è uscito postumo “Rovereto, nuovi sguardi sulla città”. Lo rammenta Patrizia Belli che a Rovereto, dove vive, dedica da sempre affetto e passione.

    Edmondo Berselli, giornalista e scrittore scomparso nel 2010, nacque nel cuore più profondo dell’Emilia, in un piccolo paese: Campogalliano, in provincia di Modena, nel 1951. Per dodici anni, fra il 1954 e il 1966, abitò a Rovereto con la sua famiglia, arrivata a Rovereto per ragioni di lavoro. Un vivace racconto di questi anni si può trovare nel suo libro “Adulti con riserva. Com’era allegra l’Italia prima del ’68 “. Ha sempre mantenuto con il Trentino un rapporto di affetto, e considerò la nomina a socio corrispondente dell’Accademia degli Agiati di Rovereto come il coronamento di un legame indissolubile. Fu un affettuoso amico della Biblioteca Civica Tartarotti e del suo allora direttore Gianmarco Baldi. Non era difficile incontrarlo con la moglie e l’amato cane fra il Mart e piazza Rosmini, o in qualche escursione sugli altopiani. Con il passare del tempo considerò Rovereto una seconda patria, con quell’affetto particolare che si rivolge alle città in cui è bello ritornare, anche se si sa che poi si dovrà partire.

    Il libro che lui dedicò a Rovereto (edito da Egon dell’editrice Emanuela Zandonai e con le fotografie di Ewa-Mari Johansson e Massimo Mastrorillo), che ebbi il privilegio di presentare al Mart, non è né una guida, né un’opera storica, né un trattato urbanistico o un saggio d’arte, piuttosto è una dichiarazione d’amore. O forse meglio sarebbe dire che è un viaggio compiuto con gli occhi di un innamorato. E sono occhi particolari perché Berselli visse a Rovereto da bambino e lasciò la città da ragazzino. Dal 54 al 66, quindi facendo un rapido calcolo l’autore aveva 3 anni quando giunse e 15 quando se ne andò. 

    Il giornalista e scrittore Edmondo Berselli – Rovereto v ista da Brentonico

    Un viaggio, dicevamo, nel suo significato più aderente quello di esplorazione, di esperienza conoscitiva, ma anche viaggio nel tempo nella Rovereto degli anni 60. Il momento della scrittura fissa questo duplice sguardo: gli occhi del bambino che ingigantiscono le cose e le vestono di incanto e meraviglia e lo sguardo abitato dalla maturità dove le immagini si riducono, si rimpiccioliscono a piccole fotografie dai bordi consunti. 

    In molti si sono dilettati a scrivere di Rovereto, dai grandi scrittori viaggiatori del 600 e 700 come Montaigne, Paperbroch, De Blainville, che la descrissero come una città “Graziosa e rispettabile “con alcune simpatiche postille curiose, come per esempio il fatto che a Rovereto mancassero quei piumini soffici propri della Germania e si mangiassero non gamberi ma grosse lumache e tartufi. 

    Poi c’è la Rovereto di Goethe, Mozart, Dante. 

    E quella mai grigia, dimessa e isolata raccontata da Isabella Bossi Fedrigotti, quella nobile e di alta cultura descritta nelle guide turistiche, la culla illuministica definita dal professor Braitenberg…quella descritta in un blog da una ragazza: “Rovereto multiforme e immobile, adagiata sul fondo della valle come una donna voluttuosamente sdraiata sul letto…

    Berselli, già dalle prime righe ci avvisa che Rovereto è ardua da etichettare, che la bellezza è una variabile dell’approccio. Ci dice, recitando Baudelaire che la forma di una città cambia troppo in fretta per il cuore di un mortale, ma gli uomini hanno la possibilità e il privilegio di scegliere la porta d’ingresso per entrarvi, e tentare di farla propria, almeno per il tempo della loro vita.

    E ci prende per mano e ci accompagna in questo suo viaggio attraverso Rovereto.

    Ci racconta che: “La caratteristica principale della città è un assiduo salire e scendere, con una varietà di livelli che non finisce di sorprendere il cittadino della pianura, ignaro delle altimetrie prealpine”. Ci parla delle montagne, quelle montagne che sono: “Il piacere di girare lo sguardo e restare impigliato ogni volta in qualcosa.” Ci riferisce di strofe e poesie apprese a scuola «Rovereto, città cara, noi t’amiamo con ardore, e dal nostro giovin cuore…» e coi suoi ricordi ci porta al Sacrario dei Caduti e alla commozione che si prova nel guardare il piccolo cimitero austroungarico a Slaghenaufi, una frazione di Lavarone con: “Le croci tutte esattamente uguali come in un triste gioco di specchi, facendo sembrare tanto numerose, ma anche esteticamente perfette, quelle tombe”.

    Poi è la volta della Campana: “Che nome fantastico, e come risuona bene, fra i suoi rintocchi, Maria Dolens: sembra un’invocazione a una Madonna del pianto che può essere pronunciata anche da chi non crede”. Ci racconta il tessuto urbano di Rovereto che abbina a: “Un suono particolare, situato idealmente fra l’Ottocento del melodramma e il Novecento della sperimentazione”. Ci conduce al tempo dell’industria con il suo impatto fortissimo, che pare aver concentrato in una sola generazione ciò che altrove ha richiesto tempi più lunghi e che sembra aver lasciato qualcosa di non finito, di esausto nella città. Ci parla del Mart cattedrale laica che somiglia all’arrivo di un gigante nel cortile. 

