Arriva Natale, siamo tutti più buoni, siamo tutti più bravi. Facciamo festa, Alè luja. Il nuovo che avanza rimanda all’antico, agli anni che fummo bambini quando S. Lucia arrivava con l’asinello e i doni erano una manciata di carrube (per l’asino che era ed è in ognuno di noi che, diventati grandi, avremmo mandato a Palazzo i nostri simili). Transeat.
La notizia succosa della vigilia di “Santa Luzia” è che – udite, udite – la “presidenza e vicepresidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento invitano le dipendenti e i dipendenti (prima le signore, of course) agli Auguri di Natale” che saranno formulati “venerdì 20 dicembre dalle ore 11 in poi nella Sala dell’Aurora di Palazzo Trentini”.
È la sede della presidenza, vicepresidenza, dei capigruppo, dei consiglieri e del personale del Consiglio Provinciale di Trento, il Parlamentino dell’autonomia. Fin qui nulla da dire. È costumanza fare e farsi gli auguri, ci mancherebbe.
C’è una postilla: “Per consentire a tutto il personale di partecipare, ci riserviamo di confermare la data in base al protrarsi dei lavori d’aula”. È in corso, infatti, la seduta del Consiglio per la discussione e l’approvazione del bilancio provinciale 2025. In quella sede, le opposizioni hanno presentato migliaia di emendamenti. Il messaggio subliminale sul cartoncino di invito è palese: se dobbiamo rinviare la festa la colpa è delle minoranze che costringono l’Aula a discussioni estenuanti e prolungate.
Ma ciò che solletica maggiormente la curiosità di noi, mostri d’argilla animati dalla cabala e che tendiamo a sfuggire al controllo (questa la definizione di Golem), è l’annuncio ai lati del cartoncino. Gli augurandi saranno allietati dal “Karaoke” e dalla “Tombola”.
Ma che bello! Ma che trovata geniale! Consiglieri, dipendenti e collaboratori del Palazzo tornano bambini (sempre che qualcuno sia cresciuto, nel frattempo). Maggioranza e opposizione si scambieranno abbracci festosi, auguri senza veleno apparente, sorrisi a 32 denti. Pronti ad azzannarsi, anche e soprattutto dentro la maggioranza, appena mangiato il panettone. Qualcuno attende che Fugatti e il leader dell’Opposizione salgano sul tavolo della sala e sotto lo sguardo del carro dell’Aurora recitino, come un tempo, la poesia di Natale.
“Nadal no l’è Nadal/ se no i te fa el regal./ La vècia tradizion/ l’è nada a svoltolon./ Davanti al Bambinel/ che torna zo dal ziél/ no vedo più anzoléti/ ma pachi coi fiocheti…” (Marcello Voltolini)
Ma il 20 dicembre, Aula permettendo, si fa festa. Come all’asilo infantile, come a scuola dove – stante il “suggerimento” della assessora – gli insegnanti si guarderanno bene dall’assegnare ai pargoli o agli adolescenti i compiti per le vacanze. Sia mai che imparino qualcosa. Meglio tenerli ignoranti, così eviteranno di fare e porsi domande scomode: sullo smantellamento dell’autonomia, sull’impoverimento della Società, sulla mala gestione di certi comuni e di certi amministratori. L’inchiesta recente sui “piedi sporchi” dovrebbe insegnare qualcosa. Già, ma anche per gli inquisiti, niente compiti a casa. Meglio gli arresti domiciliari.