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    Libri&riviste

    Chiedevamo braccia, sono arrivate persone

    Patrizia BelliBy Patrizia Belli19 Luglio 2021Nessun commento4 Minuti di lettura
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    Le spiagge sono poco affollate, e sono spariti i “vu cumprà” lungo il bagnasciuga in questa seconda estate dilaniata dai dubbi e disseminata dal Covid. Tuttavia, a chi può ritagliarsi un piccolo spazio personale, magari sotto l’ombrellone, Patrizia Belli propone una commovente lettura. È il racconto di una donna straniera, migrante per amore dei figli. Arrivata da noi, come tante e come tanti, a offrire ciò che noi non siamo in grado di dare ai nostri vecchi e malati: una mano, un conforto e forsanche un briciolo di paziente ascolto. “Chiedevamo braccia, sono arrivate persone”. Che ci passano accanto, che talvolta non vorremmo vedere e che ci interpellano più di quanto siamo disponibili. Chiedendo loro, per contro, disponibilità totale.

    Tornerà? Tornerà indietro quel boomerang rosso che fende l’aria come una rondine e taglia le nuvole macchiate di arancione in quel tramonto di fine estate? E lei, lei tornerà indietro?

    Marco Balzano, dopo il successo internazionale di “Resto qui”, questa volta con il romanzo “Quando tornerò” ci consegna la storia di una donna costretta a lasciare la famiglia per fare la badante in Italia: “Le prime parole che ho imparato in Italia sono stati i nomi delle malattie, i principi attivi dei farmaci, le parti inferme del corpo. Quando me ne rendevo conto impietrivo.”

    Una scelta dettata dall’amore per i figli, per donare loro l’istruzione e con essa un futuro economicamente protetto. Ma i figli non capiranno il gesto della madre e lo condanneranno con la loro sofferenza.

    “Quando tornerò” è un racconto intenso che tocca un tema attualissimo: la questione della migrazione che come ci racconta l’autore nella nota finale, viene spesso ritenuta solo maschile, ma in realtà le statistiche raccontano qualcosa di molto diverso; due terzi dei migranti sono donne. 

    L’autore ci parla anche di un suo viaggio in Romania e dell’incontro con le comunità e le scuole dei left behind, gli “orfani bianchi”, bambini e ragazzi privi di uno dei genitori, il più delle volte le madri costrette a lasciare la famiglia per cercare lavoro altrove, in Italia, dove conoscono una diversa vita e i ritorni a casa si fanno sempre più infrequenti e le ripartenze si caricano di cicatrici. 

    “Quando tornerò” è un romanzo che parla della forza delle donne, che raccoglie e ci consegna queste vite segnate da domande; può una madre rimanere tale anche dopo essere stata distante per lungo tempo? Può il benessere economico occupare i sentimenti?

    A riannodare lo sfilacciarsi dei legami è l’imprevisto, l’incidente che porterà il figlio in coma e la madre sarà al suo capezzale incurante delle voci di paese: questo è ciò che accade quando si è lontano e non si cura la famiglia, incurante di medici e infermiere che la vorrebbero fuori dai piedi e non lì, giorno e notte, ma è in quel dialogo a senso unico  che lei racconta al figlio in coma la sua vita in Italia, i vecchi che ha accudito, lavato, curato, le loro parole talvolta cattive, la stanchezza che non l’abbandonava mai, la preoccupazione per i soldi da mandare a casa tenendo per sé solo il costo delle sigarette, quel sentirsi vecchia e la solitudine, totale solitudine. 

    “Le mie giornate finivano sempre sul balcone. Mettevo il giubbotto sopra il pigiama, rubavo le pantofole a Giovanni e mi accendevo una sigaretta. […] Dopo aver fumato ti telefonavo. Lo so, non avevo mai niente da raccontare, ti chiedevo sempre le stesse cose, me lo rinfacciavi in continuazione. Ma cominci a capire quali erano le mie giornate? Mi sentivo svuotata. Ero solo affamata di te.”Balzano ha dato voce a chi voce non ne ha, a vite che ci passano accanto e che il più delle volte non raccogliamo e la storia termina con un ultimo “quando tornerò” che è la metafora del boomerang e della vita che vola e ricade però se tu sei pronto, se hai capito la traiettoria del lancio allora puoi saltare e riafferrare ciò che credevi aver perduto. 

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    Patrizia Belli

    Patrizia Belli, giornalista e scrittrice, è stata cronista al quotidiano l'Adige, responsabile dell'Ufficio stampa del Comune di Rovereto, della Comunità della Vallagarina, corrispondente dell’agenzia Ansa, editorialista. Ha pubblicato Vaniglia (Stella editore, 2006), Figlia di tante lacrime (vincitore della sezione “inediti storici” Premio Gelmi di Caporiacco, edito da il Margine), Il cuore a stella (Egon 2013), La leggenda di Zinevra (Laboratorio di grafica a mano della Biblioteca Tartarotti). Autrice di numerosi racconti. Vive e lavora a Rovereto.

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