Può essere un vicino o lontano ricordo di scuola, ma il mito di Enea, quello raccontato da Virgilio nell’Eneide, è un’immagine che riappare regolarmente negli aspetti drammatici, ma non per questo poveri di speranza, nella nostra vita quotidiana. Enea, un uomo capace di cambiare la direzione della storia. Il padre Anchise, caricato sulle spalle e il figlio, Ascanio, condotto per mano, sono un’immagine di attualità che sembra di rivedere nei soccorsi nelle ore dell’inondazione in Romagna.
di Gianfranco Fabi*
Enea rappresenta gli esseri umani: il padre, rappresenta l’identità originaria, la storia; il figlioletto Ascanio rappresenta il futuro, il mondo delle nuove generazioni. Si tratta di un mondo che va costruito, che spetta da ognuno di noi per la sua parte costruire guardando alle prossime generazioni. Non mancano, purtroppo, i temi in cui questa dimensione può essere applicata. Viviamo tempi difficili. Solo uno sguardo. Stiamo uscendo con affanno dalla pandemia e dobbiamo fare i conti con una guerra sulle porte di casa. Stiamo con fatica cercando i mezzi e le strategie per affrontare il cambiamento climatico e dobbiamo guardare con emozione umana alle conseguenze devastanti di un’ondata di eventi metereologici estremi.
Ma in questo viaggio verso il futuro ci possono accompagnare almeno due elementi. Il primo è quello di Enea, ed è la volontà di essere animati dalla speranza, una speranza che fa parte del DNA originario di ogni persona e che proprio le avversità ci possono aiutare a riscoprire. Il secondo elemento, che Enea aveva non certo nella dimensione attuale, è il supporto dell’innovazione, della ricerca, della tecnologia.
Proprio in questo periodo stiamo tuttavia vivendo da vicino come la stessa tecnologia e in particolare l’informatica in tutte le sue prospettive possa nello stesso tempo impaurirci e rassicurarci. Guardiamo all’intelligenza artificiale, l’ultima diavoleria comparsa grazie al matrimonio sempre più stretto tra la raccolta, la memoria, l’elaborazione e la trasmissione dei dati.
È ormai possibile affidare molte attività tradizionalmente umane all’efficienza dei computer e alle capacità dei robot. Quello che è stato descritto nei racconti di fantascienza è spesso sorpassato dall’unione sempre più efficace della realtà virtuale con la realtà.
Ma la dimensione digitale può essere anche un grande supporto per affidare alle macchine i compiti più pesanti, pericolosi e ripetitivi. I robot offrono ormai quotidianamente un supporto alla manifattura, così come ai lavori agricoli in molte situazioni operative. Così come il digitale in tutti i suoi aspetti può entrare come un elemento risolutivo in quel vasto ambito dei lavori d’ufficio, della pubblica amministrazione, della burocrazia.
Proprio a questo tema sarà dedicato uno egli eventi più importanti del Festival dell’economia. Proprio nella giornata inaugurale, infatti, si parlerà (giovedì 25 maggio alle 16,15 alla Filarmonica) di “Economia digitale che sta cambiando il mondo del lavoro”. Con Pierangelo Soldavini, giornalista del Sole 24 Ore ci saranno Danilo Cattaneo, amministratore delegato di InfoCert-Gruppo Tinexta, Michelangelo Ceresani,- HR and Organization Director, Capgemini Italia, Roberta Cocco, esperta di trasformazione digitale, docente universitaria, Melissa Ferretti Peretti – Country Manager e vp, Google Italia, Claudia Filippone, direttore della comunicazione e responsabile HR, Rina, Marco Magnani, docente di economia internazionale all’Università Cattolica e alla Luiss.
Di particolare interesse l’intervento di Cattaneo dato che Infocert è uno degli enti certificati dall’Agenzia per l’Italia digitale per lo Spid e ha accumulato negli anni una vasta esperienza in tutti i settori in cui l’identità digitale può essere un elemento vincente. Una possibilità operativa che peraltro in Trentino è già molto sviluppata nell’ambito della pubblica amministrazione e che consente di associare i risparmi, di tempo e di risorse economiche, con la sicurezza. Come? Cattaneo sicuramente lo spiegherà.
*già direttore de “Il Sole 24ore”