D’accordo, la stagione della caccia è ancora in corso, gli uccelli di passo e i fringuelli sembrano aver decuplicato i colpi di fucile. Non tutti e non solo esplosi da cacciatori regolarmente iscritti alle associazioni di categoria. Si teme un bracconaggio diffuso con predilezione dei predatori.
Far e taser: dialetto trentino? In parte, ma messo in pratica anche in altre regioni italiane, con altri accenti e motivazioni analoghe. “Far e taser” per indicare modi spicci di superare lacci e laccioli di una legislazione che non tutela (gli umani) e non autorizza taluni ad agire nell’anonimato.
Eppure sono molti, censiti anche con un referendum simbolico, coloro che dicono e pensano che gli orsi sono troppi, che bisogna fare qualcosa, che serve una selezione, che il limite è superato e la misura è colma.
Arriva l’inverno, gli orsi vanno in letargo. Per qualche mese le montagne si popoleranno di sciatori (per i quali si prospetta il numero chiuso e per orsi e lupi no?). Per qualche mese, le mucche, le capre, gli asini e altri animali potranno procrastinare il loro incerto, funesto destino, al riparo delle stalle nelle valli.
Il problema del sovraffollamento ursino si riproporrà a primavera, al loro risveglio, quando la necessità di proteine di pronto consumo potrebbe interessare nuovamente la cronaca.
Pensiamoci mentre lorsignori dormono, perché in queste settimane la segnalazione di fucilate sospette, coperti da chi non vede, non sente e non parla, cresce.
Nessuno ha dimenticato Celledizzo con due cacciatori morti nel bosco e nessun colpevole. Ora, 20 orsi colpiti e nessun colpevole. Il Trentino pare essere una parte del regno del “fa e tasi”. In val di Sole, ma anche altrove, il sole è tramontato da un pezzo.
C’è paura di dire e parlare cui si contrappone una gran voglia di fare e tacere. A pochi piace andare contro norme non condivise, sentirsi ostaggio di una voglia ribelle che non si riesce a domare, neppure se si costituisce un comitato porta in piazza migliaia di persone inermi perché le norme obbligano a sanzionare e la paura a soccombere.
C’è chi lo chiama buon senso, antica saggezza: quella di tutelare la tranquillità dell’uomo, difenderlo da animali feroci, dai pericoli conclamati, dalle insidie alla loro eccessiva libertà, non solo negli ambiti pubblici dei boschi comuni, ma anche in quelli privati, nei cortili recintati che sino a ieri parevano inviolabili.
Adesso si è alla mercé di ladri, lupi e orsi, che non risparmiano neppure gli animali di casa. Oltre ad alimentare le pagine di cronaca, certe notizie dovrebbero far riflettere su quali siano i motivi e gli stati d’animo all’origine di tanti colpi di fucile anomali, di trentini ignoti, combattenti di una guerra a un nemico che, piaccia o no, gode di troppe tutele.

