Il 1922 è l’anno fatidico del fascismo ed inizia sotto pessimi auspici. Le cronache riportano infatti una fitta serie di violenze nel mantovano, in Romagna, a Bologna e in altre località dell’area padana, mentre il governo e la monarchia manifestano tutta la loro pavida incapacità di reazione. Nel frattempo, nelle “nuove Province” si tengono le elezioni amministrative e in gennaio si vota quindi nei Comuni della Venezia Tridentina.
Le urne decretano il successo pieno del Partito Popolare, mentre liberali e socialisti reggono la prova senza grandi scossoni e così, il 26 gennaio, il liberale Giovanni Peterlongo (1856-1941) diventa sindaco di Trento, subentrando all’uscente sen. Vittorio Zippel (1860-1937). Ma le elezioni mettono soprattutto in evidenza la pressoché totale irrilevanza del consenso verso il fascismo che anzi, dopo la partenza di Starace che ne è stato il propulsore, arretra e subisce una pesante battuta d’arresto che si protrae per parecchi mesi.
Per i fascisti trentini e altoatesini è l’on. Credaro che incarna il primo nemico da battere. Luigi Credaro (1860–1939) è un filosofo, un pedagogista e un docente universitario, nonché un esponente del Partito Radicale, che viene nominato Commissario civile. È la massima autorità statale per la Venezia Tridentina ed in tale veste, anche dopo aver subito molte pressioni dall’area nazionalista, promuove una legge, nota come “Lex Corbino”, che istituisce nuove scuole elementari in lingua italiana in Sud Tirolo quale strumento adatto al consolidamento della presenza italica in terra tedescofona. Ciò nonostante però, Credaro è accusato da nazionalisti e fascisti d’essere troppo indulgente con la cultura e la società tedesca; di fare concessioni autonomistiche esagerate; di scarso rispetto per la vittoria italiana; di mancato sostegno alla campagna di italianizzazione avviata da Ettore Tolomei (1865-1952) e di essere troppo attento alle istanze sociali ed economiche della minoranza germanofona. Si tratta di comportamenti e scelte, secondo i fascisti, del tutto contrarie all’interesse nazionale ed in netta antitesi con l’impostazione unitaria e centralista del regno d’Italia.
Il Fascio di Trento, dopo l’epoca di Starace, ha certamente mitigato le posizioni più oltranziste e rigide degli esordi e si è affidato a figure meno bellicose di quanto lo erano stati i vari Starace, Giunta e Farinacci. Tutto questo però nulla toglie al ripetersi di atti brutali come l’assalto degli squadristi roveretani alla sede dell’Unione Agricoltori di Nomi il 22 aprile 1922. In quell’occasione, oltre alla devastazione degli uffici, i fascisti bastonano a sangue il presidente dell’organizzazione contadina Giuseppe Perghem ed altri braccianti presenti in sede al momento dell’attacco fascista, guidato dal pittore Silvio Barozzi il cui protagonismo irruente e feroce segna di sé lo squadrismo trentino, anche nei mesi a seguire.
A Trento, il nuovo segretario politico, Tazio Ferrini, è un uomo equilibrato ed estraneo all’uso della forza e della violenza e così se a Trento gli spiriti via via si stemperano, a Bolzano invece la tensione etnico-politica rimane altissima. Ciò a causa di alcuni incidenti che si verificano a Salorno il 28 febbraio di quell’anno, alimentati anche dalla predicazione di due sacerdoti: don Simon Delweg (1864-1938) e don Thomas Zemmer (1891-1938).
Il 9 marzo a Trento, i fascisti organizzano una grande manifestazione di protesta per i fatti di Salorno e nella sala della Società Filarmonica prendono la parola Guido Larcher e Vittorio Zippel che denunciano l’intollerabilità della situazione italiana in Alto Adige, mentre il presidente della “Legione Trentina”, Giuseppe Cristofolini, presenta un ordine del giorno con il quale si chiede al governo centrale una maggiore tutela dei diritti degli italiani nell’intera regione e si invoca l’introduzione della lingua italiana come lingua ufficiale dell’ Amministrazione, della Chiesa, dell’Istruzione e della Giustizia. La proposta viene accolta con entusiastiche grida di “Eja eja, alalà” ed approvata all’unanimità. Dieci giorni dopo, nasce la “Federazione Fascista della Venezia Tridentina”, sotto la guida di Guido Emer, che rivendica l’abolizione di ogni autonomia locale e ribadisce l’obbligatorietà dell’italiano in ogni ufficio ed istituzione pubblica, con particolare riguardo al sistema scolastico regionale.
In quei mesi esce in edicola un settimanale fascista locale – “La Vetta d’Italia” – che stimola e spinge il Fascio di Trento a riprendere l’iniziativa politica, abbandonando però, e secondo le più recenti indicazioni di Mussolini, la violenza squadrista. Così scrive in proposito la rivista: “Dopo aver esercitato i muscoli, adesso dobbiamo esercitare il cervello. La nostra azione perderà la bellezza epica, ma acquisterà efficienza ed utilità.”
È un appello destinato a cadere quasi nel vuoto. Infatti, dopo una conferenza tenuta sempre alla Filarmonica dall’avv. Giuseppe Anversa e dal segretario del Fascio Giuseppe Passerini, alcuni giovani squadristi trentini si scatenano in città contro un gruppo di contadini, accusati di insulti anti-italiani e che vengono brutalmente picchiati nei pressi del palazzo delle Albere. Ne segue una sparatoria e poi l’ovvio arresto di tutti gli agricoltori coinvolti nella vicenda, che risultano iscritti al Partito Popolare di Alcide Degasperi (1881-1954).
In agosto del 1922 fallisce lo sciopero generale in tutto il Paese e quindi anche nella nostra regione. A settembre vengono costituite nuove sezioni del Fascio ad Arco, a Pergine Valsugana e sull’altopiano di Pinè, mentre l’aria si carica di un clima di attesa per qualcosa che sta maturando, ma del quale non si scorge ancora il profilo. Alla fine del mese, i primi segnali si precisano con l’emanazione di un decreto reale che revoca la nomina di Julius Perathoner a sindaco di Bolzano: è l’inizio di un rapidissimo processo di crollo dello Stato liberale davanti alla forza e dall’irruenza del fascismo anche nei territori delle “nuove Province”.
(9-continua; le precedenti puntate sono state immesse in rete il 24 marzo, 7 aprile, 17 aprile, 1° maggio, 14 maggio, 22 maggio, 12 giugno, 25 agosto 2023)