La morte, a 93 anni, del prof. Francesco Alberoni, un “mito” per la generazione studentesca post ’68, ha sollecitato le riflessioni e la memoria di chi calcò le aule della nascente facoltà di Sociologia, allora Istituto Superiore di Scienze Sociali, a Trento. In quegli anni turbinosi che catapultarono la sonnolenta città di Trento nella modernità, allievo del prof. Alberoni fu anche il veneziano Marco Boato (1944), cattolico “del dissenso” come si diceva allora, tra i fondatori di Lotta Continua, poi deputato e senatore della Repubblica Italiana; trentino a pieno titolo. Francesco Alberoni non fu rettore, perché l’Università di Trento ancora non c’era, ma direttore di Sociologia, unico corso di laurea disponibile qui in quegli anni. Il primo rettore della Libera Università degli studi di Trento, quando divenne tale, e cioè nel 1972, fu Paolo Prodi (1932-2016). Ecco quanto ci scrive, da Venezia, Marco Boato “in memoria di Francesco Alberoni”:
“Mi dispiace molto la morte di Francesco Alberoni, a 93 anni. Nel nostro rapporto di “antica” amicizia era più semplicemente Franco. Una amicizia saldatasi dal 1968 al 1970, quando venne chiamato dalla Cattolica di Milano a Trento per assumere il ruolo di Direttore dell’Istituto superiore di Scienze sociali con il corso di laurea in Sociologia. Furono gli anni della “Università critica”, con una stretta collaborazione, grazie ad Alberoni, nel rapporto tra docenti e studenti. Furono anche gli anni delle sue prime elaborazioni sui movimenti collettivi, sulla base della teoria dello “stato nascente” ripresa da Max Weber. Dopo i primi libri su questi temi scritti a Trento e sperimentati dal vivo a Sociologia, scrisse quindi il suo capolavoro “Movimento e istituzione”. Nel marzo 1970 Alberoni fu anche il relatore della mia tesi di laurea, con 110 e lode.
Lasciata Trento, dove conservò comunque stretti rapporti con Enzo Rutigliano, prima studente e poi a sua volta docente, applicò il paradigma dello “stato nascente” anche ai rapporti di innamoramento, amore e amicizia, con libri che gli conquistarono un grande successo editoriale. Non ho ovviamente condiviso le sue più recenti scelte politiche, che comunque non hanno avuto successo. Ma resta la memoria e il rimpianto di un sociologo di grande valore e di una persona di grande umanità e generosità.”