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    editoriale

    Il boicottaggio e la strage infinita

    Renzo FracalossiBy Renzo Fracalossi30 Giugno 2025Nessun commento7 Minuti di lettura
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    Questo foglio liquido si è occupato più volte dell’antisemitismo montante, anche in relazione alla disumana vendetta seguita al 7 ottobre 2023 quando i criminali di Hamas hanno trucidato e rapito 1.200 innocenti israeliani. Ma il massacro della popolazione civile di Gaza che prosegue ininterrotto da quasi due anni non può trovare giustificazione alcuna. Così come è criminale il “tiro al piccione” che i soldati israeliani praticano nei confronti della popolazione stremata dalla fame, quando si accalca ai punti di distribuzione. Il quotidiano israeliano Haartez ha denunciato nei giorni scorsi il “grilletto facile” (il 30 giugno 2025 altri 22 civili, in coda per un tozzo di pane, assassinati dai soldati dell’esercito di Israele). In un mese, ha denunciato la testata “Open”, sono stati uccisi in queste situazioni 500 palestinesi. Intanto, degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 e non ancora restituiti alle famiglie, nella Striscia di Gaza sarebbe in vita solo una ventina. “Medici senza Frontiere” denuncia la morte di 53.822 civili (di cui 15 mila bambini) uccisi dopo il 7 ottobre nella Striscia di Gaza. Oltre 122 mila persone sono state ferite. Sono stati uccisi dall’esercito di Israele 437 operatori umanitari (di questi 429 erano palestinesi) e 219 giornalisti. I testimoni sono “nemici” da eliminare fisicamente per chi vuole sterminare un popolo nascondendo gli orrori all’opinione pubblica. (af)

    Senza dubbi o esitazioni, mi sono sempre dichiarato contrario e critico rispetto agli eccessi criminali della politica del governo Netanyahu nel drammatico scenario di Gaza. Con la medesima fermezza però, dissento da quanti proclamano necessario rompere i rapporti con la ricerca scientifica israeliana e invitano al boicottaggio delle merci “made in Israel”. In un crescendo di confusione fra interessi culturali, imprese commerciali, antisionismo abborracciato ed antisemitismo conclamato, la memoria ritorna ad altri boicottaggi e ad altre epoche.

    Già nel 1921, il “Deutscher Hochschulring” (Unione degli studenti tedeschi) invoca la proibizione dell’iscrizione degli ebrei alle università, sulla base di una scelta razziale che investe quindi anche gli ebrei convertiti al cristianesimo. E’ l’inestirpabile pregiudizio antisemita, che riemerge dal fumo e dall’orrore della guerra e che, dieci anni dopo, esplode con il passo cadenzato delle “SA-Sturm Abteilung”, cioè le formazioni paramilitari naziste, che avviano ad una vasta campagna in danno al commercio ebraico. A Natale del 1932, il partito nazionalsocialista promuove un boicottaggio totale di tutto ciò che è ebreo. Quattro mesi dopo, a seguito di una pianificazione programmata da tempo, il 1° aprile 1933 diventa la giornata del boicottaggio delle aziende e di ogni attività professionale e commerciale dei “giudèi”. Quel giorno le SA si schierano davanti ai negozi degli ebrei, davanti ai grandi “Kaufhof” e nei pressi degli studi dei professionisti di origine ebraica. La “Stella di David” viene rozzamente dipinta su vetrine ed ingressi delle proprietà ebraiche, mentre si scandiscono slogan antisemiti: “Kauf nicht bei Juden!” (Non comperare dagli ebrei); “Deutsche! Wehrt Euch!” (Tedeschi, difendetevi!) “Die Juden sind unser Unglück.” (Gli ebrei sono la nostra sfortuna) e infine “Geht nach Palästina!” (Vai in Palestina). Si tratta di un evento imponente sull’intero suolo tedesco e che culmina nell’invito, rivolto dal Ministro della Propaganda Josef Goebbels a tutti i cittadini tedeschi, a rimproverare e segnalare tutti coloro che rinunciano al boicottaggio e continuano a servirsi presso aziende, imprese e professionisti ebrei.

    Nonostante questi sforzi però, gran parte della popolazione tedesca ignora l’invito nazista e continua a servirsi dai negozianti ebrei, nei loro grandi magazzini e si rivolge a medici ed avvocati dal chiaro cognome ebraico. L’operazione – coordinata per volere di Hitler da Julius Streicher il direttore di “Der Stürmer” (l’attaccante) ovvero la più volgare, pornografica e pregiudiziale rivista antisemita tedesca – fallisce miseramente. Eppure, quel giorno un seme velenoso cade nei solchi che l’aratro della propaganda sta scavando nelle coscienze del popolo tedesco, dando avvio alla coltivazione di un odio che ben presto porterà ad altri e più drammatici esiti.

