L’uomo solo al comando di una Provincia, già autonoma e oggi succube dell’Urbe, ha deciso che in campagna elettorale ogni occasione è buona per dar lustro (a sé stesso) a spese del pubblico contribuente. E così, dovendo dimostrare che il concerto del Vasco nazionale nel vasto spazio di San Vincenzo, a sud di Trento, (costato più di 6 milioni di euro alle pubbliche casse) non era solo il ritorno di giovanili ardori, adesso paga (con i nostri denari, cioè di chi paga regolarmente tutte le tasse) un signor rapper: mister Rain, l’uomo della pioggia (al secolo Mattia Balardi). Il prezzo del biglietto, per un concerto della star dei rapper, a seconda delle location varia da 34,50 euro a 120 euro. Sotto la protezione di San Vincenzo, a Trento sud, domenica 24 settembre costerà soltanto 5 euro. La differenza ce la mette la Provincia (già autonoma) di Trento. Cioè noi. Compreso chi, come chi scrive, ha la massima considerazione dell’arte altrui ma che, vista l’età avanzata, non muoverebbe un passo per andare ad ascoltare l’artista della pioggia. Questione di gusti, si dirà. Già, questione di gusti. Ma se al presidente pro tempore (e ancora per poco, si spera) della Provincia (già autonoma) di Trento piace tanto questo genere di musica, perché non se lo paga di tasca propria?
Qualcuno potrebbe pensare che la Provincia è il bancomat delle sette note. Al bancomat con l’ombrello, come accade alla cassa (fu Rurale) di Trento, container di Segonzano, dove per ritirare le banconote si è costretti a usare l’ombrello. Perché il sole offusca la visione del monitor sul quale dovrebbero comparire indicazioni sui tasti da pigiare.
Perché dovremmo pagare tutti noi un concerto gradito a mister Fugatti? Se lo chiede anche il sindaco di Trento, Ianeselli, il quale, pur facendo parte della coalizione di centrosinistra, pertanto in competizione con quella di Fugatti alle prossime elezioni provinciali, in questo caso non può essere accusato di partigianeria. Ma il buon senso, il senso comune del limite e dell’arroganza, non pare albergare nel palazzo delle aquile di piazza Dante.
Il giornale l’Adige di giovedì 21 settembre titola a piena pagina: “Mr Rain, Fugatti ci mette 800 mila euro”. Titolo a caratteri cubitali anche per il quotidiano “IlT”: “Mr Rain costa altri 800 mila euro – La Provincia mette mano ai fondi pubblici per il concerto di settembre”.
Pochi giorni fa i giornali avevano rilanciato gli alti lai del rettore dell’Università degli studi di Trento, il prof. Deflorian: “Nel 2023 un passivo di 15 milioni di euro”. Ancora: “Il rettore richiama Provincia e politica: diteci se l’Università è una priorità”.
Come è noto la cultura non alberga al primo posto nei pensieri del Palazzo, perché la plebe non chiede cultura, domanda sollazzi. La musica la sentono anche gli analfabeti (se non sono sordi). E poi, diciamola tutta: gran parte degli studenti universitari viene da fuori. Ergo, non vota per eleggere il Consiglio Provinciale di Trento.
Ciò che l’uomo della strada trova sconcertante – basta fare due passi al mercato cittadino del giovedì dove molti candidati alle elezioni sono impegnati a distribuire volantini, a cercare di convincere i riottosi almeno a recarsi alle urne – ciò che sconcerta non sono tanto i concerti a nostre spese, quanto il fatto che la Corte dei Conti non abbia ancora sollevato il sopracciglio. Magari è tutto in ordine, ma un’occhiatina sull’uso di una parte del pubblico denaro avrebbero (avranno) Lor Signori la bontà di darla? Magari prima delle elezioni, tanto per rassicurare l’elettore che nelle disposizioni di piazza Dante è tutto in ordine. Nel qual caso saremo i primi a compiacerci della oculata gestione della cosa pubblica.
Per il momento piove. Governo ladro.