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    L’Inferno del nostro tempo

    Mario AntoliniBy Mario Antolini10 Agosto 2021Nessun commento4 Minuti di lettura
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    Si avvicinano le celebrazioni centenarie della morte di Dante Alighieri, avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321. E intanto nella chiesa di S. Barnaba, a Bondo, nelle Giudicarie, è stata allestita una mostra (16 luglio-19 settembre) dal titolo inequivocabile: “Inferno del nostro tempo”. Le guerre che continuano a insanguinare il mondo. Di quella che sperimentò l’atomica è rimasto, come testimone eccezionale del tempo, il giornalista e scrittore Mario Antolini (101 anni compiuti lo scorso mese di giugno) che qui rammenta ciò che fu, ciò che è.

    Tristi giornate d’agosto che persistentemente ricordano (e dovranno ricordare) le terribili stragi e le dolorose conseguenze delle “bombe atomiche” cadute su Hiroshima il 6 agosto e su Nagasaki il 9 agosto del 1945 in Giappone; proprio quando, in quegli stessi giorni, io pure mi trovavo in un campo di concentramento a pochi chilometri da Nagasaki senza, tuttavia, poter percepire il dramma/tragedia che si stava perpetrando… poiché radio e giornali, nelle strette mani della censura dei militari, immediatamente non ne avevano data notizia. La televisione, ovviamente, ancora non esisteva, per cui dello sganciamento e delle conseguenze delle bombe atomiche, in quegli stessi giorni non se ne ebbe notizia, ma soltanto nelle settimane successive al dolorosissimo e tragico evento. 

    Nel clima di questa mestissima ricorrenza proprio in questi giorni d’agosto del 2021 ho avuto l’occasione di visitare, nella vecchia chiesa di San Barnaba a Bondo, la mostra dall’insolito titolo: INFERNO DEL NOSTRO TEMPO richiamandosi esplicitamente al detto dantesco “Tra la perduta gente”, ossia proprio a coloro che l’INFERNO se lo sono meritato (o se lo maritano) per i propri comportamenti “inumani/disumani” e le GUERRE (elemento preminente della mostra) sono infatti l’aberrazione del male in assoluto. 

    La mostra. Si entra nel vetusto edificio e si sente il fascino di una navata rimessa a nuovo e trasformata in un’accogliente sala per conferenze, per concerti e per mostre. In quell’ora pomeridiana, senza altri ospiti, rimango sùbito colpito dalle fotografie che mi immergono nel clima voluto dagli organizzatori: ossia la rappresentazione visiva che evidenzia l’INFERNO tuttora presente sul globo nelle ancora numerose GUERRE in corso. E, infatti, impressiona la lunga lista delle località, posta lì ai piedi di chi entra con tanto di carta geografica; località nelle quali, tuttora negli anni 2020, sussistono e resistono i “focolai di guerra” con tanti uomini in armi, ma purtroppo anche popolazioni civili, vengono coinvolti e coinvolte nonché travolti e travolte da immani e indicibili sofferenze. 

    Nazioni che, nella mostra, sono dettagliatamente elencate da Raffaele Crocco e sottoposte all’attenzione del visitatore che se le trova sotto gli occhi: Afghanistan, Camerun, Cecenia, Ciad, Cina/Tibet, Cipro, Filippine, Georgia, Iraq, Israele/Palestina, Kashmir, Kosovo, Kurdistan, Libano, Libia, Mali, Myanmar, Nagorno Karabakh, Niger, Pakistan Pashtun, Repubblica Centroafricana, Repubblica democratica del Congo, Sahara occidentale, Siria, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Ucraina, Yemen Arabia Saudita. 

    Nel contempo, colpiscono e impressionano in particolar modo le fotografie dell’attento e sensibile fotografo Fabio Bucciarelli che documentano volti emaciati, corpi feriti, figure oppresse da situazioni impensabili, persone e abitazioni straziate dagli scoppi di ordigni micidiali, sale operatorie con feriti e mutilati, ambulatori di colpiti dal coronavirus, cieli rossi di fuoco e soltanto visi e occhi addolorati e che addolorano… Immediatamente, tutto ciò che gli occhi stanno osservando, viene a colpire la propria interiorità e, letteralmente, entrano nell’animo e fanno comprendere l’ampiezza dell’umano dolore e, di conseguenza, giungono pure perfino a far sentire un alcunché di partecipata sofferenza. In quell’ambiente raccolto e silenzioso, quelle immagini, quelle documentazioni riprodotte, quelle parole da leggere fanno davvero percepire, in maniera quasi palpabile e da toccare con mano, che cosa siano gli orrori della GUERRA, ovunque questa sia stata o sia in atto. Ineluttabilmente, pertanto, si riesce a comprendere, come proprio a causa delle GUERRE, viene a realizzarsi sulla Terra la continuità dell’INFERNO non già immaginato e relegato nelle bolge sotterranee e descritte dal poeta, ma realmente presente sul terreno nei corpi morti e sparsi ovunque, nelle lacrime di chi piange, nelle membra doloranti negli ospedali, nelle lunghe teorie dei profughi senza dimora, in chi direttamente ed indirettamente vien colpito dalla “radiazioni” delle operazioni di GUERRA che inesorabilmente continuano a rimanere letali come le ormai inesauribili ed insopprimibili radiazioni delle bombe atomiche.Dall’immensa ampiezza dell’INFERNO, tuttora presente sulla Terra, esplode ed esploda l’assillante e continuo grido di PACE; quella pace che può e deve tradursi quotidianamente nel vicendevole “vogliamoci bene”.

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    Mario Antolini

    Mario Antolini "Musón" – È nato a Tione, in Giudicarie, il 19 giugno 1920. Diploma magistrale e laurea in scienze orientali: giapponese. Insegnante elementare. Corrispondente dalle Giudicarie dal 1947; giornalista pubblicista, iscritto all'albo nel 1980. Già responsabile dell’ufficio stampa dell’Apt di Madonna di Campiglio e Pinzolo e corrispondente del Corriere della Sera e della Gazzetta dello sport. Direttore responsabile e Redattore di numerosi periodici. Insignito della “Penna d’oro” dell'Ordine dei Giornalisti al compimento dei 100 anni.

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