Le cicatrici della guerra “calda” e l’incubo della “guerra fredda” corrono lungo il crinale, nella piana di passo Coe, a Folgaria. A malga Zonta, dove gli inglesi paracadutavano rifornimenti per i resistenti italiani, il 12 agosto 1944 furono trucidati dai nazisti 17 fra partigiani e malghesi. Poco oltre, a 1500 metri di quota, negli anni Sessanta, fu allestita dalla Nato una delle dodici basi Nike (la dea greca della Vittoria) dislocate nel nord est italiano. Duecento missili, oltre la metà dei quali armati con testate nucleari, rivolti verso est. Oltre quella “cortina di ferro” che, l’indomani della seconda guerra mondiale, aveva diviso l’Europa e le sfere di influenza. A est i territori occupati o controllati dall’Unione Sovietica; a ovest le Nazioni sotto l’ombrello degli Stati Uniti d’America: Italia, Germania occidentale (Repubblica Federale Tedesca), Olanda, Belgio, Danimarca, Norvegia, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Grecia, Turchia.
Con un agile volumetto dal titolo “Missili sul Brennero – base Tuono nella strategia della Guerra fredda” (Saturnia editrice) il giornalista Maurizio Struffi (1948) torna in libreria per rammentare, soprattutto ai più giovani, una drammatica stagione durata quarant’anni. E che l’attacco russo dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, ha riportato di drammatica attualità.
Per quanto riguarda la scelta della spianata di passo Coe, tutto cominciò l’ultima settimana di febbraio del 1960, quando, scrive Struffi, “due ufficiali americani e due italiani sorvolarono più volte in elicottero (un imponente Sikorsky CH-34 dell’US Army) il territorio folgaretano e quello di vari comuni limitrofi. […] La zona di passo Coe sarebbe stata (la zona ideale) per l’Area Lancio”. Il giornalista folgaretano racconta che una “spinta” alla scelta delle due aree (quella trentina del lancio dei missili, quella vicentina per l’installazione dei radar) fu data da due parlamentari democristiani di peso come Mariano Rumor (vicentino) e Flaminio Piccoli (trentino). “Rumor proponeva che la logistica fosse costruita a Tonezza, mentre Piccoli cercava di portare acqua al mulino trentino indicando Folgaria. La spuntò il ministro (Rumor) e sulle pendici venete del Toraro furono realizzati edifici, strutture e servizi per duecento militari e relativo Comando. […] L’area di Lancio avrebbe occupato sedici ettari di una pregiata zona d’alpeggio, quella di malga Zonta, sulla quale d’estate pascolavano oltre centocinquanta mucche”.
L’esproprio fu risarcito al comune di Folgaria con sedici milioni di lire (170 mila euro al soldo di oggi). “La sorte di malga Zonta era segnata. Al suo posto sarebbero stati posizionati i missili della Nato che dal Toraro i militari potevano vedere senza essere visti. Tra area di Lancio e area di Controllo il confine trentino-veneto, lo stesso che fino al 1918 separava l’Austria dall’Italia”.
Realizzate le strutture, le basi di montagna non furono mai dotate di testate nucleari, pertanto non vi furono mai assegnati militari degli Stati Uniti. Scrive Maurizio Struffi che tale “decisione derivò dall’evidenza che l’abbondante innevamento delle strade a quelle altitudini avrebbe impedito per mesi la sollecita evacuazione delle testate in caso di necessità. Con sei missili nell’hangar della sezione di lancio Alfa e cinque nella Bravo (la Charlie non venne mai armata), la base fu dichiarata operativa il 10 settembre 1966 con l’identificativo di 66° Gruppo IT di monte Toraro-Tonezza (IT sta per Intercettori Teleguidati) e con una sorta di nome in codice usato nelle comunicazioni radio della NATO: “Tuono”.
Con una efficace sintesi, Struffi rievoca gli anni cruciali in cui il mondo rischiò di precipitare nella guerra atomica: dal muro di Berlino (1961-1989) all’attentato al papa polacco Giovanni Paolo II (13 maggio 1981), all’annuncio dello scudo spaziale di Ronald Reagan (23 marzo 1983) al crollo dell’Unione Sovietica (8 dicembre 1991) con Michail Gorbaciov. Rende omaggio “agli eroi quasi sconosciuti che salvarono il mondo” (a nostra insaputa): Vasily Alexandrovich Arkhipov e il colonnello Stanislav Petrov.
La parte finale di “Missili sul Brennero” è dedicata ai missili di Base Tuono, oggi divenuta museo “di una guerra evitata” del quale Maurizio Struffi (per 16 anni giornalista all’Adige, per 19 alla Rai) è stato l’ideatore (2010) e oggi è il direttore.
A proposito: “Base Tuono” è aperta al pubblico dal 1° aprile al 29 ottobre; fino al 30 giugno si può visitare il sabato, la domenica e nelle altre festività dalle 10 alle 17. Da luglio fino al 17 settembre tutti i giorni dalle 10 alle 18. Per tornare ai fine settimana dal 18 settembre al 29 ottobre (10-17).