“È fosco l’aere,/il cielo è muto,/ ed io sul tacito/ Veron seduto,/ In solitaria/ malinconia/ ti guardo e lagrimo,/ Venezia mia!”. Così Arnaldo Fusinato, nel 1849. Tra gli altri versi, che il Golem ri-verseggia: “Passa uno yacht/ per la città./ Ehi dello yacht/ qual novità?”… “La nozza infuria/ Bezos garrisce/ bandiera sventola/ a stelle e strisce”.
Ho deciso che non vado. Declino l’invito con un telegramma: “In un trionfo di mostri (di ricchezza, bellezza, arroganza, esibizionismo e di modestia sparsa a piene mani) ritengo non ci sia posto per un mostro come me. STOP. Grazie. STOP. Alla prossima (forse). STOP. Invio auguri (senza Amazon che costa). STOP”. Certo, faccio di tutto cuore gli auguri a Jeff e Lauren che si amano e amano i loro guadagni che gli permettono di amare Venezia, che li ama perché portano “schèi”, amati dagli sposi per poter amare la città donando le briciole del loro pranzo nuziale, in un trionfo di amore che più non si può.
Non vado, ma non mi esimo dal regalo. Fra coloro che tanto si amano, si costuma così, quindi mi adeguo.
Vorrei quindi regalare una confezione di normalità. Quella di chi fa i conti sugli sconti per fare la spesa quotidiana. Quella del desiderio semestrale di lasagne al ragout, anziché di ostriche Belong n. 3. Quella di un appartamento di 50 metri quadri per quattro persone che costa solo 800 euro al mese, come la saponetta del bagno in camera degli sposi. Quella dei “latinos”, come Lauren, espulsi da Donald che è amico di Jeff (o viceversa, ma è irrilevante) e che ama il prossimo suo, purché sia in prossimità d’altri. Insomma un regaluccio, accompagnato dalle note di Al Bano amico di Putin e di Romina che “sputin” su Putin e che si perderà di certo fra tutti quelli delle sorelle Kardashian, di Dolce e Zambana, di Bill Gates e Elton John. Plaudo poi al Sindaco che regala agli sposi un “magnum” di Amarone. Per loro un oggetto fra i tanti, per noi l’imbottigliamento di una amarezza senza fine.
Mentre a Venezia tutti si esibiscono, sotto un sole che fa sudare in modo egualitario anche le superbie di chi getta i soldi in canale (e in faccia alla miseria), a Jeff e Lauren auguro infine di incontrare, fra calli e canali, il miglior cronista di tanta stupida evanescenza. Risponde al nome di Goldoni Carlo, commediografo che già, quasi trecento anni fa, ha fotografato e reso immortale tanta pochezza, ricordando al mondo che siamo tutti polvere. Certo, la loro è d’oro a la nostra è di creta, ma importa poco. Sempre polvere rimane. Viva gli sposi!
El Golem en gondoéta