    E verso la fine si chiede che cosa manca, insomma, a Rovereto, per essere davvero una capitale? Ecco la risposta: “Forse nulla, dal punto di vista materiale. O forse una basilica importante, un oggetto d’arte e d’architettura tale da richiamare i visitatori. Perché non è così agevole spiegare che la nostra piccolissima Atene, se è ancora consentito chiamarla così, mentre molti parlano di un suo declino, è un’opera d’arte in sé, un capolavoro informale fabbricato lasciando molta parte al caso, cioè in verità all’eclettismo delle arti e degli stili. E va bene così, perché a una città di frontiera si addice l’intrico delle tendenze, gli ordini architettonici che si succedono di quartiere in quartiere, il neoclassicismo che si confronta con il liberty.”Il messaggio finale mentre ci si appresta a uscire dalla città è proprio questo: ognuno può scegliere la sua Rovereto, perché Rovereto è tante città insieme, o innumerevoli frammenti di città. È un po’ la chiave di lettura di Calvino: le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di relazioni, di desideri, di ricordi.

    Condividi. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Articolo precedenteSinodo: se non ora, quando?
    Articolo successivo Potzmauer: il “rifugiato” se ne va
    Patrizia Belli

    Patrizia Belli, giornalista e scrittrice, è stata cronista al quotidiano l'Adige, responsabile dell'Ufficio stampa del Comune di Rovereto, della Comunità della Vallagarina, corrispondente dell’agenzia Ansa, editorialista. Ha pubblicato Vaniglia (Stella editore, 2006), Figlia di tante lacrime (vincitore della sezione “inediti storici” Premio Gelmi di Caporiacco, edito da il Margine), Il cuore a stella (Egon 2013), La leggenda di Zinevra (Laboratorio di grafica a mano della Biblioteca Tartarotti). Autrice di numerosi racconti. Vive e lavora a Rovereto.

    Articoli correlati

    Missili sulla porta di casa

    2 Giugno 2023

    Cronache dall’Aldilà

    30 Maggio 2023

    Le spine dell’infanzia rubata

    18 Marzo 2023

    Lascia un commento Cancel Reply

    1 × tre =

    Articoli recenti
    • I “redìcoi” di via San Martino
    • Serata dritta dai “Reversi”
    • Missili sulla porta di casa
    • La Moschea e gli ultimi crociati
    • Cronache dall’Aldilà
    Commenti recenti
    • Giuseppe su Ragozzino, un calcio nel sedere
    • Corrado Zanol su Beata anoressia
    • Alberto Folgheraiter su Beata anoressia
    • Corrado Zanol su Beata anoressia
    • Alberto Folgheraiter su Il tetto e la tetta (del téta)
    • Facebook
    • Instagram
    • Popolari
    • Recenti

    Noi “mericani tirolesi”

    7 Maggio 2021

    Beata anoressia

    24 Marzo 2023

    In 925 pro Kezich

    26 Maggio 2021

    I “redìcoi” di via San Martino

    5 Giugno 2023

    Serata dritta dai “Reversi”

    5 Giugno 2023

    Missili sulla porta di casa

    2 Giugno 2023
    Archivi
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
    • Luglio 2022
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
    • Ottobre 2021
    • Settembre 2021
    • Agosto 2021
    • Luglio 2021
    • Giugno 2021
    • Maggio 2021
    • Aprile 2021
    • Marzo 2021
    Categorie
    • Angoli di città
    • Anniversari&memoria
    • Dialoghi sulla panchina
    • editoriale
    • El cantòn del Filò
    • Festival dell'Economia
    • Gli anni dello squadrismo
    • I tempi della cronaca
    • Il corsivo
    • Il romanzo dello sport
    • Intervista
    • l'immagine curiosa
    • La via dei topi
    • Lettera dall'Africa
    • Lettera sull'Ucraina
    • Lettere dall'emigrazione
    • Libri a km zero
    • Libri&riviste
    • mondo del credito
    • mostre&cataloghi
    • mostre&dibattiti
    • Musica&Teatro
    • Opinioni&Confronti
    • Persone&Personaggi
    • piccola città
    • Ponti di dialogo
    • Precisazioni&Rettifiche
    • Provincia e dintorni
    • Razzismo&Antisemitismo
    • reportage
    • Scienza&Tecnica
    • Senza categoria
    • Senza parole
    • Sinodo
    • Storia&Storie
    • Testimonianze
    • tradizioni
    • Villaggi&Paesi
    • Vino al vino
    About
    About

    Questo "foglio liquido" affida le proprie vele al vento della cultura e dell'intelligenza. È un natante senza padroni, a disposizione di tutti i "liberi pensatori".

    Facebook Instagram
    © 2021 Il Trentino Nuovo. Designed by Rievoluzione.it.
    • Home

    Scrivi qui sopra e premi Invio per cercare. Premi Esc per annullare.