Se ne va, in attesa della resurrezione (che i laudatores dell’“Unto dal Signore” pronosticavano entro tre giorni) quello che mezza Italia e le televisioni, a reti unificate, considerano “un grande statista” (peraltro di piccola statura, ma questa non fu colpa sua) e che l’altra mezza ha sempre contrastato fin dal 1994, anno Domini della sua “discesa in campo”.
Oggi la sua potenza (economica, mediatica, un tempo anche politica) si sfarinano davanti al destino degli umani. I giornali e l’opinione pubblica riavvolgono i fotogrammi di una folgorante “Ascesa in campo” (stupefacente, come spesso accade, titolo de “Il Manifesto”) e rammentano i versi dedicati dal Manzoni a un altro debordante cavaliere, pure di bassa statura: Napoleone. “Lui folgorante in solio, vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio; […] Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza…” (5 maggio 1821).
I giornaloni a tessere le lodi, i giornalisti (a libro paga) a genuflettersi, qualche testata (come il Fatto) a rammentare grandezze e miserie dello scomparso: le leggi ad personam, i contatti con la Mafia, i conflitti di interesse (che interessavano, almeno a parole, all’opposizione, non certo a lui); le mille e una notte con le “orgettine” e le cene eleganti; il conflitto permanente e pervicace con la Magistratura.
Uno dei due Papi finiti in ospedale negli stessi giorni, se ne va. Accompagnato al mausoleo con diretta TV a reti unificate e funerali di Stato come accadde per gli ex presidenti del Consiglio: Giovanni Spadolini (1994), per Amintore Fanfani, cinque anni dopo; per Giovanni Leone (2001) che nel 1978 si dimise dalla presidenza della Repubblica per lo scandalo Lockheed (1978) ed al quale, anni dopo, risultò estraneo.
Al funerale in Duomo a Milano anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (1941), carica a lungo agognata dallo scomparso. I funerali di Stato (pertanto a spese della collettività) hanno suscitato voci contrastanti e contrastate perché il de cuius fu per trent’anni una figura divisiva come poche.
Quanto al “lutto nazionale”, proclamato d’impeto dalla presidente del Governo, ha lasciato basito e irritato almeno metà del Paese. Anche perché le bandiere a mezz’asta sui palazzi di Giustizia d’Italia sanno di beffa postuma di chi ha fatto di tutto per sfuggire dai processi. Diavolo d’un “cavaliere”.
E sulla parabola, non solo televisiva, dell’illustre scomparso ecco l’accodato al lutto da parte del Golem, il leggendario personaggio che si aggira nel cimitero ebraico di Praga:
È nei momenti epocali che dimostriamo d’essere veramente un Paese straordinario. Capaci delle più incredibili esaltazioni e, nel contempo, delle più feroci demonizzazioni, scordando quella sobrietà che sempre si addice alla morte, ci facciamo travolgere dalle emozioni momentanee, per poi seppellire rapidamente ed archiviare con pari solerzia tutto il ciò che è stato.
Ciò che conta è che ci sia un bel funerale, con tanta gente, cordoglio unanime e lacrime (di coccodrillo) per il “Caimano” che se ne va. D’altronde è la cosa che meno conta in un Paese così straordinario.
Scandali, gaffes, affari, bunga-bunga, editti bulgari, vicende giudiziarie, leggi “ad personam” e qualche inutile comicità da avanspettacolo scompaiono nell’incensazione collettiva, mentre rimane il fulgore del grande statista, dell’amico di…, dell’imprenditore di successo, dell’uomo delle intuizioni innovative e del custode dei valori di Dio, patria e famiglia. Almeno per qualche giorno. Poi tutta la polvere, nel bene come nel male, tornerà sotto il tappeto del tempo, senza lasciare traccia di sé e del proprio insegnamento nella memoria di questo Paese veramente straordinario.
Lo abbiamo già fatto. Con altri e in altre epoche. Churchill diceva che: “L’unica guida di un uomo è la sua coscienza e l’unico scudo della sua memoria consiste nella rettitudine e nella sincerità delle sue azioni.”
Forse sarebbe sufficiente questo. Riposi in pace.
Il Golem