    In realtà, com’è consuetudine nella politica hitleriana, Streicher viene mandato all’assalto, per poter poi consentire ad Hitler di svolgere il ruolo del moderato e recuperare quindi il consenso dei tanti che temono azioni ritorsive dall’estero sull’economia tedesca, che sta, faticosamente, risollevandosi dalla crisi economica seguita al crollo di Wall Street nel 1929. Streicher, che è un fanatico odiatore degli ebrei comunque ed a prescindere da qualsiasi considerazione, redige il manifesto che chiama al boicottaggio e che così recita: “(…) La Germania sta andando incontro a una nuova prosperità. Questa grandiosa lotta del nostro popolo per la libertà suscita l’odio e l’ira del giudaismo internazionale. (….) Vi esortiamo, uomini e donne, ad aderire a quest’azione! Non acquistate in negozi e grandi magazzini di proprietà di ebrei! Non consultate avvocati e medici ebrei! Fate vedere agli ebrei che essi non possono impunemente avvilire la Germania e infrangerne l’onore: Chi non aderirà a questo invito,darà prova di essere dalla parte dei nemici della Germania.”

    Il boicottaggio nazista, pur privo di un reale successo, viene poi emulato all’estero. In Polonia, il cardinale Hlond chiede un boicottaggio degli ebrei e delle loro aziende, al punto che, nel 1935, il governo polacco vieta l’assunzione di ebrei e promuove appunto il boicottaggio delle imprese ebraiche. Nel Quebec francese, quasi simultaneamente, i nazionalisti franco-canadesi proclamano ed aderiscono al boicottaggio dei prodotti ebraici, mentre il predicatore statunitense Charles Coughlin e i suoi sostenitori promuovono campagne antisemite negli Usa, segnate dal motto: “Compra cristiano!”

    Sette giorni dopo il boicottaggio nazista del ‘33, in Germania viene approvata la “Legge per la restaurazione del servizio civile professionale”, con la quale si limita ai soli “ariani” l’assunzione nel settore pubblico. Insegnanti, professori, docenti, medici, giudici e magistrati ebrei non possono più prestare servizio e vengono licenziati. Tutti, tranne i veterani della prima guerra mondiale, almeno per il momento. Cinque anni dopo, nel settembre del 1938, tocca all’Italia fascista discriminare, espellere e boicottare.  Nulla di nuovo, insomma. Ieri come oggi.

    Davanti al discrimine insensato, posto che ne esista uno sensato, dovrebbe essere sufficiente la ragione, ma anche questa sembra aver ormai traslocato altrove, se perfino nelle manifestazioni LGBTQ si sventola la bandiera di Hamas. Evidentemente molti ignorano o volutamente dimenticano che, nel mondo mussulmano, l’omosessualità viene considerata peccato gravissimo, al punto che il diritto islamico prevede pene come la lapidazione, il rogo e la frusta per l’omosessuale. La sua è una perversione, un crimine o, nel migliore dei casi, una malattia che va curata con ogni mezzo, quindi anche con la forza, per meritare il perdono divino. L’omosessuale non appartiene al popolo di Allah ed è quindi e comunque sempre figlio dell’“Altro”, al punto che, fra le accuse mosse ad Israele, spicca anche quella, fin troppo ridicola, dell’esportazione dell’omosessualità.

    Ciò nonostante, nei vari “Pride”, sventola garrula la bandiera palestinese, celebrando così uno dei molti misteri dell’antisemitismo.

    Il pregiudizio è spesso stupido e la storia serve a poco.

    In questi giorni un Sindaco italiano, che non cito per rispetto alla sua comunità, ha invitato le farmacie del suo Comune a non vendere farmaci generici, prodotti e coprodotti da una azienda farmaceutica multinazionale con partecipazioni israeliane, suggerendo la vendita solo di farmaci originali. Qui, il pregiudizio supera qualsiasi vetta di pochezza ed ignoranza, non solo perché sfida la scienza, ma anche perché scorda l’aggravio pesante per il paziente del costo del farmaco “di marca”, al posto del generico, in nome del supremo valore del boicottaggio in quanto tale. Pazienza se quest’invito riguardasse prodotti da banco o prodotti estetici, ma investe tutta la produzione farmaceutica fino a quella salva-vita ed oncologica. Ogni commento è superfluo.

    Il pregiudizio è sempre stupido e la storia non serve a niente.Pensavamo di averlo capito dopo gli anni Trenta nel III Reich e invece siamo ancora fermi ad allora, quasi non fosse successo nulla in questi novant’anni. Il sostegno a una causa giusta e condivisibile da moltissimi, dentro come fuori Israele, non può fondarsi però sul prevalere dell’odio fine a sé stesso. Nel tempo della smemoratezza, vale la pena ricordare dove ci portò quel pregiudizio che fioriva novant’anni fa nella terra di Goethe, Bach e Beethoven.

    importante
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    Renzo Fracalossi

    Renzo Fracalossi, è nato a Rovereto il 5 luglio 1961. Risiede a Trento dove, dopo gli studi umanistici, lavora nella pubblica Amministrazione. Presiede l'associazione culturale "Club Armonia"; è componente della "Società di Studi Trentini di Scienze storiche" e della S.O.S.A.T. Ricercatore e divulgatore, si occupa da decenni di approfondire e narrare l'antisemitismo e con esso la Shoah e di indagare la storia locale. Collabora con università e centri di ricerca europei su tali questioni ed ha all'attivo alcune pubblicazioni e contributi. È autore teatrale, iscritto alla S.I.A.E., con testi rappresentati in sede locale e nazionale.

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